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Com’è Ibrahimovic in allenamento: metodi e segreti per restare al top fino ai 40 anni

Lavoro, determinazione, sacrificio. Ma anche un innato e sempre presente senso della leadership, l’espressione costante di carisma e personalità verso i compagni. Ibrahimovic in allenamento è sempre stato un punto di riferimento in tutte le squadre in cui ha giocato: esempio di professionalità e perfezione che lo hanno trascinato ad essere ai massimi livelli anche a 40 anni.
A cura di Alessio Pediglieri
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Il primo ad arrivare, l’ultimo ad andarsene. Così raccontava Castillejo qualche tempo fa in un’intervista durante la sua permanenza al Milan in compagnia di Ibrahimovic: "Zlatan ha 38 anni, ma è sempre il primo che arriva al campo. Se uno come Ibra che ha vinto tutto fa queste cose, tu che ti chiami Castillejo non lo fai?". Una domanda che spiega meglio di qualsiasi altra cosa come sia davvero Zlatan Ibrahimovic al di fuori dei 90 minuti in campo e che lo ha fatto diventare nel tempo un autentico punto di riferimento per chi vi ha giocato insieme.

Una ‘macchina' perfetta, anche perché a  40 anni non ci si può permettere altro se si vuole continuare a competere ad altissimi  livelli e Ibrahimovic ha perfezionato nel tempo un proprio metodo di allenamento e di cura che lo ha preservato e gli ha permesso anche di recuperare sempre da tutti gli infortuni, più o meno gravi, senza lasciare traccia sulle sue prestazioni. Allenamento, approccio, mentalità: nulla è mai stato lasciato al caso.

Dopotutto, a confessare il proprio particolare approccio alla fatica e al lavoro è stato anche lo stesso Ibrahimovic che in una intervista di qualche anno fa, quando militava nel Manchester United allenato da Morinho, si è disegnato un ritratto personale che ne riassume le qualità: "Io mi vedo come un animale, non ho un fisico normale. Sono sempre pronto e quando mi disegnano una preparazione ad hoc come qui a Manchester (allenamento – partita – riposo) la seguo sempre in modo scrupoloso".

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Il ‘metodo' Ibra è ciò grazie al quale oggi a 40 anni è ancora tra i migliori professionisti al mondo. Cura dei particolari, dieta, allenamento, personalità. E poi, la partita dove tutto si condensa in 90 minuti. Una mentalità che Zlatan si è costruito nel tempo e che lo ha accompagnato ovunque abbia giocato (e vinto): in Olanda, Italia, Inghilterra, Francia e America.

Laddove non arrivava la mentalità altrui, ci ha sempre pensato Ibrahimovic a porre rimedio. Non solo attraverso il suo innato amore per le arti marziali (e il taekwondo in particolare) che gli hanno permesso di allenare l'elasticità dei muscoli e la fluidità nei movimenti, rendendo naturali quelli acrobatici, proibitivi ai più. Ibrahimovic ha sempre curato fino in fondo la propria alimentazione senza mai fare eccezione alcuna. Come ai tempi del Psg, quando si lamentò di non trovare sulla tavola del club frutta e verdura, prodotti poi immediatamente inseriti nel regime alimentare della squadra.

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Arti marziali, dieta, ma anche personalità da vendere. Il ‘metodo' Zlatan non può esistere senza una massiccia dose di autostima. Già ai tempi della Juventus, siamo nel 2006, Ibrahimovic peccava di personalità, in una squadra in cui c'erano star assolute, come Patrick Vieira, fresco campione del Mondo con la Francia ed ex capitano dell'Arsenal, non l'ultimo arrivato: "Arrivammo allo scontro in allenamento" ricorda lo svedese "non avevo alcun timore reverenziale, dopotutto non aveva senso che ci leccassimo il culo a vicenda" scriverà nella sua autobiografia.

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Sin dalla sua prima esperienza rossonera, Zlatan Ibrahimovic ha lasciato un'impronta concreta. Siamo ancora negli ‘venti' di Zlatan che però è già un campione formato nel fisico e nella mente. Incapace di mezze misure, sempre muso a muso con tutti, avversari e compagni, come ricorda Gattuso ai tempi del Milan: "Rompevo più io le scatole a lui, era un martello e se perdeva anche in allenamento si infuriava senza guardare in faccia a nessuno. C'era chi subiva questa pressione, ma tutto ciò ha permesso a Zlatan di trasmettere la propria personalità, vincente". "Non ho mai visto uno più ambizioso di lui" ha incalzato Boateng che con Zlatan ha condiviso lo spogliatoio tra il 2010 e il 2012 "capace di trascinare chiunque verso la sua parte"

Un professionista, al 100%, durante le partite, negli allenamenti, durante la vita quotidiana. A 40 anni come a 30, a 20. Sempre ai tempi del Manchester non mancano aneddoti e racconti che spiegano ancor di più la leadership di Ibra in allenamento.

A raccontarlo è Luke Shaw, suo ex compagno ai tempi dei diavoli rossi: "Era un autentico pazzo: sapeva scherzare, tirare fuori il meglio da ognuno dei compagni, non amava mai perdere e quando c'era da fare sul serio si faceva capire subito. Un vincente nato, un talento unito alla professionalità che ne hanno fatto il campione straordinario che è. Nello spogliatoio aiuta tutti, perché tutti possano migliorare". O venire ‘mangiati' come stava accadendo a Rojo, sempre ai tempi dell'United: "Dovetti affrontarlo in modo diretto, ci insultammo e Mourinho dovette dividerci. Se non lo avessi fatto, mi avrebbe letteralmente mangiato"

Anche ai tempi d'oro del Psg, club che Zlatan ha portato ai massimi livelli, la personalità di Ibrahimovic non verrà meno. In un aneddoto Ancelotti ha ricordato una seduta in cui Ibra redarguì un compagno oltremodo svogliato: "Gli disse: Ora vai a casa e scrivi sul tuo diario che ti sei allenato con Zlatan perché potrebbe essere l'ultima volta che lo fai. Un autentico leader".

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Come ha evidenziato anche Mike Maignan che ai tempi di Ibra al Psg, giocava in porta nelle giovanili e in allenamento si imbatteva nella prepotenza di Zlatan: "Mi tirava missili a 400 all'ora manco doveva segnare a Buffon o a Julio Cesar. E mi diceva ‘sei un portiere di m*rda'. Quando però riuscii a parargli un tiro gli risposi ‘e tu un attaccante di m*rda'. Mi ignorò al momento, ma negli spogliatoi mi disse che mi rispettava e apprezzava. Lì ho capito che persona fosse realmente"

Senza un vero e costante allenamento, dieta mentalità e leadership non servono a nulla. Ed  è per questo che la terza pietra su cui poggia il ‘metodo' Zlatan è una durissima preparazione fisica. A 40 come a 20 mantiene altissime le performance sia nelle sedute in palestra sia in quelle atletiche, senza mai risparmiarsi: corsa, scatti, attrezzi, lavoro aerobico; Ibrahimovic ha standard di preparazione altissimi, unica via per mantenere un fisico imponente sempre efficiente.

Come ai tempi della Juventus di Capello, la ‘palestra' che ha temprato l'Ibra ventenne: "A volte volevo solamente tornare a casa, ero stanco, non volevo vedere né porte né portieri. Ma mi ritrovavo a tirare e tirare ancora. Tiri belli, tiri brutti. Tiri su tiri. E così sono diventato una macchina". Una macchina dai ‘piedoni enormi' come lo incalzava Italo Galbiati, secondo storico di Capello: "Con quei piedi a Van Basten puoi portare solo la valigia", una frase che faceva infuriare l'orgoglioso Zlatan. "Io sono Zlatan Ibrahimovic, mi diceva e io gli rispondevo: io sono Italo Galbiati e ho allenato anche van Basten. Bastava quello perché si mettesse a disposizione per migliorare il tiro".

Per essere quello che ancora oggi è a 40 anni,  non si è mai risparmiato: "Ogni giorno sputa anima e sangue in allenamento e dà il massimo, il tutto per portare il resto della squadra al suo livello più alto" conferma Herrera suo compagno ai tempi del Manchester. Dove Zlatan ha sperimentato anche tecniche di allenamento innovative come l'utilizzo della "elevation training mask", una maschera che permette agli atleti di aumentare la propria resistenza polmonare, simulando un allenamento in altura, in una situazione di carenza di ossigeno. E anche grazie ad essa, Zlatan un giorno dirà: "Mi dicevano di non andare in Premier a 35 anni. Mi son dato 3 mesi di tempo: e ho fatto io sentire vecchia la Premier".

Per arrivare ai giorni nostri, con Ibrahimovic Re Leone di un Milan che non solo lo venera ma lo erige quale emblema. Perché a 40 anni, il ‘vecchio' Zlatan mantiene ancora fede al suo ‘metodo' per restare ai vertici del calcio che conta: leadership, carisma, volontà, determinazione. E tanto, tanto, tanto lavoro quotidiano.

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