Come giocherà l’Italia di Spalletti, modulo e formazione: cosa c’entra il Napoli
Dopo 28 giorni per alcuni irreali (si può abbandonare il progetto Nazionale dopo che sei stato nominato gestore dell’intero apparato tecnico-umano del calcio FIGC?), per altri assolutamente normali nel mondo dell’ipercapitalismo dell’indifferenza, l’Italia torna in campo in due partite decisive per il presente e il futuro di tutto: dei calciatori che scenderanno in campo, del nuovo allenatore, Luciano Spalletti, del Presidente della FIGC, Gabriele Gravina e di tanti altri dirigenti e tecnici.
Sembra esagerata, ma è una premessa da fare perché potrebbe andare anche molto male. L’Inghilterra sarà prima nel girone, resta il secondo posto per andare direttamente a Germania 2024. L’Ucraina sembra la squadra con cui dobbiamo giocarcela e ce la giocheremo alla pari perché avremo la sfida in casa del 12 settembre, in cui siamo ancora alla conoscenza minima del calcio spallettiano con i problemi che questo porta con sé e poi la sfida finale di ritorno dove gli ucraini faranno di tutto per passare il turno e giocare gli Europei.
Lo spareggio come terza in classifica (diamo per un attimo per scontato di riuscire a sopravanzare la Macedonia del Nord, anche se bisogna giocarsi anche quel posto) ci darebbe la possibilità di partecipare ai playoff, che disputano con partite di semifinale e finale in cui può accadere di tutto essendo gare secche. Quando parliamo dell’onta dell’estromissione dai Mondiali 2022 contro la Macedonia del Nord infatti, dimentichiamo che in caso di passaggio del turno, avremmo dovuto superare il Portogallo a Lisbona in una partita che per il nostro stato delle cose in quel momento era proibitiva.
Ritornando alla premessa iniziale quindi, nelle due partite prossime ci giochiamo la qualificazione diretta agli Europei, mettendoli a rischio dopo aver perso gli ultimi due Mondiali. In caso di non qualificazione, chi c’era già salterebbe o il suo posto verrebbe messo certamente in forte discussione, ma anche chi è arrivato in corsa, come lo stesso Spalletti, riuscirebbe a far fronte alle critiche senza pietà di un mondo che ha visto già due Mondiali in televisione?
Nella prima conferenza stampa da capo delegazione, Buffon si è dimostrato sereno, dicendo che l’Italia “ha trovato l’uomo giusto al momento giusto” e parlando delle scelte spallettiane ha detto la sua partendo dal portiere. “Donnarumma lo stacco dagli altri, ormai è consacrato”, sottolineando una scelta che potrebbe essere scontata, ma su cui all’inizio c’erano dei piccoli dubbi, tra Meret allenato da Spalletti nell’ultima stagione e Vicario, in grande spolvero anche in Premier League con il Tottenham.
Se in porta l’idea quindi è chiara, per il resto? Spalletti non può, almeno all’inizio, trasformare troppo le idee con cui ha portato il Napoli allo scudetto. Quando potrà in questa fase prenderà da quel Napoli calciatori, e sono pochi, ma soprattutto profili di altre squadre con caratteristiche simili a quelli partenopei. Sulla destra non possono non giocare in questa fase sia Di Lorenzo che Politano, per replicare il set di movimenti tra fascia e mezzo spazio che ha reso letale l’apporto offensivo dell’ex terzino del Matera.
Calciatori che possono perfettamente svolgere i compiti richiesti dall’allenatore nel loro ruolo di appartenenza sono sicuramente Dimarco sulla sinistra, cresciuto sotto tutti i punti di vista nell’ultima stagione e capace di fare quel gioco di regia occulta che il miglior Mario Rui sa imbastire, così come le due mezzali, Tonali e Barella, eccezionali nel triplo lavoro di copertura, creazione e incursione richiesto da Spalletti. A sinistra il miglior Chiesa può avere su questa squadra l’impatto di Kvaratskhelia e poi restano alcuni dubbi.
A chi il posto di centrale difensivo nella difesa a 4? Serve un calciatore dinamico e molto aggressivo e un altro invece che sappia leggere gli attacchi avversari e i movimenti della propria squadra, giocando con alcuni compiti del vecchio libero di una volta. Le candidature per il primo profilo sono quelle di Casale e Mancini, mentre per il secondo potrebbero essere giusti Bastoni o Scalvini. Oltre alla scelta molto difficile degli uomini giusti, c’è poi da far calare nella logica della difesa a 4 calciatori che giocano a 3, con compiti molto diversi rispetto a quello che l’allenatore vuole da loro e non sarà semplice, soprattutto in questa prima fase.
Resta poi la spina dorsale della squadra. La cosa più vicina a Lobotka che può vestire la maglia azzurra è Jorginho, ma non si sa se potrà tornare. Restano due veri metodisti, Locatelli e Cristante, entrambi lontani però dallo slovacco. Qui serve una grande applicazione da parte del calciatore scelto e dello stesso Spalletti, il quale dovrà accordare i tre centrocampisti e i due esterni affinché diano una mano in costruzione al regista, il quale non avrà di sicuro nelle corde la capacità di costruire la fitta ragnatela di gioco che Lobotka intesseva per portare poi ai creativi il pallone negli spazi liberi in cui riuscire a muoversi e appunto inventare. Se arriviamo statici da chi deve farci fare il salto di qualità offensivo, rischiamo come sempre di impantanarci sui 30 metri.
E poi il centravanti. Tanti in queste ore fanno il nome di Raspadori, anche perché è il quarto del Napoli che Spalletti ha portato con sé in questa prima tornata di partite azzurre. Non si può negare però che Mateo Retegui stia dimostrando anche in Italia di essere un bomber vero, un calciatore che ci serve come il pane in area di rigore. Il napoletano potrebbe essere la scelta meno difficile per Spalletti, conoscendolo già alla perfezione, ma il genoano si gioca le sue carte.
Ci sarebbe poi una scelta “strana”, magari da proporre subito. Nicolò Zaniolo non è Osimhen, lungi da tutti pensarlo, però quella capacità di allungare la squadra, di reggere scatti veloci e potenti per buona parte del match ce l’ha nelle sue corde. Farlo con l’impatto del nigeriano poi è un’altra cosa, ma per averlo convocato, è probabile che Spalletti abbia riguardo a Zaniolo alcune idee da mettere in pratica. Riuscire ad avere la collaborazione totale del calciatore, oltre a immaginare che con le sue capacità ci riesca, è poi tutto un altro discorso.