Come giocherà il Napoli con Mazzarri: modulo, formazione titolare e un dubbio enorme
Walter Mazzarri è il nuovo allenatore del Napoli che lo ha preferito a Tudor dopo l'esonero di Rudi Garcia. Al netto dell’incredulità di tanti e della curiosità di pochi, la prima cosa da capire è se il ritorno del tecnico dopo dieci anni abbia senso per la rosa attuale degli azzurri Campioni d'Italia e come potrebbe mettere in campo la squadra.
Il dogma dell'allenatore, di nuovo in panchina dopo l'esperienza amara di Cagliari conclusa quasi 2 anni fa, è la difesa a tre. Tanti tifosi ricordano ancora il suo Grava–Paolo Cannavaro–Aronica con cui quella squadra ha anche ottenuto grandi soddisfazioni. La rosa dei difensori partenopei però è costruita per una difesa a quattro e bisogna cercare di trovare in Natan il jolly che possa rendere al meglio a tre, per poterla proporre anche questa volta. Gli esterni devono devono avere grande gamba e quelli del Napoli non difettano da questo punto di vista, anche se con Spalletti sono stati abituati a giocare molto più all’interno del campo rispetto a quello che chiede loro Mazzarri.
Per i centrocampisti bisogna fare un discorso differente: il mediano per la costruzione bassa alla Lobotka Mazzarri lo ha sempre voluto e fatto giocare con continuità (Inler nel Napoli precedente è un esempio), mentre gli altri due modelli che ha sempre schierato sono molto diversi da quelli in rosa a Napoli. Il tecnico ha sempre prediletto un “Gattuso” vicino al mediano, un uomo dalla fisicità incredibile che durasse per l’intera stagione. Anguissa non sembra avere queste caratteristiche, così come l’uomo che alterava gli equilibri nel calcio mazzarriano, ovvero la mezzala di inserimento alla Hamsik o Guarin nel suo periodo all’Inter non è per niente replicabile con un giocatore come Zielinski.
Costruendo un centrocampo a cinque, molto coperto, gli attaccanti sono sempre stati due, quasi sempre due punte pure anche molto simili (un esempio su tutti è la coppia torinista Belotti-Zaza) e molto vicine tra loro. Anche in questo caso siamo lontani. Il Napoli ha esterni, un centravanti di manovra (Raspadori), un ariete che gioca spesso spalle alla porta (Simeone) e un centravanti-mondo (Osimhen) che non vuole nessuno vicino.
Il 3-5-2 mazzarriano quindi è molto difficile da attuare in fretta considerando i prospetti della rosa partenopea e anche la volontà (molto poca) di tanti di loro di snaturare il loro modo di giocare. Partendo da questo, il fatto che De Laurentiis abbia preso Mazzarri per fargli continuare questa stagione ormai evidentemente interlocutoria ha solo un significato possibile. Spendendo il meno possibile, è passato dall’allenatore “continuatore” (andando malissimo) all’allenatore che "deve far passare la nottata", nella speranza di arrivare con decenza alla fine della stagione (la Champions League però è ad alto rischio per il prossimo anno) e ripartire con un nuovo ciclo.
Triste per una squadra che ha vinto uno scudetto in quel modo, forse normale per una società che deve esistere e resistere in un calcio economicamente sostenibile per pochissimi.