Come gioca la Svizzera e cosa aspettarsi dalla partita contro l’Italia agli Europei 2024
Siamo arrivati agli ottavi, si è parlato di miracolo, di fortuna sfacciata, di fortuna meritata, di classico momento clou italico, ma alla fine ci siamo grazie a quel gol all’ultimo secondo segnato da Zaccagni alla Croazia. Guardavamo quegli ultimi scampoli di partita con la nebbia nel cuore ma anche con un piccolo barlume di speranza, i tre punti avrebbero potuto comunque darci gli ottavi. Non sarebbe stato così, sarebbero passate altre terze classificate nei propri gironi, quindi la statua a Zaccagni deve essere doppia.
Archiviato un girone che all’inizio era considerato da tutti molto difficile, c’è da giocarsi gli ottavi contro una delle squadre migliori e sicuramente più equilibrate di questi Europei. Il nome non era nella rosa delle favorite della vigilia, ma la Svizzera ha dimostrato di giocare un calcio molto contemporaneo, è ricca di calciatori capaci di essere fluidi nelle posizioni, nei compiti e nei ruoli e di mettere in difficoltà la Germania, la squadra che aveva impressionato di più fino alla terza partita del girone A, pareggiata anch’essa all’ultimo secondo grazie a un colpo di testa di Niclas Füllkrug.
La Svizzera è la formazione che abbiamo affrontato più volte nella nostra storia, ben 61 volte ma d’altronde siamo vicini di casa. Le ultime due volte però è stato traumatico. Pareggio per 0-0 a Basilea con rigore sbagliato da Jorginho, 1-1 a Roma, con rigore sbagliato da Jorginho che ci spedì nelle grinfie della Macedonia del Nord agli spareggi per i Mondiali in Qatar. Sappiamo quindi che psico-tragedia sono state le ultime due partite contro la Svizzera e agli ottavi degli Europei siamo ancora una volta di fronte.
La squadra elvetica, allenata secondo nuove idee da Murat Yakin, nelle tre partite del girone ha dimostrato una grande capacità di essere ordinata ed equilibrata, nonostante una estrema fluidità posizionale e funzionale dei diversi componenti in campo. Lo schema di base è il 3-4-2-1 ma tutti si muovono con grandissima velocità e si scambiano posizioni in base alle contingenze della partita.
Il motore tattico e si potrebbe dire creativo del gioco svizzero è Manuel Akanji, uno dei tanti calciatori che dopo i workship con Guardiola vanno in Nazionale a diffondere il verbo del calcio di oggi. Grazie ai movimenti e alle idee con e senza palla di Akanji infatti, il gioco della Svizzera scorre fluido e costante, con scambio continuo di ruoli fra Akanji stesso e Freuler, il quale non solo sa coprire le avanzate del centrale difensivo, ma sa anche farsi vedere nell’altrui area di rigore.
Questo innesco tattico viene poi accompagnato dal movimento continuo dell’intera squadra, con esterni come Aebischer e Widmer quasi sempre in mezzo al campo ad aiutare la costruzione della manovra e pronti per la rifinitura, mentre quelli che dovrebbero essere i due rifinitori, Vargas, Shaqiri, Ndoye o Rieder, a seconda della partita e del momento, te li ritrovi a fare regia oppure in area di rigore in posizione di centravanti per finalizzare l’azione.
Un vero tourbillon con un unico vero perno fisso attorno a cui gira tutto, Granit Xhaka. Anche lui quest’anno ha frequentato i corsi universitari nella facoltà “Xabi Alonso” di Leverkusen e anche lui quanto a messa in mostra del calcio del presente e futuro prossimo è un ottimo esempio. Quello che ha sorpreso positivamente in questa Svizzera è stata anche la sua produzione offensiva, mai così continua in questi ultimi anni. La Svizzera crea molte occasioni da gol e questa volta ha una potenza di fuoco realizzativo che non le era congeniale (almeno dai tempi di Knup e Chapuisat).
Incontriamo quindi una squadra che gioca bene, gioca un calcio coraggiosamente offensivo e ha anche attaccanti bravi nel finalizzare, un po’ paura ci deve fare.
Ma forse la cosa veramente nuova che ci sta dicendo questa Svizzera è anche un’altra. Un po’ come i quintetti NBA contemporanei, in cui tutti possono marcare e attaccare tutti gli avversari, anche la Svizzera ha un rosa che, al netto di Shaqiri, schiera tutti giocatori fisicamente simili.
Gli svizzeri sono quasi tutti tra l'1,80 e l'1,88, tutti con un peso forma intorno agli 85 kg, tutti elastici e potenti, con doti sia di rapidità nel breve che di sostanza nel fondo atletico. Sembrano una squadra di calciatori creati in laboratorio, ma capaci di un calcio creativo e stimolante anche per gli occhi.
Non sarà facile affrontarli perché fino a oggi noi abbiamo proposto un calcio impaurito e soprattutto lento, magari molto attento tatticamente, ma senza sprazzi, senza coraggio. Ci mancherà Calafiori, forse l’uomo che meglio è entrato e uscito dallo spartito, dobbiamo sfidarli sul campo della proposta di gioco, altrimenti sarà molto difficile e potenzialmente deprimente per un’Italia che deve crescere e fare esperienza, ma non guardarsi troppo allo specchio perché non è ancora addobbata per gli appuntamenti più grandi.