Come gioca il Feyenoord, la “squadra del popolo” che contende la Conference alla Roma
Oggi è la vigilia della tanto attesa finale di Conference League, la prima della storia di questa neonata competizione Uefa. Roma e i romanisti nel mondo vivono questo momento come un appiglio importantissimo per ritrovare gloria europea. Domani finalmente si vedrà se la squadra di Mourinho riuscirà ad alzare al cielo l'ambito trofeo che, come dice il tecnico portoghese, per la Roma vale come una Champions. Vincere di sicuro non sarà facile: di fronte i giallorossi si troveranno gli olandesi del Feyenoord, anche loro motivati e carichi come non mai. Ma che squadra è il Feyenoord, storicamente e in questo momento, e da che tipo di stagione viene?
Innanzitutto, sappiamo che il Feyenoord, fondato nel 1908, nasce dal quartiere omonimo di Rotterdam. Non ha avuto però sin da subito questo nome, ma ben altri tre: inizialmente fu "Wilhelmina", in onore dell'allora regina d'Olanda, poi divenne "Hillesluise FC", ma dato che c'era un altro club con lo stesso nome, fu costretto dalla federcalcio di Rotterdam a trovare un'alternativa e optò per "RVV Celeritas". Qui avvenne anche un cambio di colori sociali, da giallo-nero a bianco-rosso. Una volta promosso in divisione nazionale, però, trovò ancora un'altra squadra con lo stesso nome e quindi finalmente la scelta ricadde definitivamente su "Feijenoord", un nome che deriva, di fatto, dall'isola in cui nacque, oggi un tutt'uno con il sud della città. Viene considerata da sempre la "squadra del popolo": proprio per questo, la società ha deciso addirittura di dedicargli la maglia numero 12, che non può essere quindi assegnata a nessun giocatore.
Il periodo più florido per la squadra di Rotterdam è stato quello dei primi anni '70, in cui nacque la grande Olanda del calcio totale: sotto la guida di un guru del calcio, Ernst Happel, la squadra si guadagnò una fama a livello mondiale vincendo prima la Coppa dei Campioni nel 1970 e poi, l'anno dopo, campionato e Coppa Intercontinentale. Dopo la partenza del tecnico austriaco, chiuse un ciclo nel 1974 conquistando l'11° titolo d'Olanda e la Coppa Uefa. Era, tra gli altri campioni, il Feyenoord di Wim van Hanegem, uno dei protagonisti di quella grande Olanda.
L'ultimo trofeo internazionale degli olandesi risale invece al 2002, quando la squadra dei bomber van Hooijdonk e Tomasson e di un all'epoca 19enne Robin van Persie, vinse la Coppa Uefa. Proprio l'ex grande attaccante appena citato, è rimasto talmente legato al Feyenoord da concluderci la carriera nel 2018, diventando poi nel 2020 collaboratore tecnico della prima squadra e delle giovanili.
Ma veniamo al presente. Il Feyenoord ha concluso la stagione nel campionato olandese di Eredivisie in terza posizione, alle spalle di PSV e Ajax staccate rispettivamente di 10 e 12 punti. Tuttavia, ottenere il terzo piazzamento in Olanda significa "solo" potersi giocare i preliminari di Europa League, per via del ranking. Da questo punto di vista gli olandesi hanno una motivazione in più per vincere il titolo di Conference, in quanto permetterebbe loro di saltare i preliminari ed essere qualificati di diritto alla fase a gironi della seconda competizione europea.
Il Feyenoord viene dalla sconfitta interna nell'ultima gara di campionato contro il Twente, ma la sua stagione è comunque terminata discretamente: negli altri ultimi nove incontri in campionato ha perso infatti solo una volta, contro l'Ajax, e pareggiato due volte contro Groningen e PSV. Il bilancio complessivo che gli è valso il terzo posto registra sette sconfitte e cinque pareggi su 34 partite disputate, ma anche il terzo miglior attacco e la seconda miglior difesa.
In Conference League il percorso degli olandesi è stato ovviamente ancora più positivo: hanno vinto il proprio girone senza registrare nessuna sconfitta, contro Slavia Praga, Union Berlino e Maccabi Haifa. Agli ottavi di finale hanno poi demolito il Partizan Belgrado con il risultato complessivo di 8-3. Successivamente, si sono ritrovati di fronte nuovamente i cechi dello Slavia Praga, estromessi per 1-3 dopo un pirotecnico 3-3 della gara di andata. In semifinale, il doppio confronto con il Marsiglia di Jorge Sampaoli, battuti 3-2 tra le mura amiche, con lo 0-0 al Vélodrome che gli è valso la finale.
Il Feyenoord è una squadra che gioca con un tipico approccio olandese, ovvero in maniera fluida, con possesso palla e immediata pressione sul portatore di palla avversario non appena si è perso il pallone. Dall'altro lato, sicuramente il loro punto di forza non è la difesa: diversi errori individuali e una non perfetta attuazione della tattica del fuorigioco. I biancorossi hanno avviato da anni un percorso di crescita molto interessante, affidato quest’anno al tecnico emergente Arne Slot e con diversi giocatori promettenti in rosa.
Il primo nome da attenzionare è il principale realizzatore della competizione con 10 reti, l'attaccante belga-nigeriano Cyriel Dessers che ha segnato una rete in più del romanista Abraham. Da segnalare poi in difesa sicuramente Marcos Senesi: classe 1997, il difensore centrale italo-argentino fa del senso dell’anticipo e di una buona tecnica di base le sue doti di migliori. Da tenere d'occhio anche l’ala sinistra Luis Sinisterra: colombiano, classe 1999, ha siglato 12 reti in 29 apparizioni in campionato e ben 6 su 10 gettoni in Conference. Un bottino niente male per un esterno di attacco, abile nel rientrare e calciare, anche grazie a velocità e ottimo dribbling. In mediana per gli olandesi è invece fondamentale il lavoro di Orkun Kokcu, grazie alla sua buona visione di gioco e capacità nei passaggi lunghi.
Sappiamo dunque a cosa andrà incontro Mourinho con tutti i suoi ragazzi: per non subire l'aggressività degli olandesi, la Roma dovrà stare molto attenta dietro e far girare il più possibile il pallone facendo perdere energie agli avversari. L'aspetto fondamentale sarà però attaccare a più riprese, facendo leva sull'imperfezione difensiva dei biancorossi. Qui la formazione italiana dovrà colpire forte. Solo così i giallorossi potrebbero finalmente far esplodere di gioia tutto il proprio popolo. Non ci resta che attendere.