Come funzionano le nuove norme di stabilità Uefa: addio al vecchio fair play finanziario
Non chiamatelo più fair play finanziario. Non lo chiama così nemmeno la Uefa, d’altronde: le nuove normative sulla sostenibilità finanziaria confermano in toto le indiscrezioni di poche settimane fa, ovvero l’abbandono del vecchio concetto sul pareggio di bilancio per abbracciare una sorta di tetto di spesa, basato sul fatturato di ogni singolo club. Più ricavi, più puoi spendere, in sostanza. Il nuovo regolamento entrerà in vigore a giugno 2022 e ci sarà un’attuazione graduale nell’arco di tre anni per dare ai club il tempo necessario per adattarsi.
Quali sono le nuove norme finanziarie della Uefa?
I nuovi regolamenti vedranno per la prima volta i club soggetti a controlli sui costi della rosa. La regola di controllo dei costi limita la spesa per gli stipendi di giocatori e allenatori, la spesa per i trasferimenti e per le commissioni degli agenti al 70% delle entrate del club. Non si partirà però sin da subito con questa soglia, ma ci si arriverà alla stagione 2025/26. Per la prima stagione, ovvero la 2023/24, il tetto è fissato al 90% e alcune delle big europee (tra cui la Juventus e il Paris Saint-Germain) dovrebbero rivedere i propri conti per rientrare nelle nuove linee guida. Dal 2024, il rapporto tra costi della rosa (più costi per gli agenti) e ricavi dovrà essere ridotto all’80%, fino ad arrivare al 70% per il 2025.
Alla base di questi nuovi regolamenti ci sono tre «pilastri», così definiti dalla Uefa: nessun debito scaduto, i «football earnings» e i costi della rosa. Tutti i debiti verso squadre di calcio, dipendenti, autorità sociali/fiscali e Uefa che devono essere saldati entro il 30 giugno, 30 settembre e 31 dicembre durante la stagione delle licenze devono essere saldati da un club rispettivamente entro il 15 luglio, 15 ottobre e 15 gennaio. Nel caso in cui un club abbia pagamenti scaduti da più di 90 giorni, l’organo di controllo finanziario dei club Uefa considererà questo come un’aggravante.
Sette miliardi persi dai club a causa del Covid-19
Il passaggio dal fair play finanziario a queste nuove normative è stato accelerato dal Covid-19 e dall’impatto avuto dalla pandemia sulle finanze dei club europei, che secondo quanto riporta la Uefa hanno subito perdite per 7 miliardi di euro, prendendo in esame solo le massime divisioni calcistiche del continente. Questo a causa di un’inevitabile perdita dei ricavi operativi (principalmente derivanti dal botteghino, con le misure di emergenza che hanno portato alla chiusura totale o parziale degli stadi), a fronte di costi salariali rigidi.
È proprio su quei costi, oggi, che la Uefa vuole intervenire, per cercare di mantenere in equilibrio i conti dei club. Il tetto di spesa per le rose e per gli agenti, però, varia in base ai ricavi e questo può portare alla ricerca di nuove soluzioni per aumentare gli introiti. Plusvalenze, da un lato, ma anche operazioni con le parti correlate dall’altro. È quello per cui, anni fa, il Paris Saint-Germain era finito nel mirino della Uefa, riguardo ai contratti siglati con il Qatar Tourism Authority. Le nuove normative «estendono l'obbligo di rilevazione delle operazioni ad un fair value, indipendentemente del fatto che avvengano con una parte correlata o con un'altra parte».
Quali sanzioni sono previste per chi non rispetta le norme
La modifica di fondo, rispetto al vecchio fair play finanziario, è il superamento della break even rule, ovvero della norma sul pareggio di bilancio imposta ai club partecipanti alle competizioni Uefa. Ciò però non significa che le nuove normative non prevedano requisiti di stabilità finanziaria, al di là del controllo dei costi in base ai ricavi. La Uefa li definisce una «evoluzione dei requisiti esistenti sul pareggio di bilancio», aumentando di fatto il deficit considerato sostenibile per i club europei.
La deviazione accettabile è passata da 30 milioni di euro in tre anni (con i precedenti regolamenti) a 60 milioni di euro in tre anni. La deviazione accettabile può essere ulteriormente aumentata oltre i 60 milioni di euro fino a un massimo di 10 milioni di euro per ciascun periodo di riferimento nel periodo di monitoraggio per i club che mostrano una buona salute finanziaria. Un club finanziariamente «in salute», dunque, può permettersi un deficit di 70 milioni in un triennio. Chi oggi non è in regola, dovrà comunque esserlo entro il 2025, altrimenti andrà incontro a sanzioni che saranno «progressive in base alla gravità della violazione e al numero di violazioni commesse in un periodo di quattro anni». Sanzioni economiche, nel meno grave dei casi, fino ad arrivare a sanzioni sportive.