Come è finito Andrea Pirlo al Karagumruk, anonima squadra turca in fissa con gli italiani
Non ci sono più dubbi sul futuro di Andrea Pirlo, che proseguirà la sua carriera da allenatore in Turchia. L'ex mister della Juventus è diventato ufficialmente nelle scorse ore il nuovo tecnico del Fatih Karagumruk. Una destinazione un po' inaspettata per il "Maestro" che negli ultimi mesi era stato accostato a tanti club sia italiani che europei, sicuramente più conosciuti di quello con sede nel quartiere di Vefa, nella città di Istanbul. E invece la nuova vita di Pirlo, presentato in stile "Il Padrino", inizierà nella Super Lig turca in una società che ha un vero e proprio debole per gli italiani e per i calciatori provenienti dalla Serie A.
Contratto annuale, staff italiano, e stipendio da 1.5 milioni netti più bonus molto simile a quello percepito nella sua ultima avventura a Torino. Andrea Pirlo inizierà così la sua seconda esperienza professionale da allenatore, in un panorama calcistico per lui tutto nuovo. Un'esperienza stimolante, in una cornice però per lui dal sapore speciale. Il tecnico tornerà allo stadio olimpico Ataturk di Istanbul che dal 2020/2021 ospita le gare interne del Fatih Karagumruk, un impianto che conosce bene purtroppo avendovi perso da calciatore una Champions nel 2005 con il Milan, con l'indimenticabile e rocambolesca sconfitta ai rigori contro il Liverpool.
Un'atmosfera speciale dunque per Pirlo che però non si sentirà particolarmente "solo" nella sua nuova squadra. Al Karagumruk infatti l'italian job va di moda, visto che l'ex centrocampista campione del mondo troverà tanti connazionali ad attenderlo, che gli faranno respirare sin da subito aria di casa. Attualmente infatti nella rosa rossonera ci sono Viviano, Biraschi, Borini, senza dimenticare poi calciatori che conoscono bene il nostro campionato come Biglia, Baniya (entrambi in possesso anche del passaporto italiano), Benatia, Karamoh e il bomber ex Atalanta Pesic. Una colonia di cui hanno fatto parte in passato anche Bertolacci, e i reduci della Serie A, Zukanovic e Castro, senza dimenticare poi il tecnico italiano Francesco Farioli che ha guidato la squadra dal marzo a dicembre 2021.
Insomma "Italians do it better" per questo club che adesso ha deciso di affidarsi all'ambizione e alla voglia di riscatto di Pirlo, al quale non erano bastati Supercoppa, Coppa Italia e qualificazione alla Champions per ottenere la riconferma alla Juventus. Il bresciano dal canto suo potrà lavorare in un ambiente confortante, con l'obiettivo di cercare di portare il Fatih Karagumruk il più alto possibile in classifica. D'altronde questa squadra ha ritrovato la massima serie del calcio turco dopo trentasei anni, nella stagione 2019-2020 dopo aver giocato prevalentemente nelle serie inferiori. Basti pensare che nel 2010 vinse il campionato di sesta divisione dando il la alla rincorsa verso la Super Lig. Dunque Pirlo avrà l'obiettivo di migliorare l'ottavo posto ottenuto dai rossoneri della scorsa stagione, con un ulteriore stimolo rappresentato dal duello a distanza con l'Adana di Balotelli e mister Montella.
Se la Turchia si è rivelata una destinazione gradita per tanti italiani, ancor di più lo è stato il Fatih Karagumruk. Ma come nasce questa passione del club di Istanbul per i rappresentanti della Serie A? E perché c'è questa volontà di attingere soprattutto ai giocatori e allenatori nostrani per quella che è una vera e propria colonia? La filosofia del club è chiara in tal senso, come spiegato in più di un’occasione dal proprietario e presidente Süleyman Hurma. Il classe 1964 ha dedicato tutta la sua vita al calcio, come allenatore prima e poi direttore sportivo, prima di prendere le redini del Karagumruk con un progetto rivelatosi fortunato.
Anche l'ingaggio di un tecnico come Pirlo, dà lustro ad un club che a poco a poco sta cercando di affermarsi prima in Turchia e poi magari chissà anche a livello continentale. Come? Grazie anche a tanti rappresentanti ex Serie A e italiani. In una conferenza di circa un anno fa, Hurma ha spiegato: "I giocatori della Serie A? Mi sono costati parecchio soprattutto i trasferimenti di quest’anno, ma devo accettare questo sacrificio. Il nostro vice presidente Serkan, mio figlio, ha fatto quasi il novanta per cento di questi affari. Ha saputo stabilire ottimi rapporti in Italia, Spagna e Inghilterra. Le relazioni internazionali di Serkan hanno facilitato il compito, perché questo club altrimenti non sarebbe così forte da acquistare giocatori, ad esempio come Biglia".
E le parole del passato possono tornare utili anche per giustificare la scelta Pirlo: "Non godiamo di grande riconoscimento nel mondo, quindi ho dovuto aumentare il valore del nostro marchio per sperare di avere un giorno giocatori giovani e di livello (discorso valido anche per gli allenatori, ndr). Allo stesso tempo, dovevamo creare delle solide basi in cui inserire in futuro dei ragazzi di talento. Non abbiamo abbandonato questa filosofia e agiremo in questo modo nei prossimi anni, ma per ora questi acquisti di peso sono necessari".
Perché nello specifico proprio così tanti italiani? Il discorso è legato anche all'affinità nel modo di giocare e nell'attenzione alla tattica: "Il modo di giocare in Italia si adatta molto bene a quello che serve in Turchia. La loro cura per la tattica permette a questi ragazzi di saper giocare bene anche senza parlare. Sono bravi soprattutto in difesa. I calciatori della Premier League, per esempio, sono anche molto costosi, anche se non hanno mai giocato in campionato. In questo contesto pandemico non è semplice fare affari". E in questo scenario ecco che il club è riuscito a convincere Pirlo che ha detto sì alla proposta di un club tutt'altro che blasonato, ma pronto a metterlo nella condizione di poter lavorare al meglio, in un ambiente congeniale e senza una pressione eccessiva.