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Come è finita tra Conte e la Juventus: stress e critiche, mercato e Milan

Dopo 3 anni ricchi di soddisfazione e successi, le strade di Antonio Conte e di Andrea Agnelli si divisero nel 2014. Tanti i motivi di una separazione, formalizzatasi in modo sorprendente, ma nata nella stagione precedente. Dallo stress, alle divergenze sul mercato, dalle critiche ricevute, all’inserimento del Milan, ecco la ricostruzione di quanto accaduto.
A cura di Marco Beltrami
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Sorprendente nella forma, ma non nella sostanza. Il 15 luglio del 2014 a pochi giorni dall'inizio della nuova stagione, Antonio Conte in un video pubblicato sul canale ufficiale della Juventus, annunciò il suo addio al club dopo 3 stagioni con altrettanti scudetti, e con ancora un anno di contratto. Uno shock per tutto il popolo bianconero, per una situazione nata però diversi mesi prima, legata a diversi fattori, ed esplosa poi in quella caldissima estate in cui poi Conte, si ritrovò sulla panchina della Nazionale, co la sua eredità a Torino raccolta da Max Allegri.

Antonio Conte e l'addio alla Juventus, come è nato

Antonio Conte dopo essere stato un baluardo della Juventus in campo per 13 stagioni (con l'addio legato alla scelta dell'allora tecnico Capello di non puntare su di lui), tornò sulla panchina bianconera nel 2011. Una scommessa vinta, quella del presidente Agnelli, che decise di puntare su un ex idolo della curva per riportare la squadra al top in Italia e in Europa. Tre gli scudetti complessivi, due Supercoppe e la decisione forte insistere su di lui e aspettarlo, nei mesi duri di squalifica per l'inchiesta sportiva sul calcioscommesse, quando il suo posto in panchina negli impegni ufficiale fu preso dai suoi vice.

Una vicenda che inevitabilmente rese ancor più complicato il lavoro del mister che arrivò al termine del campionato quasi svuotato. Non fu un caso infatti che dopo la vittoria del secondo titolo, Conte lasciò aperti numerosi spiragli con parole molto chiare "Il futuro? Vediamo. Bisogna essere chiari. Altrimenti la Juve può vincere anche senza di me". Una situazione che sembrava confermare qualche malumore del tecnico che comunque decise di proseguire la sua avventura con la Juventus, iniziando a storcere il naso però anche per alcune operazioni di mercato non gradite come quelle sull'addio di Matri e Giaccherini.

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La stagione 2013/2014 iniziò con la sensazione che potesse essere l'ultima alla Juventus, nonostante un altro anno di contratto. La cavalcata trionfale in campionato, culminata nel record dei 102 punti, non evitò le critiche al mister da parte dei tifosi per il rendimento europeo. Dopo l'eliminazione in Champions, la squadra gettò alle ortiche la possibilità di giocarsi la finale di Europa League a Torino, arrendendosi in semifinale con due prestazioni opache. In molti puntarono il dito sulla gestione di Conte, che avrebbe potuto far rifiatare numerosi giocatori in campionato, alla luce di un titolo praticamente mai in discussione.

La battuta di Conte poco gradita da Agnelli e l'interesse del Milan

Come se non bastasse poi, a proposito di Europa, arrivò anche la famosa frase relativa alle potenzialità della Juventus in Champions "Non si entra con 10 euro in un ristorante da 100 euro", che ovviamente indispettì il presidente Agnelli e che sembrava minimizzare la progettualità e il peso specifico della Juve, in un quadro reso molto complicato anche per l'inserimento di un'altra società. Le indiscrezioni dell'epoca infatti raccontarono che il Milan era pronto a portare il mister salentino a Milano, con quest'ultimo dal canto suo intrigato dalla possibilità di un nuovo ciclo. Principio d'accordo tra le parti, ma un nodo da sciogliere importante: come "aggirare" il contratto con la Juventus fino al 2015?

L'intervista di Antonio Conte sul "ristorante da 10 euro"
L'intervista di Antonio Conte sul "ristorante da 10 euro"

Cosa è successo nell'estate 2014 e l'annuncio dell'addio di Conte alla Juventus

Il rapporto tra Conte e Agnelli fece registrare così le prime crepe, anche perché il numero uno bianconero venne a sapere dei contatti tra il tecnico e il Milan, che decise di defilarsi per non compromettere il rapporto con la società di corso Galileo Ferraris. Nonostante tutto (compreso il sondaggio effettuato dai bianconeri con Mihajlovic, individuato per raccogliere l'eredità di Conte), le parti s'incontrarono, in un vertice in cui fu impossibile mettere da parte il feeling tra il mister e la Vecchia Signora. A tal proposito un Conte, provato anche psicologicamente, dichiarò all'allora Ad Marotta: "Vi rimetto il mio contratto, sono stanco, non dormo più. Però siccome ho ancora un anno, se voi ci tenete, continuo". Come a dire: magari non rinnovo ma continuo il mio percorso fino alla fine del vincolo.

Una situazione congeniale per la Juventus che al netto delle ultime divergenze non aveva mai messo in dubbio le doti e qualità dell'allenatore e che con lo scarno annuncio social "Allenatore 2014-2015 Antonio Conte" sembrò spegnere ogni dubbio sul futuro, con buona pace anche del Milan che non potendo perdere più tempo, decise di virare su Filippo Inzaghi. Il caso dunque sembrava chiuso, con appuntamento rimandato all'estate successiva per il congedo e la separazione tra le parti.

E invece ecco il colpo di scena, dopo le vacanze il 15 luglio 2014 Conte stizzito anche per i mancati innesti graditi dal mercato (in primis Sanchez, Cuadrado e Iturbe, finito nelle ore precedenti alla Roma) fece dietrofront, annunciando a Marotta la sua volontà di andar via: "Non me la sento più, non riesco ad andare avanti. Risolviamo". Una decisione che sorprese lo spogliatoio, con diversi giocatori rimasti spiazzati dall'addio dell'artefice del ritorno alla vittoria. Tra i più colpiti Carlos Tevez che si commosse: stato un onore conoscerla, mister"

L'intervista d'addio di Conte e la lettera di Andrea Agnelli

Ed ecco allora la video-intervista d'addio sul canale ufficiale della Juventus del mister, che in quell'occasione spiegò: "C'è stato un percorso in cui ho maturato delle percezioni che poi mi hanno portato a queste decisione. Vincere è prima di tutto difficile e comporta tanta fatica, è inevitabile che in una società così gloriosa c'è l'obbligo della vittoria, e può essere più faticoso che in altre parti". Il tutto ringraziando Agnelli, ma senza nominare esplicitamente Nedved, Marotta e Paratici.

Dal canto suo la società "rispose" attraverso la lettera del presidente Agnelli, che oltre a ringraziare il suo ormai ex condottiero sottolineò "Ma di fronte ai sentimenti e alle ragioni personali anche un Presidente deve fare un passo indietro". Il tutto citando anche i componenti della dirigenza: " La Juventus riparte da un gruppo di atleti di grande talento e professionalità, che saprà mettersi a disposizione del nuovo tecnico per continuare a scrivere il presente e il futuro. Alla storia dei colori bianconeri hai contribuito anche tu e so che, qualunque scelta tu faccia, la notizia di una vittoria juventina ti strapperà sempre un sorriso. Beppe, Fabio, Pavel ed io, insieme con tutti i giocatori, i dirigenti e i dipendenti continueremo a lavorare giorno e notte perché questo è ciò che meritano i tifosi juventini, che merita la Juventus".

L'intervista d'addio di Antonio Conte con la Juventus
L'intervista d'addio di Antonio Conte con la Juventus

Agnelli, Allegri e i rapporti con Conte

Il resto è storia, con Antonio Conte che pochi mesi dopo accettò di guidare la Nazionale italiana, e con la Juventus decise di puntare su Massimiliano Allegri. A distanza di anni, il tecnico salentino è poi tornato da spettatore prima e da avversario poi a Torino, con il rapporto con la dirigenza bianconera che però è sembrato ormai incrinato. Il presidente della Juventus, in occasione dell'assemblea degli azionisti del 2017 volle ringraziare pubblicamente l'erede di Conte, con il quale ha poi legato molto con queste parole: "Grazie ad Allegri per le sue capacità e la sua caparbietà nel portare avanti un lavoro che per altri sembrava terminato". Parole a cui Conte rispose sui social: "Nella vita non si finisce mai di conoscere le persone… A volte basterebbe soltanto un minimo di riconoscenza. E di maturità". Fu poi proprio il patron, attraverso un suo presunto veto a dire no all'eventuale ritorno del mister in panchina nel 2019.

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