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Come cambierà l’Italia campione d’Europa per puntare a vincere i Mondiali 2022

Torna l’Italia campione d’Europa di Roberto Mancini. Sfidiamo Bulgaria, Svizzera e Lituania nelle qualificazioni ai Mondiali di Qatar 2022 e guardiamo alla Coppa del Mondo con una doppia consapevolezza: da una parte quella di imporre sempre il nostro gioco e le nostre idee, dall’altra quella di innestare nella squadra alcuni giovani potenzialmente devastanti, come Zaniolo e Raspadori.
A cura di Jvan Sica
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Il 2 settembre 2017 iniziava la nostra apocalisse. Non è quella di San Giovanni, tanto è vero che ha la “a” minuscola, ma è quella a cui fece riferimento l’allora Presidente della FIGC, Carlo Tavecchio, quando i giornalisti gli chiesero cosa sarebbe stata per il calcio italiano la non qualificazione ai Mondiali di Russia 2018. Quel giorno venimmo disintegrati dalla Spagna anche per colpa di un atteggiamento tattico folle di Ventura, finimmo secondi nel girone e a novembre venimmo fatti fuori dalla Svezia allo spareggio. Quei Mondiali non li abbiamo disputati, l’apocalisse travolse Tavecchio, Ventura e tutto il nostro calcio ma qualcosa di buono è accaduto. Oggi, 2 settembre 2021, quattro anni dopo, solo quattro anni dopo, iniziamo la seconda giornata delle qualificazioni mondiali per Qatar 2022 da campioni d’Europa in carica. Sembra incredibile, eppure è così.

Sembra incredibile per chi in questi quattro anni magari è andato a Kiribati per occuparsi di pesca d’altura senza avere nessun collegamento con il mondo esterno, ma a maggio doveva sembrare incredibile anche per un certo Roberto Mancini, l’uomo che ha fatto il miracolo. In parecchi passaggi di “Sogno azzurro”, il documentario realizzato prima e durante i vittoriosi europei di questa estate, il nostro ct spesso guardava ai prossimi Mondiali come una sorta di traguardo principale per la sua organizzazione e tutta la sua costruzione, sia per quanto riguarda la squadra che in senso molto più generale. Nel documentario ogni tanto usa la locuzione “Poi per i Mondiali…” come a voler sottolineare che il suo percorso avrebbe avuto un primo vero riscontro solo in Qatar, con gli Europei che dovevano servire da punto di snodo importante per il salto di qualità.

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Molto probabile che lo sguardo di Mancini era un po’ più in là prima di tutto perché non aveva ancora avuto la possibilità di costruire la squadra che avrebbe voluto. Sapeva che alcuni prospetti su cui ha puntato dal primo giorno da ct (vedi Zaniolo) erano fuori, non pronti, ancora acerbi per poter reggere un grande torneo. Invece grazie al gioco, preso da Sarri e adattato a uomini e situazioni anche grazie alle idee di Evani, all’identità del tutto nuova per la Nazionale azzurra e a una personalità straripante, capace di dare stimoli ai vecchi e guidare i giovani, siamo diventati campioni d’Europa quasi per caso, dopo aver fatto solo due passi lungo il percorso che Mancini aveva intrapreso. Adesso viene il bello, ma anche il difficile ha detto e pensa Mancini, perché contro di noi tutti vorranno giocare per battere i campioni e noi stessi non potremo affrontare nessuna squadra e nessuna competizione da underdog.

E allora di tutto quello che abbiamo costruito cosa deve restare nell’Italia che andrà a definirsi da stasera in poi per il Qatar? Prima di tutto il desiderio necessario di fare il proprio gioco, contro tutte le avversarie. Non dobbiamo mai più pensare di dover fermare il gioco altrui per poter vincere le partite. Poi dobbiamo conoscerci ancora meglio, perché tanti calciatori hanno avuto davvero pochi momenti per giocare e vivere insieme. E poi dobbiamo puntare sui nostri punti di forza.

Abbiamo il portiere che in pochi anni può diventare il riferimento primo nel ruolo. Due difensori che se stanno bene fisicamente possono reggere qualsiasi avversario, grazie alla loro capacità di variare spartito e giocare sull’uomo come nessun altro difensore al mondo sa fare (solo Sergio Ramos con loro), un regista in odore di meritato Pallone d’oro e Chiesa, da far crescere nelle letture e nella lucidità sotto porta per farlo diventare devastante. Ma non dobbiamo fermarci a quello che abbiamo non solo perché si deve sempre crescere e progredire, cambiando anche tanto se necessario, ma anche perché siamo campioni d’Europa nonostante dei problemi abbastanza evidenti, soprattutto in fase offensiva.

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Ecco perché dobbiamo restare gli stessi, ma pensare di cambiare, prima di tutto alcuni uomini. In queste convocazioni per le tre partite di qualificazioni mondiali contro Bulgaria, Svizzera (partita molto importante perché la Svizzera ha già vinto in Bulgaria, l’unica partita che sembrava complicata da vincere e potremmo giocarci tutto nei due scontri diretti) e Lituania ci sono già dei nomi che guardano verso il Mondiale. Se in difesa poco dovrebbe cambiare e poco offre il campionato, se non magari un utilizzo più costante e in pratica da titolare di Bastoni, a centrocampo ci sono alcuni calciatori da riportare al centro del progetto, come Lorenzo Pellegrini e Stefano Sensi, calciatore molto considerato dal ct, ma che deve risolvere definitivamente i problemi con gli infortuni continui.

E poi c’è l’attacco. Belotti sembra in fase discendente della sua carriera e rischia il posto. Immobile ha una grande opportunità: imparare da Sarri a muoversi e a giocare con gli altri proprio come vuole Roberto Mancini nella sua Italia. Se il tecnico toscano riuscirà a far diventare Immobile un centravanti per il gioco di Sarri, permettendogli di segnare ancora decine e decine di gol, allora bisogna dare una grande chance a Ciro Immobile, riconoscendogli una titolarità senza dubbi. Nel caso invece si porti con sé ancora problemi nella cucitura del gioco, e questo sarà evidente già con la Lazio, Mancini ha portato già adesso una batteria di pretendenti al trono.

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Il primo è Zaniolo, altro giocatore adorato dal ct per quello che è fisicamente e tecnicamente. Poi c’è Raspadori, portato anche nella vittoriosa avventura europea, cresciuto molto e già centrale per il Sassuolo senza più Ciccio Caputo, Moise Kean, che ha davanti una grandissima opportunità, prendersi la Juve e la 9 dell’Italia e Gianluca Scamacca, anche lui atteso al salto di qualità definitivo. Dietro di loro anche Pietro Pellegri, che finalmente possiamo far diventare in Italia, al Milan, quello che speravamo fosse all’inizio della sua carriera, alcuni vecchi che potrebbero sorprendere, come Caputo, passato alla Sampdoria o evergreen come Cutrone. È nel ruolo di centravanti che abbiamo tante opportunità nuove da coltivare, un po’ perché Immobile e Belotti non chiudono la porta a nessuna nuova alternativa, un po’ perché per caso generazionale, è proprio in quel ruolo che possiamo scegliere fra tanti prospetti, anche molto diversi da loro.

Tanti sì, ma ancora non testati a grandi livelli, per cui sarà proprio durante queste qualificazioni, in cui avranno di sicuro le loro opportunità, a dover far capire a Mancini cosa possono dare alla nuova Nazionale, quanto possono cambiarla, quanto possono essere decisivi. Siamo campioni d’Europa ma consapevoli che non dovremmo fermarci e continuare a correre, per arrivarci ai Mondiali e poi per giocarceli con rinnovate e ancora una volta buone possibilità.

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