Come cambia l’Inter con Eriksen: Conte non vuole più andare sempre a 200 all’ora
La prima da titolare in Serie A di Christian Eriksen ha già rivelato, in 60 minuti di presenza in campo, perché Conte l'abbia scelto per cambiare l'Inter. Ha detto anche, ma questo non può sorprendere, che governare il cambiamento richiederà un periodo di adattamento. Non basta una partita perché il nuovo sistema possa essere efficace. Non basta un'ora per innamorarsi del giocatore dal valore di mercato più alto della Serie A, secondo il sito specializzato Transfermarkt. Ma per capire dove voglia andare l'Inter, sì, può essere più che sufficiente.
Inter, con Eriksen un gioco più ragionato
Nel passaggio da un 3-5-2 codificato e verticale al 3-4-1-2 visto a Udine non c'è solo la mania di tradurre ogni variazione in numeri. C'è un cambio di filosofia, una traccia di sviluppo futuro. Conte ritaglia per il danese un ruolo ibrido: lo tiene più avanzato quando è l'Udinese a gestire il pallone, per favorire ri-aggressione e recupero alto, lo fa partire da mezzala sinistra per poi accentrarsi quando è l'Inter ad avviare la costruzione dell'azione con i difensori. L'effetto è un possesso palla più ragionato. I nerazzurri, infatti, tornano a superare i 6 passaggi medi per possesso, come non succedeva proprio dalla gara d'andata a San Siro contro l'Udinese. E allora l'Inter giocava con un 3-4-3 che prevedeva Politano attaccante destro con facoltà di accentrarsi negli spazi di mezzo.
La rete di passaggi delle ultime due trasferte, a Lecce e Udine, offre un quadro chiaro dell'innovazione. Il confronto risulta particolarmente significativo in quanto, come emerge dai dati Wyscout, l'Inter ha completato esattamente lo stesso numero di passaggi, 548, e ne ha tentati rispettivamente 617 e 610.
Squadra più raccolta, linee più strette
Quel che emerge è un'Inter più raccolta rispetto alla versione vista finora. Il 3-5-2 elastico allunga la squadra, funziona a ritmo alto attraverso gli inserimenti delle mezzali alle spalle del centrocampo. Non a caso, in stagione, l'Inter ha effettuato 56.5 passaggi lunghi a partita.
La diversa disposizione in campo coinvolge anche i difensori, che occupano una porzione maggiore di campo in larghezza a Udine e si scambiano quasi il doppio dei passaggi rispetto a quanto visto al Via del Mare. "Se non andiamo sempre a 200 all'ora, siamo una squadra normale" aveva detto Conte dopo il pareggio di Lecce. La formazione scelta a Udine dimostra la ricerca di una versione alternativa che possa funzionare anche a regimi più bassi.
In questa versione, l'uomo che rappresenta il cambiamento è naturalmente Eriksen che nei 60 minuti in cui è rimasto in campo è andato al tiro due volte (un sinistro dal limite parato da Musso, un destro respinto da posizione angolata). Il danese ha completato 33 passaggi su 40, di cui 10 in avanti, privilegiando il gioco corto.
Per il 3-4-1-2 serviranno adattamenti in fase difensiva
Ne ha ricevuti 40, quasi la metà rispetto a Barella, però nella sua posizione ibrida ha consentito in diverse occasioni all'Inter di aumentare la quantità di uomini nella zona della trequarti e di palloni recuperati sulle respinte corte della difesa friulana.
Dal punto di vista difensivo, tuttavia, la sua posizione fluida ha portato qualche scompenso nelle transizioni negative. Barella, infatti, si è ritrovato con più campo da coprire e ha sofferto gli inserimenti alle sue spalle di De Paul. L'Inter si è scoperta più vulnerabile nella zona di centro-sinistra, e questo ha inevitabilmente coinvolto anche gli esterni di centrocampo. Sia Moses sia Young, infatti, si sono abbassati andando a costituire in più di un'occasione una linea difensiva a cinque.
Il cambio di modulo, infatti, può funzionare se Eriksen può avere le spalle coperte dal suo lato. Proprio per questo, il passaggio al 3-4-1-2 richiederà del tempo perché funzioni. Dovrà cambiare tutta l'occupazione degli spazi, per non rischiare di lasciare troppo spazio tra difesa e centrocampo, come si è visto contro l'Udinese soprattutto nel primo tempo. La quantità di intercetti, inoltre, si è concentrata molto nelle immediate vicinanze dell'area di rigore nerazzurra. La presenza di un giocatore come Eriksen consente all'Inter di vincere tre duelli difensivi nella trequarti offensiva, ma Barella e Vecino, che in due ne vincono nove su 17, faticano un po' ad accorciare e recuperare il pallone negli spazi di mezzo, i corridoi interni alle spalle del centrocampo.
Cosa può cambiare in vista del derby
E' un effetto del cambiamento di modulo che potrebbe avere un effetto anche nel derby contro il Milan che nel 2020 Pioli ha ridisegnato con il 4-4-2 dopo l'arrivo di Zlatan Ibrahimovic. Nelle partite di questo anno solare, infatti, l'Inter protegge meglio il pallone nella zona di centrocampo, a sinistra e in mezzo, in casa e fuori. Se però si guarda alle sole sfide in casa, considerato che il fattore campo evidentemente non influenza l'assetto tattico nel derby, i dati Wyscout confermano che il Milan recupera più palloni, in percentuale, negli ultimi trenta metri.
Rispetto al Milan, la squadra di Conte si affida maggiormente ai passaggi lunghi, 47.92 contro 41 nella stagione, e questo si traduce in una lunghezza media dei passaggi leggermente maggiore, 19.81 metri rispetto ai 19.18 del Milan. I nerazzurri registrano una quota di passaggi progressivi, che consentono di superare un avversario o una linea di pressing, leggermente più bassa (78.17 contro 82) e meno accurata. Utilizzano quasi due passaggi smarcanti in meno a partita e ne concedono uno in più per azione difensiva.
Da questo punto di vista, nella trasferta di Udine, i movimenti di Eriksen sul centro-sinistra hanno beneficiato alle spalle della copertura energica di Bastoni, che ha guadagnato dieci possessi e ha distribuito 89 passaggi nel corso del match. Sarà però squalificato nel derby, dunque si può ipotizzare uno spostamento di De Vrij che ha uno stile difensivo diverso, più basato sulle coperture preventive e gli anticipi. Skriniar, infatti, ha convinto meno quando è stato schierato a sinistra nella linea a tre. Lo slovacco, infatti, ha dimostrato di ritardare i tempi di gioco e di uscita del pallone con l'obiettivo di completare la giocata di destro, il suo piede naturale.
Le prospettive per la seconda parte di stagione
Al di là del prossimo impegno, il senso del rinnovato progetto di Conte appare chiaro. Il tecnico punta a guadagnare una presenza territoriale più costante a ridosso della trequarti offensiva, un controllo del gioco più continuo attraverso una manovra anche meno frenetica. Aver portato all'Inter due esterni di centrocampo più simmetrici come interpretazione del ruolo, Young e Moses, consentirà a Conte di schierare Eriksen a destra o a sinistra senza grandi scompensi in termini di equilibri nella copertura del campo.
La partita della Dacia Arena ha detto anche che oggi l'Inter fatica a costruire senza un play come Brozovic che detti i tempi e la velocità di crociera nello sviluppo del gioco. Barella e Sensi si giocheranno prevalentemente l'altro posto di mezzala. L'ex Cagliari, più completo in fase difensiva, aggiunge protezione anche nelle situazioni di ribaltamento veloce dell'azione, nell'uno contro uno a palla scoperta. L'ex Sassuolo è più un incursore, che può aiutare l'Inter ad aprire le difese contro squadre magari più chiuse, per trasformare la quantità di possesso in occasioni da gol.