Com’è andato l’esordio di Stephanie Frappart, prima arbitra nella storia della Champions
"La competizione tra squadre e il gioco del calcio non cambiano: rimangono gli stessi, chiunque sia l’arbitro". Detto, fatto. Lo aveva dichiarato dopo la designazione per la finale di Supercoppa Europea tra Chelsea e Liverpool, lo ha messo in campo anche stasera nel suo esordio in Champions League: Stephanie Frappart, la prima donna ad arbitrare nella massima competizione Uefa, ha portato a termine senza alcun affanno il suo match d'esordio all'Allianz Stadium di Torino tra Juventus e Dinamo Kiev. Novanta minuti di attenzione e intensità per la 36enne francese della Val-d'Oise, che – complice anche la correttezza delle squadre in campo – ha lasciato giocare molto garantendo fluidità alla partita. Pochi interventi ma precisi, ottenuti anche a un posizionamento forse non troppo "ampio" ma che le ha permesso di trovarsi sempre vicina all'azione nel momento più importante.
Due gialli subito, poi tutto in discesa
Il numero di falli è nella media di una partita di Champions League, 20 (8 la Juventus, 12 la Dinamo Kiev). Frappart sorvola sui contattini, non incrocia neanche lo sguardo con Alvaro Morata che a metà primo tempo chiede il rigore per una leggerissima trattenuta, e applica uniformemente il metro di giudizio sulla soglia di fallosità degli interventi. Coraggiosa la scelta di estrarre il cartellino giallo in occasione del primo fallo del match, al nono minuto, nei confronti di Bentancur. Ammonizioni che si bilanciano poi al 27′ per la sbracciata di Zabarnyi su Morata. La decisione di punire disciplinarmente le prime infrazioni però paga: l'intensità resta bassa e l'arbitra rimane sempre in controllo del match. La situazione le permette di tenere il cartellino in tasca in altre due occasioni, una per parte, su una trattenuta di Demiral e un contrasto di Zabarnyi, già ammonito, che ferma McKennie in un'azione potenzialmente pericolosa.
Il rapporto in campo con i calciatori
Stephanie Frappart è di statura minuta, e – come per tutti gli arbitri – questo può essere un handicap nella gestione dei rapporti con i calciatori in campo. È alta 1.64, e già dal momento del sorteggio in mezzo ai capitani Leonardo Bonucci (1.90) e Serhiy Sydorchuk (1.89) la differenza è evidente. La soluzione l'ha fornita lei stessa in una recente intervista: "Sul campo non ho mai riscontrato un problema legato alla mia altezza – ha raccontato – perché uso trucchi per non andare in difficoltà: ho istituito una bolla sociale, ovvero una distanza minima di un metro tra me e i giocatori che mi impedisce di trovarmi in una posizione di inferiorità". In campo spende poche parole, preferisce tenere il filo del gioco che fermarsi a dare spiegazioni. Soltanto poco prima dell'inizio del secondo tempo le si avvicina Alvaro Morata, per chiedere spiegazioni sul possibile episodio da rigore: una battuta, un sorriso, e protesta (blanda, a dire il vero) spenta sul nascere.
Corrette le decisioni sul rigore e il gol di Ronaldo
Due gli episodi clou del match: il possibile rigore per trattenuta di Bonucci su Verbic al 35′ e la rete di Cristiano Ronaldo al 57′. Nel primo, il difensore bianconero trattiene vistosamente l'attaccante ucraino, che però, di nascosto, tiene il viterbese per il pantaloncino: un caso di infrazione in contemporanea, sul quale è giusto lasciar correre per non penalizzare l'una o l'altra squadra. In occasione del raddoppio bianconero, invece, valuta correttamente l'entrata di Morata sul portiere avversario, del tutto regolare, che permette poi a Ronaldo di depositare in rete. Un controllo al Var garantisce poi la regolarità della posizione dello spagnolo al momento del passaggio di Chiesa. In entrambi i casi il posizionamento dell'arbitra è perfetto: l'ottima forma atletica le permette di raggiungere sempre il punto migliore per avere la visuale libera e giudicare senza ostacoli. Non è un caso che nei test fisici svolti dalla federarbitri francese Frappart figuri sempre tra i primi.
Stephanie Frappart in rampa di lancio
Una gara diretta ottimamente, tenuta sotto controllo grazie anche al risultato quasi mai stato in bilico che ha tenuto bassi i ritmi. A 36 anni (ne compirà 37 tra due settimane) è tra gli arbitri più giovani della Champions League: tra gli 8 fischietti in campo stasera, l'età media è di 40.62, ma il più giovane della giornata è l'olandese Serdar Gözübüyük che ha diretto Brugge-Zenit. La carta d'identità è dalla sua parte, e certamente il designatore Uefa Roberto Rosetti, che ha sempre speso ottime parole per lei, la metterà alla prova in match più difficili e dal risultato più incerto. I presupposti ci sono tutti.