Collovati: “Spalletti fa bene a mettere delle regole. Il rap distrae, i giocatori sembrano tutti dj”
Oggi prendono il via gli Europei 2024 a l'attesa per vedere in campo l‘Italia di Spalletti inizia a crescere. Una Nazionale tutta nuova rispetto a quella del 2021 campione d'Europa in carica che però desta tanta curiosità. Di questo ha parlato a Fanpage.it Fulvio Collovati nel corso di un'intervista. Ex calciatore e campione del mondo con l'Italia nel 1982, oggi è opinionista tv negli studi della Domenica Sportiva su Rai Due. Collovati ha sottolineato l'importanza di avere un Ct come Spalletti capace col suo gioco di esaltare le qualità dei suoi calciatori nonostante la mancanza di un vero fuoriclasse.
"Ho il ricordo del suo Napoli e perciò indipendentemente da chi scenderà in campo ci sarà qualità perché fa giocare la squadra con grande equilibrio". Collavati punta molto su Scamacca: "Deve fare quello che è capace di fare, perché ha tecnica, sa tenere il pallone, ha qualità, sa difenderlo ed è in grado di far salire i giocatori". E sulle regole stabilite da Spalletti nel ritiro azzurro c'è grande approvazione: "Finalmente un allenatore che lo fa".
Collovati, cosa aspettarci dall’Italia di Spalletti?
"Andrei piano a dare giudizi negativi perché l'Italia quando c'è perplessità riesce sempre a dare il meglio. È una squadra senza grandissimi talenti, ma quando ci incontrano tatticamente riusciamo sempre a mettere in difficoltà gli altri perché siamo molto compatti e questo è merito anche dell'allenatore".
Cosa cambia in questo momento rispetto a Mancini?
"Per prima cosa è sempre difficile ripeterci. Diciamo che probabilmente c'è meno solidità in fase difensiva e qualche incertezza a centrocampo, ma devo dire che i giocatori li abbiamo".
Qualcuno in particolare?
"Io faccio molto affidamento sulle qualità di Spalletti, ho il ricordo del suo Napoli e perciò indipendentemente da chi scenderà in campo ci sarà qualità perché fa giocare la squadra con grande equilibrio".
Le ultime due amichevoli l’hanno convinta?
"Se andiamo a vedere le amichevoli prima dei Mondiali vinti nel 1982, quelli del 2006 e degli Europei vinti nel 2020, è meglio scordarsele perché non c'è stata un'amichevole positiva, sono arrivate solo critiche. Ma le indicazioni positive per l'allenatore ci sono state".
Cos'ha notato in campo?
"Contro la Bosnia abbiamo capito ad esempio che questa Nazionale non può fare a meno di Scamacca e può giocare con due play. Insomma, anche le amichevoli più brutte possono dare indicazioni agli allenatori".
Scamacca può avere con l’Italia lo stesso rendimento visto nell’Atalanta di Gasperini?
"Secondo me sì. Se uno è in forma e in condizione nell'Atalanta non capisco perché non essere così anche nell'Italia. Scamacca deve fare quello che è capace di fare perché ha tecnica, sa tenere il pallone, ha qualità, sa difenderlo e sa far salire i giocatori".
Perché può essere fondamentale?
"Noi abbiamo i centrocampisti con più senso del gol di tutti, per cui questo è facilitato da un centravanti che ti mette nella condizione di aspettare i loro inserimenti".
Quale giocatore avrebbe portato agli Europei e quale tra quelli in rosa lasciato a casa?
"Questa è una nazionale senza Pirlo, De Rossi, per cui con tutto il rispetto ci sono ottimi giocatori ma non c'è il fuoriclasse. È giusto che siano questi convocati perché Spalletti ha ritenuto che questo sia il meglio".
Chi può essere il giocatore decisivo a sorpresa per l’Italia? C’è qualcuno, oltre ai noti, da cui si aspetta un exploit?
"Sinceramente penso di no. Nel 1982 ci fu l'exploit di Paolo Rossi, nel 1990 di Schillaci e poi di Roberto Baggio. Oggi non mi sembra che ci sia un giocatore che possa farlo, sono tutti ottimi giocatori integrati bene nello schema di Spalletti, sono stati scelti apposta".
Forse Chiesa.
"Potrebbe fare questo sì, per i colpi che ha, ma non dimentichiamoci ciò che ha fatto alla Juve… È stato molto discontinuo nei 4 anni, infortunio permettendo".
Crede che abbia inciso in negativo Allegri?
"Non lo so, a volte è troppo facile dare la colpa agli allenatori. Io rimango dell'idea che per me un giocatore quando è bravo e gli dici di fare la seconda o prima punta, oppure l'esterno d'attacco o di centrocampo, sia in grado di farlo. Lui fa difficoltà ad adattarsi in diversi ruoli, è stato dimostrato, non lo dico io".
L’Italia può fare il bis o oltre a Portogallo, Francia, Germania, Spagna e Inghilterra può esserci una sorpresa?
"Ogni volta che c'è una manifestazione tutti dicono Inghilterra ma sono 40 anni che non vince. A questo punto dico ancora Inghilterra, ma anche Olanda e Belgio, anche se hanno avuto troppi infortuni. C'è molto equilibrio".
Spalletti ha usato il pugno di ferro con regole ferree in ritiro limitando la tecnologia. Pensa che sia stato necessario per trovare la concentrazione nonostante un evento di questo spessore?
"Finalmente un allenatore che lo fa. Sembravano tutti dj, ha ragione Spalletti. Io la concentrazione la trovavo pensando e riflettendo. Se senti il rap non è che ti concentri, la concentrazione è un'altra cosa a meno che non senti Beethoven o la musica di Zimmer, perché in quel caso ti carichi e ti rilassi. Ma con il rap è solo distrazione, è un non pensare alla partita".
Lo zoccolo duro dell'Italia non è più rappresentata dalla Juve, come mai?
"Lo zoccolo duro delle nazionali è sempre stato juventino, dalla mia generazione fino alla BBC. Ora non c'è perché negli ultimi anni la Juve ha preferito guardare all'estero senza puntare sui prodotti che aveva in casa".
Oggi però qualcosa è cambiato.
"Adesso invece lo sta facendo e qualche beneficio lo sta avendo con Fagioli, Cambiaso, Gatti. Rimango sempre dell'idea che lo zoccolo duro di 5-6 italiani in squadra ti garantisce sempre quel qualcosa in più".
Un pronostico sull’Italia agli Europei?
"Ai gironi ci qualifichiamo, poi se arriviamo tra le prime quattro abbiamo fatto il nostro dovere".