Claudio Ranieri: “Il calcio in stadi chiusi e senza tifosi non è calcio”
Cautela. Preoccupazione per le condizioni dei calciatori guariti dal coronavirus e le conseguenze dell'infezione. Attesa per il ritorno in campo tra mille dubbi. Claudio Ranieri racconta a The Times of India le sensazioni provate in questo lungo periodo di stop provocato dalla pandemia ed esprime tutte le proprie perplessità per un finale di stagione anomalo. Il campionato di Serie A dovrebbe riprendere nella seconda metà di giugno, come ci arriveranno le squadre? Il tecnico della Sampdoria (uno dei club che ha fatto registrare il maggior numero di contagiati) non ha mai nascosto come la priorità fossero la salute pubblica e degli atleti.
Abbiamo ripreso ad allenarci da qualche giorno – ha ammesso Ranieri – e adesso aspettiamo che il Governo comunichi le decisioni ufficiali sulla ripresa del campionato. Le preoccupazioni ci sono anche perché ancora nessuno conosce esattamente quali possono essere le conseguenze sui giocatori che sono risultati positivi al Coronavirus.
Niente sarà più come prima nonostante gli sforzi per il ritorno alla normalità e il monitoraggio diagnostico costante al quale tutta la rosa è sottoposta. Il protocollo per gli allenamenti ha ricevuto il via libera, entro il 28 maggio – quando si conoscerà anche la data per il nuovo fischio d'inizio – arriverà anche il vademecum per l'organizzazione logistica (non è escluso ancora che alcune possa essere giocate in stadi del Sud) e la gestione delle partite a porte chiuse).
Sarà comunque strano giocare senza pubblico perché il calcio senza i tifosi non è calcio. Se il campionato riprenderà – ha aggiunto Ranieri – giocheremo tante partite in poco tempo. Anche per 3 volte a settimane e capiterà durante l’estate, il periodo più caldo dell'anno. Per fortuna è stata approvata la norma delle cinque sostituzioni alla quale sono stato favorevole.