Claudio Marchisio a Fanpage.it: “Il centrocampo Juve con Pirlo, Pogba e Vidal mi emoziona ancora”
Claudio Marchisio è sempre stato la rappresentazione ideale del calciatore pensante, in campo e fuori. Fosforo per il centrocampo della Juventus durante la sua carriera, spunti e osservazioni interessanti davanti ai microfoni. A pochi mesi dall'annuncio del ritiro, dopo l'esperienza in Russia con lo Zenit, si è reinventato imprenditore tra numerose attività, non solo in ambito calcistico. Senza mai perdere di vista i temi dell'attualità, che si tratti di calcio o altro. L'ex centrocampista della Juventus si è concesso ai microfoni di Fanpage.it per una lunga intervista a 360 gradi: dalla ripartenza del campionato alle questioni di casa Juve, passando per il calcio che sarà.
Claudio, come stai e cosa ti ha lasciato questo lockdown?
"Per fortuna posso dire tutto bene. Famiglia, amici, devo dire che in questi mesi dove abbiamo sentito tante storie tristi, non sono mai venuto in contatto con chi ha perso i propri cari e ha avuto un momento difficile. Quello che mi ha lasciato è quello che provo ancora adesso nei confronti di chi sta vivendo quello che abbiamo passato noi qualche tempo fa: il Sud America, la Russia dove ho giocato e dove ho ancora contatti e amici. In questo momento che per noi è di riapertura, il mio pensiero va a loro".
Non pensi che ci sia stata un po' di ipocrisia nei confronti del calcio? Molti hanno puntato il dito contro i giocatori, dimenticandosi però delle molte persone che lavorano in questo mondo.
"Credo di sì. Spesso ci si focalizza soltanto su quello: solo sui calciatori, i loro stipendi milionari e le loro vite. In un momento di difficoltà ci si è soffermati solo su quello, ma il mondo del calcio è talmente ampio, ci sono talmente tante persone sia all'interno che all'esterno di una società di calcio. Tante persone che lavorano, tante famiglie. Penso ai giornalisti, ai cameraman, a coloro che lavorano dentro gli stadi per l'aspetto sanitario e per la sicurezza. Penso ai tifosi stessi. Era giusto non soffermarsi su quello e per fortuna pare che si sia trovata la direzione giusta per ripartire… anche se non sarà lo stesso, così come non è lo stesso in molti settori. Come il calcio, e lo abbiamo visto in Bundesliga con partite senza pubblico, sarà così anche in altri sport e nello spettacolo. Non ha quasi senso senza il pubblico, è una cosa irreale, però è giusto ripartire per tutto quanto. Per l'indotto che c'è dietro. Penso a Torino stessa che, in occasione della Champions League, offre lavoro ad albergatori, tassisti, bar e ristoranti. La crisi che c'è stata nel mondo del calcio la vivono tutti i settori".
La Serie A potrebbe ripartire e giocare in estate. Che calcio vedremo?
"Vedremo un calcio un po' diverso dalla prima giornata di Bundesliga, con giocatori in difficoltà non solo dal punto di vista tecnico ma anche fisico. Noi lo vedremo aumentato ancora di più, perché saremo nei mesi più caldi. Sarà difficile mantenere determinati ritmi, e allo stesso tempo bisognerà vedere quanto gli staff tecnici riusciranno a riportare la condizione fisica all'interno della rosa. Il tutto contando anche gli eventuali infortuni. Le rose dovranno essere pronte ad ogni evenienza".
Claudio Marchisio con che spirito sarebbe sceso in campo? Paura o voglia di giocare?
"Sicuramente con tutte e due. Non c'è soltanto la voglia di ritornare in campo per allenarsi e giocare, ma anche la paura perché siamo uomini normali e come tutti abbiamo famiglia, parenti e amici".
Qual è stata l'ultima cosa più gratificante della tua attuale vita lontana dal calcio?
"La possibilità di non mettere in difficoltà i miei dipendenti durante il lockdown. Sarebbe stato difficile dire a loro di rimanere a casa, senza sapere quale sarebbe stato il futuro nei prossimi mesi. Il fatto di essere ripartiti, seppur con delle difficoltà come tutti quanti, ha dato un po' di fiducia nel presente e forse anche nel futuro".
Con la tua società, la Mate, gestisci l'immagine di alcuni atleti. Hai mai pensato di espanderti e diventare procuratore?
"Qualcosa di simile in realtà già lo facciamo, ma non è un aspetto che ho sempre cercato di seguire. Nel mondo del calcio sono aumentate molto le pressioni, sono aumentati tutti i contatti che ci sono attorno ai grandi campioni e quindi potergli dare una mano a 360°, ogni giorno, può essere utile per loro. Sono aumentati anche gli interessi dei social network, dell'immagine privata e pubblica e avere qualcuno dietro che ha professionalità e fiducia è una cosa importante".
Sei tra i più popolari sui social network, eppure in questo periodo, nonostante spopolassero, non ti sei concesso molto alle dirette Instagram. Come mai?
"All'inizio ero partito anch'io, poi dopo un po' devo dire che con tutta l'informazione che c'era, con così tante persone che dicevano la propria opinione, mi è sembrava di andare un po' oltre. Tutti quanti ci siamo sentiti un po' virologi. Ho pensato che è meglio ascoltare al posto di parlare e dire il proprio pensiero. Abbiamo poi avuto la fortuna di ripartire un po' prima rispetto agli altri, e quindi il tempo da passare sui social non era più quello di prima".
De Rossi ha dichiarato: "Il ruolo di Marchisio era davanti alla difesa, ma lui non lo sapeva".
"Ho grandissimo rispetto per Daniele, per la persona e per quello che ha fatto in carriera. In realtà non è che non lo sapevo, lo avevo semplicemente perso quel ruolo. Io sono cresciuto nel settore giovanile e i primi anni giocavo proprio in quella posizione lì. Poi ho cambiato anche per l'arrivo di alcuni allenatori. Sono ritornato in quella posizione negli ultimi anni, ma poi i miei famosi infortuni mi hanno rallentato il percorso".
Il tuo centrocampo della Juventus, con Pirlo, Pogba e Vidal, era fortissimo. Non pensi che oggi stia avendo ancor più riconoscimento rispetto a quegli anni?
"Con gli anni si cerca sempre di andare a fare il paragone tra presente e passato. Mi fa un enorme piacere e ho soltanto bellissimi ricordi di quello che abbiamo dato in campo. Non era soltanto il centrocampo che funzionava ma tutta la squadra. Grandi reparti di centrocampo ce ne sono stati, per esempio quello del Milan dove c'era sempre il mio ex compagno Andrea Pirlo, con Gattuso, Seedorf e Kakà. Fa ovviamente piacere quando mi ricordano il nostro e mi fa venire gli occhi lucidi per i bei ricordi".
C'è qualcosa che vedevi nel Napoli di Sarri, da avversario, e non hai ancora visto nella sua Juve?
"Sì, ma credo che ogni squadra quando cambia l'allenatore propone sempre qualcosa di diverso. Lo si vedeva nel Milan di Allegri quando passò alla Juve. Oppure con altri allenatori, come ad esempio Lippi quando passò da Torino a Milano. Credo che sia anche sbagliato andare a fare determinati paragoni, perché è vero che un allenatore insegna e propone il proprio calcio ma allo stesso tempo si trova in rose diverse e in contesti diversi, con modi di interpretare il calcio e lavorare differenti. Credo che l'unico giudizio che si possa dare su Sarri sia quello che sta rispettando gli obiettivi per il quale è stato preso: è in testa alla classifica e si deve giocare la Champions League. Bisogna comunque aspettare e vedere alla fine della stagione. In quel Napoli c'erano anche interpreti totalmente diversi rispetto ad oggi. È abbastanza difficile fare un paragone".
Ci sei stato prima e dopo: come ha cambiato Andrea Agnelli la Juve nei suoi 10 anni di presidenza?
"In maniera radicale. Sicuramente con delle difficoltà all'inizio, e me le ricordo bene non soltanto per lui ma anche per la famiglia e la società, poi è riuscito a portare la Juve nei primi 5 posti in Europa. Lo ha fatto con una velocità importante e soprattutto con il riconoscimento a livello mondiale di un club che non è arrivato al top solo per i risultati, ma anche per le idee e per la società".
Conosci bene Massimiliano Allegri. Secondo te quale sarà la sua prossima esperienza?
"Mi auguro per lui che possa essere all'estero. Ha sicuramente raggiunto l'appeal dei grandi club europei e credo sia stimolante per lui confrontarsi in un campionato che non sia più quello italiano. Potrebbe essere una bellissima sfida e un altro percorso di crescita per lui e per il suo staff".
Come vedresti la figura di Icardi all’interno del contesto Juventus?
"Lo vedrei bene, perché è un grandissimo giocatore che ha ancora grandi margini di crescita. Di certo troverebbe troverebbe l'ambiente adatto. Bisognerà però vedere come sarà il mercato dopo questo stop. Penso che sarà un'estate intensa per tutti i dirigenti".
Tutti parlano di The Last Dance. Quale grande storia di calcio ti piacerebbe rivivere dall’interno?
"Beh, non posso che citare una storia juventina. Uno dei miei più grandi rimpianti è non aver vinto la Champions League e quindi cito il primo ciclo di Marcello Lippi: la Juventus che vince a Roma la Champions League, dopo essere tornata a vincere un campionato dopo un po' di anni. Mi piacerebbe rivivere quella storia lì, con quello spogliatoio".
Durante il lockdown ti sei dato anche alla lettura? Qual è il libro che hai letto e che vuoi consigliare ai tuoi tifosi?
"Ti segnalo un libro di un torinese: ‘Non c'è più tempo' di Luca Mercalli. Parla dei cambiamenti climatici, dei cambiamenti delle nostre vite, di come rivedere un po' tutto quanto. Non c'entra nulla col Covid, ma il Covid stesso ci sta facendo cambiare non soltanto il modo di vivere ma anche il rapporto con le persone. Vedo che dopo questa pausa le persone hanno tanto in pancia da dire e da vivere. Bisognerebbe cercare di essere un po' più aperti e più liberi con il prossimo, perché è di questo che abbiamo bisogno adesso".