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Claudio Caniggia oggi vive di rendita, ha case sparse in giro per il mondo: ma è sotto processo

Claudio Paul Caniggia, il “figlio del vento” che ha fatto arrabbiare una nazione intera a Italia 90, oggi vive di rendita. Possiede svariate case in giro per il mondo e come hobby si diletta a scovare talenti tra Argentina e Spagna. Ma i suoi eccessi non lo hanno abbandonato anche lontano dal calcio tra eterni vizi e una vita sempre borderline.
A cura di Alessio Pediglieri
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Il nome di Claudio Paul Caniggia per tutti i tifosi di calcio italiani è certamente tra quelli meno amati in assoluto visto che nessuno può certo dimenticare la semifinale mondiale del 1990 quando il biondo attaccante argentino bruciò sul tempo Walter Zenga, allora numero 1 azzurro, condannando l'Italia ad una amarissima eliminazione. Ma "el Pajaro", l'"uccello" ha imperversato per quasi 30 anni nei campi di mezzo mondo, vincendo in patria, in Scozia e con la maglia della Seleçion e legando la sua carriera anche all'Italia vestendo le maglie di Verona, Atalanta e Roma, con la sua inconfondibile chioma bionda e i suoi eccessi. Che non l'hanno abbandonato neanche in questi anni, lontano dal calcio giocato.

Quando in Argentina si ricorda Caniggia, ancor oggi gli appassionati impazziscono perché ko hanno amato – e mano – alla follia. Dopo Diego Armando Maradona è a lui che ci si rivolge ancora con un immenso affetto che va al di là della vittoria del 1991 per la Coppa America o del trionfo l'anno successivo in Confederations Cup. Caniggia è il giocatore che unisce genio e sregolatezza, il "figlio del vento" nato per l'atletica leggera (fortissimo nei 100, 200 e 400 metri) ma votatosi al pallone con la maglia del River dove scrive la storia del club argentino da subito. Per poi sbarcare in Italia, con la maglia del Verona che lo soffia alla Roma.

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Con l'Hellas, il giovane Caniggia regala perle di rara bellezza ammaliando i tifosi gialloblù fino al gennaio 1989 quando si spezza una gamba e resta fuori 4 mesi prima di andare all'Atalanta. Con cui gioca le sue migliori stagioni, in un periodo di eccezionale rendimento in campo e di eccessi fuori, che lo dipingono come il classico bravo e dannato.

E' il periodo del gol a Zenga che lo stesso Caniggia ricorderà beffardo: "Avrei segnato lo stesso anche se non fosse uscito… la palla era indirizzata all'angolo, ci sarebbe voluto Superman per fermarla". Parole che feriscono ancora oggi ma che riassumono la vita e le opere del biondo argentino.

Che sbarca anche in Capitale, con i colori giallorossi, con cui conclude la sua avventura italiana, nel peggiore dei modi. Il 21 marzo 1993 quando, al termine della gara di campionato contro la Roma, nelle sue urine vengono trovate tracce di cocaina, un problema di cui si parlava oramai da tempo. Viene prima sospeso in via cautelare dal suo club, poi viene squalificato per 13 mesi. Inizia il suo peregrinaggio, prima in Portogallo (Benfica) poi in Argentina (Boca) infine in Scozia (Dundee e Rangers) tornando a vincere a mani basse.

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Lasciato il calcio giocato, Claudio Caniggia non ha però lasciato il suo modo di vivere, oltre l'eccesso, spesso borderline: uno stile di vida loca che lo avvicinò tantissimo a Diego Armando Maradona, con cui divenne grande amico a tal punto che quando venne squalificato per uso di cocaina "el Dies" dichiarò che l'Italia lo aveva punito per quel famoso gol a Zenga.

Spesso imprendibile in campo per la sua velocità e guizzi tra i difensori, altrettanto spesso amante della bella vita, dei suoi agi e delle belle donne. Tanto che smesso col calcio divorzia anche con la sua storica moglie, Mariana Nannis, e madre dei suoi tre figli. Ed è qui che si dipana il Caniggia post calcio.

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I suoi drammi familiari lo accompagnano nella vita che non ha mai avuto una netta separazione tra pubblico e privato: Caniggia viene accusato dalla sua ex moglie di abuso di sostanze stupefacenti e di violenze ripetute con la richiesta di un risarcimento da 40 milioni. Nannis racconta la vita spericolata negli anni migliori, tra cocaina e vizi: "L'ho salvato tre volte, per tre volte è ritornato a fare uso di droghe". Accuse che ricevettero la risposta classica di Caniggia: "Sta danneggiando la mia immagine ma sono pulito. Forse nella mia vita ho avuto un periodo di eccessi, ma è successo molti anni fa. Quindi non posso accettare queste accuse", certo che l'unico motivo dell'odio della sua ex sia per essersi fidanzato con Sofia Bonelli, che ha 26 anni in meno di lui.

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Accuse che lo hanno portato pian piano a scomparire dai radar della vita mondana, dai rotocalchi che ne hanno da sempre sfruttato gli eccessi e dai social,dove raccontava la sua quotidianità post calcio. Oggi di Claudio Caniggia si sa davvero poco se non notizie che a rotazione arrivano sulla sua diatriba legale con l'ex moglie e i figli. Per questo è sparito dalle scene, non utilizza più i social, non appare più pubblicamente o in televisione.

Vive di rendita, senza problemi anche perché malgrado tutto è riuscito a investire i guadagni di una vita da stella del calcio nell'immobiliare. Oggi possiede un piccolo regno del mattone, con una mezza dozzina di case e appartamenti sparsi per il mondo, dall'America all'Europa e come hobby principale si diletta a scovare talenti tra l'Argentina e la Spagna sua seconda patria putativa.

Una vita che continua borderline, dove anche il silenzio è diventato clamore. In attesa di capire se dovrà scontare davvero i 15 anni di prigione richiesti dalla sua ex moglie o, come sempre, ancora una volta, riuscirà a compiere l'ultimo fulmineo scatto, dribblando i problemi come fossero giocatori. Da eterno "figlio del vento", anche a 57 anni suonati.

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