Ciro Ferrara ha due ferite sul cuore: “Diego e Luca Vialli, molto più che compagni di squadra”
Ci sono due persone speciali nella vita sportiva di Ciro Ferrara. Sono legate ad altrettanti momenti scolpiti nella sua carriera e nella storia del calcio, che l'hanno segnato profondamente anche a livello umano. "Entrambi gli artefici di quei successi non ci sono più", dice l'ex difensore quando pensa a Diego Armando Maradona e a Gianluca Vialli che gli hanno lasciato un patrimonio di sentimenti e sensazioni che prescindono dal campo.
Facile, facile immaginare perché abbiano un valore affettivo particolare. L'ex Pibe de Oro, trascinatore del Napoli che vinse due scudetti sotto la sua egida nonostante una "squadra di scappati di casa" come la definì Antonio Cassano (al quale Ferrara replicò in maniera educata e molto efficace), ha rappresentato il sogno vissuto a occhi aperti, sia da partenopeo che indossa la maglia della sua città sia da ‘giovanotto' che è cresciuto in quegli anni ruggenti.
Ero da solo a casa – ha raccontato nell'intervista a Radio Serie A, ricordando il momento in cui gli arrivò la notizia della morte di D10s – e non volevo crederci. Ho spento il telefono, mi sembrava irreale. Ho fatto una telefonata soltanto per avere conferma. Ero rimasto senza parole. Per me Diego resta il più forte di tutti i tempi.
È altrettanto vivo il ricordo di Vialli, morto il 6 gennaio scorso dopo una lunga malattia affrontata con compostezza ed esempio commoventi per il modo in cui l'ha affrontata e ne ha parlato con una sensibilità fuori dal comune. "Altrimenti è dura, altrimenti fa troppo male", scrisse Ferrara in un messaggio condiviso sui social di getto, a cuore aperto, dedicato all'amico che non c'è più, a una persona con la quale – oltre al Diez – ha fatto un pezzo di strada importante in quel lungo viaggio che è stata la sia vita di calciatore. Gli torna in mente tutto.
Abbiamo parlato di Diego, ma credo sia altrettanto doveroso parlare anche di Luca Vialli – ha aggiunto l'ex giocatore oggi in tv in veste di commentatore su Dazn -. Luca è stato il capitano per eccellenza, per carisma e capacità di trascinare il gruppo. Ci siamo sfidati parecchie volte e quando ero vicino alla Juventus mi chiamava spesso per convincermi ad andare. Ci sono tanti episodi che mi legano a lui, tanti bei momenti. Mi avrebbe voluto al Chelsea ma io avevo due anni ancora con la Juve e non me la sentivo di cambiare. Quando è venuto a mancare, la sua famiglia ha chiamato a Londra pochi intimi. Ed essere tra quelli mi ha fatto capire tante cose.