Cinque sostituzioni confermate dall’IFAB: così il calcio non sarà più lo stesso
Cinque sostituzioni in 90 minuti. E' il calcio post Covid che cambia le proprie regole, emenda l'articolo 3 con una normativa che permette di sostituire fino a 5 giocatori in 90 minuti, ma non solo. In caso di supplementari può arrivare anche il sesto cambio da parte di una squadra da sfruttare nei minuti aggiuntivi. Ciò che era sembrato una soluzione equa e giustificata dal momento (mancanza di tempo per prepararsi dopo 3 mesi di stop, le tante gare ravvicinate tra loro, le temperature estive) adesso, secondo l'IFAB può diventare una scelta da protrarsi nel tempo e venire utilizzata anche per la prossima stagione. La ‘scusa' è la prevenzione, anticipando l'eventuale seconda ondata pandemica, senza dover essere costretti a cambiare le regole in corso d'opera.
Tutto giustificato e giustificabile. Se però resterà una semplice decisione a tempo. Va bene preservare lo spettacolo e la salute dei giocatori ma stravolgere in modo così profondo una delle regole sostanziali del calcio non farebbe bene al movimento e snaturerebbe la stessa forma di questo sport. Perché il limite alle sostituzioni è di per sè un elemento con cui da sempre giocatori ed allenatori devono sapere fare i conti, gestendo energie, studiando strategie specifiche, ovviando a problematiche utilizzando anche il proprio istinto, la propria esperienza, l'intuito.
Allargare la forbice tra grandi e piccoli club
Cambiare cinque giocatori – anche mantenendo il limite dei tre slot – porterebbe a risultati che oggi non appaiono perché giustificati dall'emergenza ma che alla lunga provocherebbero un effetto boomerang da cui non poter tornare indietro. Cinque giocatori – tolto il portiere – significa il 50% dei giocatori di movimento, in pratica mezza squadra. Chi ne beneficerebbe? E' evidente, i club che si possono permettere rose più corpose, rincalzi di qualità aprendo ancor più la forbice tra piccole e grandi realtà.
Il ‘fascino' delle poche sostituzioni
Se si analizza nello specifico, la regola 3 delle norme che guidano da sempre il gioco del pallone limita a soli tre cambi in 90 minuti e oltre (anche nei supplementari) per un massimo fisiologico di tre slot complessivi. Nessuno vieta ad un tecnico di sostituire tre giocatori contemporaneamente – come avvenne per de Boer ai tempi infausti dell'Inter sotto gli occhi esterrefatti dei tifosi nerazzurri di San Siro – ma è evidente che proprio per il limite di cambi, debba per forza di cose entrare in gioco anche la sagacia di chi è in panchina. Per trovare quel ‘quid' aggiunto che a volte riesce a fare la differenza, inventandosi il classico cambio giusto o forzando la mano del ‘tutto per tutto' finale (ricordate l'Inter di Spalletti con Ranocchia attaccante aggiunto?)
Le favole più belle ‘raccontate' dalle tre sostituzioni
Senza dimenticare che con cinque cambi a disposizione, verrebbero meno alcune ‘favole' che hanno scritto le pagine del calcio internazionale. Come quando Di Michele, nell'Udinese di Spalletti, parò un rigore al leccese Vucinic, o Damiano Tommasi, in un Roma-Perugia del 1997 quando difese il 4-1 su una punizione di Massimiliano Allegri, o ancora quando in Coppa dei Campioni del 1976 tra il Torino e il Borussia Moenchengladbach, dopo tre espulsi tra i granata, tra cui il portiere Castellini, toccò a Ciccio Graziani ritrovarsi tra i pali parando il possibile e fermando il tabellino sullo 0-0. Ma ce n'è per tutti, con Francisco Farinos e Rodrigo Palacio che si inventarono portieri nell'Inter, in Coppa Uefa e in Coppa Italia, o Felipe Melo, che col Galatasaray va in porta dopo l’espulsione di Muslera e respinge la conclusione dal dischetto di Turkdogan. Senza dimenticare la favola più bella quando il rumeno Cosmin Moti, nel 2014 trascina il Ludogorets ai gironi di Champions battendo ai rigori lo Steaua. Ne segnerà uno e ne parerà due.
Con le cinque sostituzioni probabilmente tutto questo non sarebbe mai potuto accadere.