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Opinioni

Ci si inginocchia contro il razzismo e non “per solidarietà”, ma l’Italia non l’ha capito

L’Italia ha deciso che si inginocchierà, in futuro, solo se lo faranno gli avversari e “per solidarietà verso l’altra squadra”, come spiegato dal capitano Giorgio Chiellini. La conferma di un sinistro presagio che aleggiava da giorni: la Nazionale non ha capito il significato del gesto simbolo del Black Lives Matter, un approccio superficiale che ha già svuotato di ogni valore il momento in cui anche tutti gli azzurri si inginocchieranno.
A cura di Sergio Chesi
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È un peccato che le cose si siano messe così, negli ultimi giorni, perché questa è indubbiamente la Nazionale più popolare e vincente da diverso tempo a questa parte, formata da un gruppo di calciatori che si fa voler bene, ragazzi che – non abbiamo dubbi – sono portatori di valori importanti. Ma da quando gli si è prospettata la possibilità di compiere un gesto semplice nella forma, potente sul piano simbolico, non hanno azzeccato una mossa che sia una. E continuano ad incartarsi un passo dopo l'altro, in un vortice di equivoci, situazioni imbarazzanti e dichiarazioni grottesche che avremmo evitato volentieri.

La Nazionale è arrivata impreparata all'eventualità che una squadra avversaria potesse inginocchiarsi, in segno di supporto al movimento Black Lives Matter, e ha rimediato una una brutta figura contro il Galles. Poi ha impiegato giorni per partorire una strategia da seguire nel caso fosse ricapitato, ha provato ad evitare domande sul tema in conferenza stampa, ha lasciato Bonucci rispondere a nome della Nazionale (con un certo imbarazzo), ha indetto riunioni di squadra nel tentativo di mettere d'accordo tutti e infine se n'è uscita con la classica pezza peggio del buco. Perché quello che sta venendo a galla, in maniera sempre più evidente, è la mancata consapevolezza del significato del gesto, di cosa voglia dire davvero inginocchiarsi, di quello che può essere il ruolo di uno sportivo nel mondo. Oggi, anno 2021.

Il problema non è tanto restare in piedi o inginocchiarsi, ma cosa c'è dietro ogni scelta. L'Italia ha deciso di inginocchiarsi solo se lo faranno gli avversari e la motivazione addotta da Giorgio Chiellini, capitano della Nazionale, voce del gruppo e testa pensante, è un tiro che finisce lontano dalla porta: "Quando capiterà qualche richiesta dalle altre squadre ci inginocchieremo per sentimento di solidarietà e sensibilità verso l’altra squadra".

Il Black Lives Matter ridotto a cortesie tra colleghi, un gesto di supporto ad un movimento antirazzismo che diventa contentino per non urtare la sensibilità altrui. Al di là del successivo lapsus sul nazismo, Chiellini – da leader della Nazionale – ha dato l'impressione di non avere la minima idea di cosa stesse parlando. E lascia interdetti in un momento storico in cui tanti sportivi, nel mondo e ad ogni livello, si sono fatti carico di combattere piccoli pezzi di grandi battaglie, attraverso gesti che possono sembrare futili ed estemporanei, ma intanto sono un principio di qualcosa.

Inginocchiarsi per questioni di facciata, più che di sostanza, è peggio che restare in piedi, presa di posizione che pure avrebbe una sua piena libertà d'essere se supportata da ragioni meritevoli. Non sembra questo il caso, però. L'Italia non si è inginocchiata ancora (compatta e senza esitazioni) ma ha già svuotato di ogni significato il momento in cui lo farà.

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Giornalista sportivo, caporedattore di Fanpage.it con delega all'area Sport. Tra le esperienze precedenti, ho ricoperto il ruolo da direttore di Goal.com, network di informazione calcistica del gruppo DAZN.
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