Chiesto il rinvio a giudizio per Agnelli e 11 dirigenti della Juventus: indagato anche il club
La Procura di Torino vuole processare l'ex presidente, Andrea Agnelli, e la Juventus. Questa mattina è stata depositata la richiesta di rinvio a giudizio per i vertici del club. Un atto ventilato nelle ultime ore, che adesso trova conferma formale ed entra nel corredo accessorio del dimissioni in blocco del Consiglio di Amministrazione. Un gesto di "responsabilità", come definito da John Elkann (ad di Exor, la holding di famiglia che controlla la società). Un passo indietro che era apparso necessario alla luce degli sviluppi dell'indagine che ha travolto la ‘vecchia' dirigenza.
Nel provvedimento figurano i nomi dell'ex massimo dirigente, dell'ex vice presidente Pavel Nedved, dell'ex amministratore delegato Maurizio Arrivabene e altri dieci indagati, tra cui la società stessa. Stralciata la posizione dei tre componenti dell'ex collegio sindacale: si tratta del presidente Paolo Piccatti, Nicoletta Paracchini (entrambi sono difesi dall'avvocato Luigi Giuliano) e Silvia Lirici (assistita da Marco Calleri).
Secondo gli inquirenti, in base a quanto emerso nel corso degli interrogatori e dei riscontri effettuati, hanno avuto un ruolo ininfluente rispetto alle contestazioni e alle ipotesi di reato prefigurate: tutti sono stati riconosciuti del tutto estranei alle accuse e per loro sarà chiesta l'archiviazione.
Le anomalie e gli illeciti rilevati nella gestione della società hanno spinto il procuratore aggiunto Marco Gianoglio, i sostituti Mario Bendoni e Ciro Santoriello a spingersi oltre nella vicenda giudiziaria contestando alle persone coinvolte nel filone i reati di false comunicazioni sociali (in riferimento ai bilanci del biennio 2018-2019 e 2020), ostacolo alla vigilanza Consob, aggiotaggio e false fatturazione.
La richiesta di rinvio a giudizio è uno snodo cruciale dell'inchiesta che era partita nell'estate del 2021 scoperchiando il calderone delle "plusvalenze artificiali" (escamotage contabili ritenuti fittizi per quadrare gli esercizi, colmare le perdite e spalmarle nel tempo sfruttando gli scambi di calciatori con altre società) e della famigerata "manovra stipendi".
È su quest'ultimo aspetto in particolare che gli uomini della Procura hanno acceso i riflettori: quei presunti accordi segreti raggiunti con scritture private sancite con i calciatori avevano uno scopo preciso, dilazionare il pagamento di quattro mensilità degli ingaggi relativi al biennio 2019/2020 – 2020-2021 (ovvero, il periodo più "caldo" e disastroso per l'impatto economico negativo della pandemia).
È in questo solco che s'inserisce la cosiddetta "carta Ronaldo", ovvero quel documento che "doveva sparire", che non doveva essere trovato dalla Guardia di Finanzia e in base al quale CR7 avrebbe dovuto ricevere una somma di 19 milioni.
Plusvalenze artificiali e manovra stipendi sono due facce della stessa medaglia, due binari paralleli sui quali viaggiava – secondo in pm – una linea di condotta precisa per salvaguardare il patrimonio netto della Juventus: nascondere un disavanzo contabile superiore rispetto a quello approvato dal CdA. Le somme quantificate sono di 155 milioni per quanto riguarda la gestione delle plusvalenze e circa 67 relativamente alla questione stipendi (di cui 34 non inseriti a bilancio).