“Chiamami come vuoi tu”, la risposta disarmante di Moise Kean
Moise Kean è stato uno dei protagonisti della vittoria della Nazionale contro la Lituania. Dice di essere tornato in Italia (a Torino dopo le difficoltà all'Everton) per "crescere" e con una "nuova testa". Roberto Mancini lo ha schierato nella formazione titolare dal primo minuto costituendo con Giacomo Raspadori (altra stellina della serata) un attacco giovanissimo (classe 2000) ma efficace abbastanza da mandare al tappeto gli avversari (davvero modesti, al 134° posto nel Ranking Fifa) nel giro di mezzora. Doppietta per lo juventino, quasi doppietta anche per la punta del Sassuolo (la prima conclusione è stata considerata autorete per una deviazione) in una serata da incorniciare per entrambi. C'erano loro sotto i riflettori, i più attesi alla prova dei fatti.
Esame superato ma è solo l'inizio. E Kean lo sa bene. S'è ritrovato a un passo dalla convocazione agli Europei, ha fatto ritorno a casa quando il momento delle scelte ha fatto sì che il ct scegliesse altro. La serata di grazia finisce con un scambio di battute disarmante con il giornalista che lo intervista a bordo campo. Una vecchia frase di un film recita che a volte le risposte possono essere più indiscrete delle domande stesse. Ecco, quella di Moise può esserlo a tutti gli effetti. "Come si pronuncia il tuo nome, Kin o Ken?", gli chiedono in diretta TV. La replica è disarmante: "Chiamami come vuoi tu… Kin va bene".
Schietto, spontaneo: Kean è così ma deve aver imparato una parte della lezione. Non segnava un gol in una partita ufficiale della Nazionale dal 26 marzo 2019 (Italia-Liechtenstein 6-0) e non giocava in Azzurro dallo scorso maggio (Italia-San Marino 7-0). Gli Europei li ha solo sfiorati adesso vuol prendersi il Mondiale. "Vederlo in tv non è stato facile, ma ho sempre fatto il tifo per i miei compagni. Il mio futuro? Dipende dal lavoro e da quanta serietà ci metto. lavoro anche sulla mia testa: sono tornato con nuovi obiettivi".