Chi ha visto il bilancio della Juve ha scoperto nuove stranezze: “I rapporti con un’altra squadra”
Anche revisori e sindaci mettono in guardia la Juventus. Sia l’organo di vigilanza che Deloitte non concordano con i dati del bilancio bianconero, pur dando entrambi parere favorevole all’approvazione. Il pomo della discordia è tutto incentrato nell'inchiesta Prisma, tra stipendi e accordi non contabilizzati, passando per la «carta Ronaldo». Il club torinese da parte sua, «non condivide» i rilievi dei revisori e ribadisce la propria volontà a «collaborare e cooperare con le autorità di vigilanza e di settore», ma deve fare ancora una volta i conti con altre voci discordanti, dopo quelle della Consob che ha fornito risultati differenti rispetto a quelli pubblicati dalla Juve nei propri bilanci.
I dubbi di Deloitte sulla manovra stipendi
Per quanto riguarda la cosiddetta manovra stipendi, ovvero le operazioni svolte dalla Juventus per il pagamento dei compensi dei tesserati a seguito della pandemia di Covid-19, la stessa Deloitte ammette di aver dovuto affrontare «particolari profili di complessità e difficoltà interpretative» nell’analisi svolta dai propri specialisti. Lo scorso 17 ottobre, la società che si occupa della revisione del bilancio bianconero, aveva espresso un giudizio con rilievi sugli effetti di queste manovre. Conclusioni che risultano «confermate» dopo le ultime modifiche al bilancio consolidato e che fanno emergere due aspetti: il primo, che «avrebbe dovuto essere iscritta una correlata passività nel bilancio al 30 giugno 2020» per l’integrazione degli stipendi nella stagioni 2020/21 e 2021/22; il secondo, che i cosiddetti loyalty bonus avrebbero dovuto essere iscritti sempre come passività nel bilancio al 30 giugno 2021.
Su queste basi, Deloitte indica quali sarebbero stati gli effetti di queste manovre sull’ultimo bilancio della Juventus: «La perdita dell’esercizio chiuso al 30 giugno 2022 e il patrimonio netto al 30 giugno 2022 risultano sovrastimati rispettivamente di euro 44 milioni e di euro 5 milioni», mentre «con riferimento ai dati riesposti presentati ai fini comparativi, la perdita dell’esercizio chiuso al 30 giugno 2021 e il patrimonio netto al 30 giugno 2021 risultano, viceversa, sottostimata di euro 21 milioni e sovrastimato di euro 49 milioni e il patrimonio netto all’1 luglio 2020 risulta sovrastimato di euro 28 milioni».
I tre milioni non contabilizzati dalla Juventus
Nella propria relazione, Deloitte non contesta solo le manovre adottate per il pagamento degli stipendi. C’è anche un rilievo sui «rapporti in essere tra la Juventus Football Club S.p.A. e un’altra squadra di calcio», non menzionata. Dalle informazioni ottenute, Deloitte «evidenzia delle partite a credito per fatturare da emettere nei confronti di Juventus Football Club S.p.A. per euro 3 milioni, che non risultano rilevate nelle registrazioni contabili dell’Emittente». Una cifra pari a quella concordata con il patron dell’Atalanta per «l’impegno morale» di acquisto di un giocatore nell’affare Kulusevski, a cui i bergamaschi hanno adempiuto «con l’acquisto del calciatore Simone Muratore», messo a bilancio per 7 milioni di euro.
Secondo gli inquirenti, ciò avrebbe prodotto un debito per la Juventus nei confronti dell’Atalanta, «derivante non da impegni morali ma da negozi giuridici non resi pubblici». La stessa Juventus, su richiesta di Deloitte (che si limita solo a citare «un’altra squadra di calcio» senza specificare quale), «non è stata in grado di fornirci spiegazioni», motivo per cui la società di revisione non è in grado di stabilire la necessità di apportare modifiche all’ultimo bilancio consolidato.
La denuncia di Ronaldo e i rilievi dei sindaci
Anche il collegio sindacale, in merito a questi rilievi, non condivide i pareri adottati dalla Juventus. Anzi, condivide l’analisi di Deloitte sulla manovra stipendi e «ugualmente non condivisibile appare la ritenuta irrilevanza di tutti gli elementi di fatto emersi dagli atti d’indagine da cui, invece, emerge la volontà di un disallineamento tra gli accordi formalmente stipulati in tempi successivi e la sostanza di un accordo unitario». Stessa cosa sulle fatture da 3 milioni di euro, che l’altra società calcistica ha contabilizzato.
Ma il collegio sindacale si sofferma anche su un altro caso ormai noto alle cronache: «Cristiano Ronaldo, a mezzo di un proprio difensore, risulta avere depositato in sede penale un’istanza di accesso agli atti ex art.116 c.p.p., nella quale rivendica la propria qualità di creditore della Società, con ciò avvalorando gli elementi d’indagine». Il portoghese, però, non avrebbe «mosso formali attivazioni nei confronti della Società ritenendo così che la circostanza non abbia rilievo contabile». In ogni caso, viene invitato il club bianconero ad «una opportuna riflessione alla luce della rilevanza della posta in gioco, pari a circa euro 20 milioni». Quelli che CR7 attende dalla data del suo trasferimento al Manchester United e che, insieme a tutte le operazioni della manovra stipendi, è finito nel mirino della Consob e degli inquirenti.