Chi ha dato la pedata ad Allegri, il mistero della Coppa Italia: “Non so chi era”
È come se avessero giocato allo schiaffo del soldato con Massimiliano Allegri. Quando s'è voltato non è riuscito a capire chi sia stato il colpevole tra quelle facce torve che lo circondavano. Chi è stato tra gli interisti presenti in panchina a mollargli quella pedata che lo stesso allenatore ha denunciato in tv? Chi ha approfittato della bagarre e ha ceduto alla tentazione di rifilare un pestone al tecnico della Juventus? Chi è stato a farsi giustizia da solo, senza troppi complimenti, alla vecchia maniera (anche se un po' infida) per mettere a tacere l'avversario? Chi s'è tolto lo sfizio? Chi, preso dall'adrenalina e col sangue alla testa, non s'è reso conto che ha rischiato grosso? Possibile che nessuno si sia accorto cosa è successo? Possibile non vi sia almeno una porzione di video che aiuti a ricostruire la scena e a trovare l'autore del gesto?
Nulla. Almeno per adesso non c'è neanche una clip amatoriale, una breve sequenza d'immagini ripresa con uno smartphone che possa mostrare il momento in cui il tecnico ha ricevuto la pedata. Sfottuto e deriso o "cornuto e mazziato" direbbero a Napoli. Uscito dal campo rosso rosso per la rabbia e per il colore del cartellino che l'arbitro Valeri gli ha sventolato sotto il naso (mentre Brozovic è stato graziato).
La serata dell'Olimpico e della finale di Coppa Italia persa con due rigori, di cui uno nei supplementari, e accompagnati da un carico di polemiche per la gestione e la valutazione degli episodi tra Var e campo (dai quali la Juve si sente danneggiata), è stata una delle peggiori che Allegri potesse vivere. Gli è successo di tutto. Perfino di vedere la faccia divertita di Dybala… quando l'ha cambiato quasi gli avrebbe urlato "ma che hai da ridere?"
Nelle orecchie e in testa gli ronza quell'espressione, zero tituli (a Torino non accadeva dall'annata sciagurata di Luigi Delneri), che è un tormento. Richiamato per mettere un po' d'ordine in una Juventus allo sbando dopo Maurizio Sarri e Andrea Pirlo, si ritrova tra le mani una qualificazione in Champions League risicata e un pugno di rimpianti.
Anzi, è riuscito a fare peggio anche del suo predecessore che qualcosa a casa l'aveva portato. E anche tra la sua gente, in quel popolo bianconero che ne aveva accolto il ritorno come manna dal cielo, c'è stato chi ha storto il muso per quei cambi della paura effettuati quando alla fine dell'incontro mancava circa una mezz'ora. Sostituzioni a causa delle quali ha consegnato spazio e iniziativa (è l'obiezione principale) a un avversario che s'è infilato come acqua nelle crepe e ha fatto crollare la diga.
Furente e scuro in volto. Così è apparso Allegri per buona parte del match. Lo era quando è arrivato muso a muso con Farris, il vice di Inzaghi. Gli è successo un paio di volte, nella seconda ha incrociato sulla sua strada anche Lautaro Martinez. Ed è stato allora che si è spinto molto oltre la sua area tecnica, esondando verso la panchina nerazzurra. Momenti di tensione avvenuti prima per il rigore assegnato all'Inter nel secondo tempo e dopo per l'esultanza degli avversari nei supplementari. L'applauso dei rivali al direttore di gara deve essere stato come mandare giù, a forza, un cucchiaino di olio di ricino.
Il tecnico ha spiegato la sua versione dei fatti: "Sul gol dell’Inter è passato uno dell’Inter, non so chi era… è mi ha dato una pedata – le parole in conferenza stampa -. Mi sono girato e mi sono un po’ arrabbiato. Credo sia anche umano e normale. Dopo dispiace, l’arbitro giustamente mi ha buttato fuori perché mi ha visto arrabbiato. Ma conta solo che l'Inter ha vinto e noi abbiamo perso".