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Chi è Pedri, il nuovo Iniesta che a 18 anni guida la Spagna di Luis Enrique

Pedri nel 2019 esordisce nel professionismo con il Las Palmas, oggi è titolare inamovibile della Spagna arrivata alle semifinali degli Europei. Il calciatore del Barcellona per tutti è il nuovo Iniesta, nomea ancora assurda ma che ha un piccolo fondo di verità: oggi è lui l’anima della nuova Spagna che guarda al tiki taka del passato e cerca nuove strade per vincere.
A cura di Jvan Sica
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Nella sfida contro la Spagna ci troveremo ad affrontare un calciatore che a guardarlo bene sembra un bambino, ma se giudicassimo dalle apparenze fisiche sarebbe un disastro. Pedro González López è ancora oggi in effetti un ragazzino di Tegueste, cittadina delle Isole Canarie che gioca divinamente al calcio e per tutti è noto come Pedri, il miglior prospetto della nidiata sempre prolifica dei vivai spagnoli, titolare nella Nazionale di Luis Enrique e giocatore da guardare già con occhio di riguardo, nonostante sia nato il 25 novembre 2002.

Quando inizia a giocare nel Las Palmas, e inizia a farlo davvero molto presto, nel 2019, a 16 anni, dopo poche partite ha già la strada tracciata: è un giocatore tecnico, gioca nella posizione di mezzala sinistra, vede il gioco come pochi, fa partire traccianti illuminanti per i suo compagni di attacco, riesce a muoversi nel gioco di posizione spagnolo a meraviglia. Dette tutte queste cose, la nomea di “nuovo Iniesta” parte subito con la grancassa al massimo.

La Spagna di Pedri? Fa piacere sentirlo ma non è così. Il collettivo è più importante. Se dovessi giocare sarei comunque pronto a dare il massimo.

Di fronte al nuovo Iniesta più Iniesta che ci sia, il Barcellona non sta a guardare e lo compra dopo un solo anno di professionismo. Vorrebbero farlo crescere con calma, facendogli fare il pendolo tra squadra B e prima squadra. Il 27 settembre 2020 esordisce nella Liga, il 20 ottobre in Champions League, il 7 novembre segna il suo primo gol in Liga contro il Real Betis, a dicembre è titolare inamovibile, tanto è vero che a fine anno collezionerà 52 presenze, 4 gol e 6 assist in tutta la stagione. Stessa storia anche per le nazionali spagnole. Il 3 settembre 2020 gioca la sua prima partita in Under 21, il 25 marzo 2021 la prima con la Nazionale spagnola. Oggi è l’uomo di movimento su cui Luis Enrique punta a occhi chiusi in ogni partita.

Il solito paragone con Iniesta

Ma torniamo per un attimo al nuovo Iniesta e cerchiamo di capire perché può essere considerato in questo modo. Quando un campione segna un epoca, almeno per una determinata nazione, è un attimo a far partire il giochino del trovare i successori che in un certo senso possano ricordare il maestro. Basta ricordare tutti i nuovi Maradona che in Argentina sono stati sacrificati sull’altare del più grande. Anche in questo caso parlare di Iniesta per Pedri è un mezzo insulto. L’uomo che ha vinto tutto con Barcellona e Spagna è un campione colossale, capace di cambiare il calcio insieme alle idee di Guardiola perché aveva un senso del gioco superiore, intuizioni fuori scala e una capacità di conduzione tecnica della palla che gli permetteva di prendere vantaggi spaziali necessari per far fluire il gioco rivoluzionario della sua squadra. Pedri non è questo, forse non è ancora questo, probabile che non sarà mai questo, non possiamo saperlo, per cui essere definito “nuovo Iniesta” non ha tanto senso, però ha una skill precisa che lo avvicina davvero al grande calciatore di Fuentealbilla.

Riesce a sviluppare quella continua trama di controlli e passaggi del pallone in maniera naturale, precisa e armoniosa, posta alla base del gioco stesso che noi anche adesso abbiamo fatto interamente nostro con la Nazionale, grazie all’intercessione di Sarri e alle idee di Mancini, da farlo assomigliare a Iniesta e quindi farlo considerare uno dei migliori calciatori della Spagna del presente e ovviamente del futuro.

Entrambi i reparti sono forti, sia noi che l’Italia abbiamo qualità. Sarà una sfida molto combattuta in mezzo al campo, chi vincerà la sfida a centrocampo potrà vincere la partita.

Proprio per questo motivo, poiché lo spirito stesso del gioco spagnolo è in pratica connaturato con il modo di giocare, addirittura io direi di essere su un campo da calcio di Pedri, l’Italia deve guardarsi da questo bimbo terribile e melodioso che Luis Enrique non toglie mai dal campo.

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Perché lo fa? Perché Pedri oggi (insieme a Busquets, intoccabile per un altro elemento fondamentale del gioco spagnolo, ovvero quello di avviare l’azione a un tocco) è la Spagna, rappresenta perfettamente il calcio spagnolo e lo spinge a emulare i grandi campioni del passato prossimo. Oggi noi dobbiamo considerare Pedri come il cuore e lo spirito del gioco della Nazionale spagnola e nel cercare di vincere il duello contro le sue idee e il suo gioco passerà gran parte del nostro eventuale successo.

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