Chi è Marco Rossi, eroe in Ungheria dopo aver sfiorato la depressione: “Non portavo soldi a casa”
Nell'ultima giornata della Nations League, l'Italia di Mancini affronterà l'Ungheria di Marco Rossi: le due formazioni si contendono il primo posto nella classifica del gruppo 3 della Lega A e la conseguente qualificazione alla Final Four.
A sfidare la Nazionale allenata da Roberto Mancini, ci sarà infatti l'Ungheria dell'allenatore Marco Rossi. Non un Marco Rossi qualunque però: il Ct degli ungheresi, nella sua carriera da calciatore in Italia fino al '95, è stato anche compagno di squadra proprio di Mancini alla Sampdoria.
Non sarà dunque una sfida semplice per gli azzurri: l'Ungheria, da outsider, è riuscita ad imporsi nel girone più complesso della Lega A della competizione Uefa, occupando saldamente il primo posto. La formazione magiara ha battuto Inghilterra e Germania, due nazionali dall'innegabile blasone: clamoroso il 4-0 inflitto agli inglesi a Londra. L'unica formazione che Marco Rossi non è ancora riuscito a battere in questo anno è proprio la nazione di Mancini che nella sfida di andata si è imposta per 2-1 a Cesena.
Da quando allena è passato anche da momenti complicati riuscendo poi a sollevarsi e a portare l'Ungheria a giocarsela in un girone di ferro ad Euro 2020. La squadra di Rossi è solida e con carattere, tanto che è riuscita a far saltare gli equilibri del girone già dalla prima giornata. Ma se la nazionale magiara riesce a tenere il confronto con le grandi, il merito è tutto dell'indole del tecnico italiano.
Marco Rossi nasce a Druento, in provincia di Torino, e cresce proprio nel vivaio della squadra granata come difensore centrale. Esordisce in Serie A nella stagione 1983-1984 e poi passa al Campania, dove rimane tre stagioni in Serie C1. Nel 1987 si trasferisce al Catanzaro, neopromosso in Serie B. Ma il livello del calciatore si alza grazie a cinque stagioni al Brescia, dove conquista la promozione in Serie A nel 1992. Nel 1993, dopo la retrocessione delle Rondinelle, passa alla Sampdoria per 2,5 miliardi di lire, e vi resta per due stagioni di massima serie. Alla scadenza del contratto Rossi fa una scelta sui generis per quel periodo: a 31 anni, diventa uno dei primi italiani a giocare all'estero, trasferendosi prima addirittura in Messico all'América e poi in Germania all'Eintracht Francoforte. Piacenza, Ospitaletto e Salò chiuderanno infine la sua avventura da calciatore: dopo tre anni dal ritiro decide di tentare quella in panchina.
La carriera da allenatore di Rossi inizia in sordina e sembra andare molto a rilento, senza mai decollare: quasi tre stagioni al Lumezzane in Serie C, esonerato a causa del penultimo posto in classifica. Nel 2006 va alla Pro Patria, dove viene esonerato e poi richiamato. Allo Spezia in D ottiene un secondo posto e si qualifica per i playoff, non centra però la promozione. Nel 2009 arriva alla Scafatese in Lega Pro Seconda Divisione e a fine aprile è esonerato, per poi essere reintegrato dopo alcune ore alla guida dei campani, con cui ottiene la salvezza. Viene esonerato anche dalla panchina alla Cavese la stagione successiva.
A questo punto arriva un vuoto, fatto di domande e dubbi sulla direzione che stava prendendo la sua vita professionale: aveva senso continuare una carriera di questo tipo, all'ombra di delusioni in categorie di certo non eccelse, o meglio un cambio radicale di vita? Per un anno e quattro mesi Rossi rimane fermo nelle proprie insicurezze. Qualcuno lo chiamava per allenare, ma gli chiedevano come requisito uno sponsor. "Quello è stato un periodo difficile – racconta l’allenatore – erano tre anni che non guadagnavo un euro, che non portavo soldi a casa. Ricevetti tre proposte, ma mi dissero che avrei dovuto pagare per allenare in Serie C. Ne fui schifato – sottolinea – Anche questo succede in Italia. Non sono stato in depressione, ma in uno stato psicologico molto vicino".
In quel momento il tecnico pensa seriamente di mollare tutto per lavorare come commercialista nello studio del fratello. Ma il suo destino aveva ancora altro da offrirgli: ciò che gli riserva tuttavia richiede coraggio, perché si tratta di lasciare tutto e andare in Ungheria per allenare l’Honved di Budapest.
L'allenatore accetta la proposta, ma servirà un bel po' di tempo prima di raccogliere qualche frutto: nel primo anno, stagione 2012-13, inizia con un terzo posto, poi si dimette l’anno dopo per rientrare a metà della stagione successiva e iniziare a mettere i mattoncini per l’impresa. Nel quarto anno ungherese chiude ottavo, ma nel quinto riesce a vincere un titolo storico. Da trionfatore lascia così per un periodo l’Ungheria per vivere un’esperienza in un club slovacco, il DAC Dunajská Streda, prima di iniziare dal 2018 il lavoro con la Nazionale magiara, portata miracolosamente a Euro 2020.
Nella grandissima esperienza dell'Europeo, ecco la soddisfazione più grande, che corrisponde all'apice della carriera di Rossi fin ora: riuscire a fermare sia Francia che Germania con due pareggi (2-2 e 1-1), e riuscire così a portare a casa due nobilissimi punti in un girone infernale in cui si aggiungeva anche il Portogallo.
Tenacia e resistenza sono i due valori di cui Rossi può vantarsi perché lo hanno portato sin qui. Il suo 3-4-2-1 non sarà facile da battere per gli uomini di Mancini: squadra molto organizzata in difesa e attacchi soprattutto in transizione, ma non è abituata a difendersi in modo passivo e anche quando imposta c’è poco di casuale o improvvisato. Dopo le ultime soddisfazioni, il Ct dell'Ungheria vorrà fare così anche uno scherzetto al suo vecchio compagno di squadra.