Chi è l’infermiera “angelo custode” che ha seguito Mihajlovic: “Pensava sempre al Bologna”
Carmela Boscarino ha 54 anni, è di origine siciliana ma vive da tempo a Bologna. È lei l'angelo custode che Sinisa Mihajlovic ha voluto menzionare nella conferenza stampa di venerdì scorso quando, accompagnato dai medici che ne seguono le cure per guarire del tutto dalla leucemia, ha raccontato con molta commozione come sta oggi e come ha trascorso i quattro mesi di ricovero nel Reparto di Ematologia dell'Ospedale Sant’Orsola sottoponendosi alla terapia che lo ha portato al trapianto di midollo osseo.
A tenerlo compagnia nelle notti insonni c'era lei, l'infermiera che il tecnico del Bologna ha definito "dura e leale" oltre che estremamente professionale. A lei ha voluto dedicare un pensiero con un groppo in gola e le lacrime agli occhi dell'uomo consapevole che la vera fortuna è poter essere ancora lì, a Casteldebole, circondato dall'affetto della famiglia e della squadra, a poter raccontare un capitolo della sua vita.
Mi sono commossa quando Mihajlovic mi ha citata – ha ammesso l'infermiera, Boscarino, come riportato dall'intervista a Il Resto del Carlino -. Ha sempre detto che ero il suo angelo custode, ma che lo ripetesse pubblicamente è stata una bellissima sorpresa, come per le altre persone nominate.
Come fai a dimenticare chi ha badato alla tua vita? Come fai a dimenticare chi, con pazienza umana prima ancora che lavorativa, è rimasto al tuo fianco aiutandoti a non perdere la speranza anche quando tutto intorno a te è buio? Non puoi e da buon ‘guerriero' Sinisa ha voluto rendere l'onore delle armi allo staff medico e sanitario che s'è preso cura di lui.
Gli dicevo che doveva avere pazienza e che poi sarebbe passato tutto. E lui di pazienza ne ha avuta. Con lui sono sempre stata sincera quando gli ho spiegato qual è il percorso di queste malattie.
Sincera e severa al tempo stesso. Severa per il suo bene, che spesso Mihajlovic metteva a repentaglio per la determinazione a non mollare e a voler essere accanto alla squadra sempre. In ogni modo. Sfruttando la tecnologia per seguire gli allenamenti dei calciatori. Provando a essere con loro sul rettangolo verde quando i medici glielo permettevano le condizioni di salute lo aiutavano.
È stato difficile fargli capire di non pensare al calcio almeno per un attimo – ha aggiunto Carmela Boscarino -. Ma lui pensava sempre al Bologna, anche con la febbre a 40 ha visto le partite. Qual è stato il momento più difficile. Sicuramente dopo il trapianto perché aspettava che i valori dei globuli bianchi si normalizzassero, così poteva tornare ad allenare la squadra.