Chi è Federico Marigosu, il piccolo Luis Alberto del Cagliari Primavera
Uno dei segreti malcelati dell’ottima annata nel torneo Primavera del Cagliari di Mister Canzi è di sicuro il sardo purosangue Federico Marigosu. Legato alla sua terra, simbolo di una gioventù, sulle orme di Barella, che vuole emergere e fare bene. Crescere e magari, con i dovuti distinguo, rievocare le gesta di una leggenda del football isolano a cui spesso viene – non sempre incautamente – paragonato: Gianfranco Zola. Simile per origini, morfologia fisica e caratteristiche. Per una possibile riedizione della Magic Box 2.0. Visione di gioco, dribbling e l’assist nel dna completano il quadro di un talento potenzialmente molto interessante.
Sardo purosangue, il Cagliari nel dna
Federico Marigosu nasce a Cagliari il 21 aprile 2001 e sin da piccolo, ispirato in questo dal padre Maurizio autentico fanatico del calcio, Fede (o Mari come lo chiamano in campo), nutre la passione per questo sport. E per la sua terra. Tifoso doc del Cagliari, legatissimo alla sua città, Decimomannu ed anche alla comunità di Isili, terra natia di mamma Bea e della nonna materna, il piccolo talento sardo comincia la sua cavalcata nella locale scuola calcio della Decimese.
Dove apprende i primi fondamentali del gioco e spicca il volo. Cagliari, la maglia tanto sognata, arriva presto. E Mari inizia ad accarezzare un sogno. Il nastro si avvolge in fretta e passa alla stagione 2016/17. La prima di cui abbiamo tracce ben documentate, la prima in cui, forse, Fede incontra un allenatore che gli cambia qualcosa dentro, in termini d’impegno e prospettiva. Quella Under 17 di cui fa parte Marigosu è allenata dall’ex attaccante cagliaritano Suazo che a quel gruppo riuscirà a dare tanto.
Un decimo posto in campionato ma diversi insegnamenti utili per un ragazzo sempre attento alla voce dei più grandi. E non solo dal punto di vista anagrafico. L’anno successivo, è ancora Under 17 e la sua squadra, grazie alle sue 8 firme in 25 partite, si posiziona al quarto posto alle spalle delle solite note: Milan, Inter e Atalanta. È tempo di fare un altro passo in avanti ed esordire nel torneo Primavera.
Debutto che, puntualmente, arriva il 23 settembre del 2018 contro la Juventus. Un segno del destino? Forse, quella partita durerà 10 minuti o poco più, andrà ai bianconeri (sconfitta vendicata con gli interessi in questa stagione) ma sarà l’inizio dell’avventura di Mari in questa categoria. Il primo anno si chiude con 4 reti e 3 assist in 27 gare totali fra campionato, coppa e torneo di Viareggio. L’anno successivo, quello in corso, è da top player. Da giocatore importante. Una sola marcatura ma ben 9 assist totali che lo rendono uno degli uomini più preziosi della squadra di Canzi. Gli attaccanti Gagliano e Contini, 16 gol in due, spesso beneficiano delle prodezze del talento sardo con marcature a grappoli e segnature facili, facili. Prima però, la scorsa estate, nell’unica gara giocata alla ‘Sardegna Arena’ di pre-season, l’esordio coi grandi nell’1-1 contro gli inglesi del Leeds United di Bielsa. Pochi minuti di gioco che però potrebbero diventare tanti in futuro. Poi, l’esordio nella nazionale Under 19 di Bollini, nel ko col Portogallo per 1-0 dello scorso ottobre, e, agli inizi del 2020, il primo contratto da professionista legandosi per altri due anni al Cagliari.
La strada – quella del nuovo Zola con un pizzico di Luis Alberto – è tracciata.
Testa da calciatore e etica del lavoro. Ma “Mari” non parla solo di calcio
Testa da calciatore e mente pensante. Di chi, anche spulciando i suoi social network, ha anche altri argomenti al di fuori del calcio. La tutela dell’ambiente, l’orgoglio sardo, la passione per la lettura e per i libri fantasy, per le Serie Tv e il Trono di Spade, per Tolkien ma anche qualche petizione lanciata qua e là per la difesa di un campo da basket, imbrattato dai soliti imbecilli, e qualche post per denunciare chi sporca con spray colorati le piazze del paese. Insomma, qualità non proprio comuni alla base di un ragazzo con valori e principi morali – almeno sino ad oggi – cristallini. L’etica del lavoro, insegnata da papà, ed il talento naturale fanno il resto. Con Messi e poi Ronaldinho, come beniamini da cui prendere ispirazione e a cui tendere.
Qualità da #10 sì ma con lampi di modernità
Già, quei #10 che fanno tremare i polsi e vibrare il cuore dei tifosi. Quei #10 a cui lui somiglia e che prova a imitarne le gesta. Anche se, al momento, in piccolo. Talento – come detto – ce n’è. Voglia, pure. E le caratteristiche sono quelle che possono permettergli di andare molto in alto. Destro naturale, bravo anche col sinistra è #10 sì ma con tanta modernità nel motore. Gioca sulla trequarti, nel 4-3-1-2 di Canzi, ma sa interpretare al meglio anche il ruolo di esterno d’attacco – a destra o a sinistra – e, all’occorrenza le posizioni di seconda punta o di centrocampista centrale. Con compiti di regia. Grazie a letture precise, passaggi chiave illuminanti e quella dote di fini dicitore che, oggi, lo rendono il Luis Alberto del torneo Primavera con ben 9 assist a referto. Insomma, una potenziale miniera d'oro.