Chevanton: “Vicino a farla finita. Avevo bisogno di affetto, chi mi stava vicino non me l’ha dato”
Ernesto Javier Chevanton dallo scorso giugno ha interrotto dopo quattro anni la propria collaborazione col Lecce, di cui resta il miglior marcatore della storia in Serie A: l'ex bomber uruguaiano ha lavorato nelle giovanili del club salentino, curando nell'ultima stagione la squadra Under 15. Poi la separazione, non voluta da lui, come si evince dalle sue parole: "Come mai non lavoro nel Lecce? Non è una domanda per me, ma per altri… Nel mio piccolo ho fatto bene nelle giovanili. Mi dispiace tantissimo non essere dentro, mi piacerebbe tornare, il rapporto con la dirigenza resta ottimo". ‘Cheva' nel Salento è oggetto di culto: un amore ricambiato, visto che si è stabilito a vivere lì, dedicandosi anima e corpo alla sua tenuta agricola. Anche Ernesto peraltro – come è capitato ad altri sportivi di alto livello – ha dovuto fare i conti con il buio dell'anima, arrivando fino al punto essere "a un passo dal farla finita, per fortuna non è successo".
Chevanton e la depressione: "Nessuno può capire se non l'ha conosciuta, sono stato a un passo dal farla finita"
Chevanton racconta come tutto possa diventare nero molto velocemente, senza riuscire ad opporre resistenza. Per lo più capita quando la carriera finisce e i riflettori si spengono, è stato così anche per l'ex attaccante di Monaco e Siviglia: "Sei mesi dopo aver smesso di giocare, torno a casa e poi… il buio. Piangevo senza sapere perché, volevo solo dormire. Se andavo fuori, sentivo una fitta al petto. Facevo due gradini e dovevo tornare dentro. Le pillole, poi, finivano solo per stordirmi. Nessuno può capire la depressione se non l'ha conosciuta. Avevo bisogno di affetto e chi mi stava vicino non me l'ha dato. Finché una sera sono stato a un passo dal farla finita, per fortuna non è successo".
"Come se ne esce? Facendosi aiutare da specialisti, psicologi, psichiatri – spiega Chevanton alla Gazzetta dello Sport – Condividendo la tua esperienza con chi ha lo stesso problema: la depressione tra gli ex calciatori è molto più comune di quanto si pensi. C'è una forza che ti tira su quando stai affondando: serve tempo e aiuto, ma tutti possono salvarsi. Se ne parla poco e niente, l'ho detto pure a Coverciano. Nessuno è davvero preparato per il momento in cui smetterà di giocare, soprattutto se non ha altro che lo accenda fuori. Il mio male veniva da lontano: l'ho accumulato negli anni, poi è esploso".
Chevanton oggi a 44 anni: "Ho capito che questa è la vera vita. Ho conosciuto il lusso, ma non ero felice davvero"
Il contadino Cheva oggi a 44 anni sembra aver colto il senso della vita: "Vado nella mia tenuta la mattina presto e faccio lavoretti da subito: ora sto costruendo una voliera di 11 metri. Poi do da mangiare agli animali, curo l'orto. A volte, vado via la sera senza neanche pranzare. Oltre alla campagna, c'è la palestra, almeno tre volte a settimana. Ora faccio kickboxing, mi alleno più adesso che prima… . Rispetto tutti, ma ho capito che questa è la vita vera. Anche io ho conosciuto il lusso, ma non ero felice davvero. Adesso mi bastano piccole cose per stare sereno: andare a pesca, piantare qualche lattuga, dare vino, olio e uova ai vicini. Se sono felice? Non lo so, ma faccio quello che mi fa stare bene, senza obblighi, e non manca mai un piatto caldo a me e alle mie figlie che adoro. In questa quiete mi riprendo il tempo che non avevo per scavare dentro me stesso. E voglio invecchiare qui, con i miei animali, nel mio Salento".