Chelsea nel caos, i nuovi amministratori temono di essere usati come copertura da Abramovich
Che ne sarà del Chelsea dopo le dimissioni del presidente, Roman Abramovich? Il club è stato affidato agli amministratori della Fondazione di beneficenza dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Il timore di sanzioni dirette che colpiscono i suoi asset patrimoniali ha spinto il miliardario russo a fare un passo indietro. Uno scossone che ha fatto molto rumore, considerato anche il contesto attuale, ma che in realtà, a livello operativo, lascia intatta struttura e funzionamento dei Blues. Un conto è la parte amministrativa, un altro ancora quella sportiva/manageriale la cui gestione resta nelle mani di Marina Granovskaia (braccio destro dell'ex massimo dirigente) e del direttore tecnico, Petr Cech.
Almeno per adesso sarà così ma nel lungo periodo cosa accadrà? È un passaggio fondamentale per introdurre un altro aspetto della vicenda dopo il comunicato ufficiale dei londinesi sul passaggio di consegne. Le figure a cui è stato affidato il Chelsea possono decidere di metterlo in vendita? Possono fare mercato o, addirittura, decidere di esonerare l'allenatore? Possono assumere una posizione molto netta nei confronti dei club russi chiedendone l'espulsione dalle Coppe? Se per i primi due quesiti la risposta è nei ruoli dell'organigramma societario restano le perplessità per l'ultima domanda.
Il richiamo a "pregare per la pace" indicato nella nota del Chelsea è interpretato come cosa ben diversa rispetto a una condanna netta dell'operazione militare lanciata da Putin. "La situazione in Ucraina è orribile e devastante – si legge nel breve comunicato -. Il pensiero del Chelsea FC è con tutti in Ucraina. Tutti in Ucraina. al club sta pregando per la pace".
C'è ancora un passaggio, però, che ancora non è chiaro né spazza via tutti i dubbi sul futuro del Chelsea. La freddezza da parte dei vertici della Fondazione di accettare la "gestione e la cura" del club rischia di trasformare il caso in un caos. Bruce Buck è il presidente della Fondazione di beneficenza mentre Emma Hayes (manager del Chelsea Women) Piara Powar, Paul Ramos, John Devine e Hugh Robertson (presidente della British Olympic Association ed ex ministro dello sport) sono gli amministratori.
Nessuno di loro, però, ha ancora accettato l'offerta di Abramovich. Perché? La parolina magica è conflitto d'interessi, si chiedono se il loro incarico è compatibile con la direzione della società e temono di essere accusati di "riciclaggio". Un'obiezione rafforzata da due ipotesi: l'impatto sul club di eventuali sanzioni da parte del governo britannico nei confronti del magnate russo, la convinzione di passare per una sorta di copertura dell'ex numero uno. Non vorrebbero agire o essere visti a mo' di prestanome messi lì, al suo posto, in un momento molto delicato.