Che fine ha fatto la Spagna che ha dominato per un decennio il calcio europeo
Il cambio di sede da Bilbao a Siviglia ha fondamentalmente rappresentato un miglioramento delle condizioni basiche per la Spagna, la quale potrà disporre quantomeno dell'appoggio incondizionato di una città da sempre molto legata alla nazionale e agli antipodi dal separatismo basco. Ciò nonostante, la selezione iberica arriva all'europeo intorpidita e senza quell'aura di grandezza che l'ha caratterizzata nel decennio scorso. I motivi sono vari.
Panico e polemica
Dopo le positività al covid di Sergio Busquets, asintomatico e Diego Llorente, poi rivelatosi un falso positivo, la decisione di Luis Enrique di convocare presso il centro sportivo nella periferia di Madrid un gruppo di 17 giocatori che si prepareranno in una bolla parallela è sinonimo sia di precauzione sia d'instabilità. Dopo aver ridotto a soli 24 elementi, invece di 26, la lista ufficiale, ora il tecnico asturiano si è visto obbligato a puntare su un mega gruppo di oltre 40 calciatori. Il panico di un cluster simile a quello che nel luglio del 2020 colpì la squadra del Fuenlabrada, della seconda serie spagnola, ha fatto breccia nell'ambiente di una Roja i cui calciatori non sono stati vaccinati prima del ritiro.
Alla preoccupazione è seguita la polemica riguardo la vaccinazione affrettata del gruppo dei convocati, approvata dal governo iberico il 9 giugno. Da un lato c'era chi protestava per il trattamento di favore e dall'altro chi invece faceva leva sulle due positività nel gruppo per affrettare la somministrazione della prima dose. La conseguenza è stato un caos ambientale non da poco, che ha dapprima creato un problema etico e poi in qualche modo condizionato il lavoro di Luis Enrique, obbligato a lavorare la mattina con il gruppo di 17 giocatori venuti a fare da sparring partner e il pomeriggio con i 22 che appartengono al gruppo originale.
Senza bussola
L'assenza di un elemento come Sergio Ramos potrebbe pesare molto, soprattutto a livello mentale. Il centrale di difesa del Real Madrid non solo è diventato capitano e simbolo dopo l'addio di Iker Casillas ma ha rappresentato quella componente di furia iberica perfettamente combinata a quel tiqui taca che ha marchiato a fuoco i successi della Spagna. Non poter contare sul carisma dell'andaluso, non giudicato idoneo fisicamente dal commissario tecnico, non solo priverà la Spagna di un leader mentale ma anche di un difensore che, nonostante l'età avanzata, sa come approcciare i grandi eventi. Luis Enrique ha valutato per qualche giorno di dover utilizzare quel Raul Albiol richiamato solo dopo i casi di covid che hanno sconquassato l'ambiente. In mezzo al campo, invece, nella speranza che Rodri possa prendere con sicurezza il testimone di Busquets, bisognerà invece confidare in un passo avanti di Thiago Alcántara o Fabian Ruiz, i due interni sui quali sembra puntare il selezionatore.
Rebus portiere e centravanti
Con il match di debutto contro la Svezia come test impegnativo dopo una preparazione a singhiozzo, il tecnico spagnolo dovrà immediatamente mostrarsi capace di andare al di là delle avversità presentatesi nel periodo di preparazione. Ma non solo. La stagione 2020-21 ha visto crollare in picchiata le azioni di David De Gea, apparso molto compassato nella finale di Europa League persa contro il Villarreal nella cui decisiva sessione di rigori non è stato capace di pararne neanche uno. Il suo sostituto principale, ossia Unai Simón, ha realizzato un'ottima stagione con l'Athletic Club, eppure manca di esperienza internazionale. Lo stesso problema è in attacco, dove Luis Enrique ha deciso di lasciare a casa Iago Aspas preferendogli Alvaro Morata. L'attaccante juventino, reduce da una stagione non di prim'ordine, è attualmente il titolare in punta del 4-3-3 dell'asturiano. Una scelta che ha fatto storcere non poco il naso in Spagna, vista la conseguente esclusione dall'undici titolare di Gerard Moreno, mattatore del Villarreal e principale bomber spagnolo dell'ultima stagione di Liga con 23 reti messe a referto.
Uno scenario non idilliaco per una selezione che, davanti a un pubblico passionale come quello di Siviglia, potrebbe soffrire quell'ansia da prestazione tipica di chi, senza leader d'esperienza, è reduce da un affrettato e claudicante cammino di preparazione. E potrebbe pagarne le conseguenze già nel girone di qualificazione.