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Guerra in Ucraina

Che fine ha fatto Abramovich dopo il Chelsea: fa il mediatore, ha gestito scambi di prigionieri

Che fine ha fatto l’ex proprietario del Chelsea Roman Abramovich sparito dai radar dopo le sanzioni per la guerra tra Russia e Ucraina. La ricostruzione di quanto accaduto al magnate russo.
A cura di Marco Beltrami
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Che fine ha fatto Roman Abramovich? Sono trascorsi ormai cinque lunghi mesi da quando l'imprenditore, politico e miliardario russo, ha dichiarato ufficialmente la sua intenzione di vendere il Chelsea. Iniziava così, la fine di un'era durata ben 19 anni. Una gestione rivelatasi assai fortunata con la bellezza di 31 trofei conquistati tra squadra maschile e femminile. La speranza palesata in quell'occasione dall'ex patron del Chelsea di poter visitare nuovamente lo Stamford Bridge per salutare tutti di persona, si è spenta sul nascere dopo che il governo britannico ha posto un veto su quello che è stato definito un "importante uomo d'affari russo e oligarca pro-Cremlino".

All'indomani dell'invasione della Russia all'Ucraina anche Abramovich, dunque, è finito nella blacklist delle istituzioni di oltremanica a causa della sua partecipazione societaria nel gruppo siderurgico e minerario Evraz, che rientra tra quelli che hanno offerto vantaggi e sostegno al governo di Putin in attività di importanza strategica per il suo Paese. Tra le sanzioni comminate, il congelamento dei beni di Abramovich, il divieto di viaggiare in terra britannica e il divieto per tutti i cittadini di fare affare con lui. Una serie di provvedimenti estesi poi anche all'Unione Europea.

Quei rapporti con la Russia di Putin, che inizialmente sembravano oggetto solo di indagini di giornalisti investigativi finiti poi al centro di contenziosi legali con Abramovich, sono diventati invece fondamentali per il suo destino in tempi di guerra. Dopo il ritiro della domanda per il visto di primo livello da parte del miliardario (preludio poi al bando incassato delle autorità d'oltremanica), la questione è finita al vaglio della Camera dei Comuni, con il famoso documento trapelato del 2019 in cui si certificavano i rapporti di Abramovich con Putin. C'è stato dunque chi ha ipotizzato come la sua "fuga" dall'Inghilterra fosse legata anche alla volontà di "riavvicinarsi" alla madrepatria.

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A quanto pare, dunque, l'ultima volta in cui Abramovich potrebbe essersi recato nel Regno Unito risalirebbe al 2021, in occasione della visita in compagnia del presidente israeliano Isaac Herzog  dopo un'assenza di 3 anni. Ha potuto recarsi a Londra in quell'occasione sfruttando la cittadinanza israeliana.

Inevitabile dunque a quel punto la cessione del Chelsea con una speciale licenza per la vendita nonostante i beni del proprietario russo fossero stati bloccati. Il governo ha infatti deciso che i fondi raccolti in quella trattativa fossero diretti alle vittime della guerra in Ucraina attraverso una nuova fondazione. Dopo l'acquisizione del club da parte del consorzio guidato dalla società di private equity statunitense Clearlake Capital e Todd Boehly, i quasi 3 miliardi di sterline raccolti si trovano però ancora in un conto bancario congelato di proprietà di Fordstam, che è controllato da Abramovich. Una situazione legata alla disputa tra il governo britannico e i funzionari indipendenti che avrebbero dovuto dirigere la fondazione.

Se la vita sportiva di Abramovich è cambiata per sempre, altrettanto si può dire per quella mondana. Le sue memorabili feste con celebrità del mondo dello spettacolo, organizzate nella sua proprietà ai Caraibi oppure sul suo eccezionale superyacht Eclipse di 162 metri (costato all'epoca 700 milioni di sterline) o, ancora, nei giardini londinesi di Kensington Palace, si sono drasticamente interrotte lasciando il passo oggi a uno stile di vita ben diverso. Certo il suo patrimonio, passato da 19 miliardi a 7,53 miliardi di sterline, gli permette ancora di godere di lusso sfrenato, ma con un margine d'azione e di movimento ridotto rispetto agli anni scorsi.

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Insomma, esiliato dall'Europa e indagato in diversi Paesi, Abramovich ha dovuto rivedere i suoi piani. Il tutto mentre sono iniziate a circolare notizie sui suoi tentativi di fare da mediatore tra Russia e Ucraina o di lavorare sul campo per gli scambi dei prigionieri e il rimpatrio dei bambini ucraini. Difficile, d'altronde, ricevere informazioni dal diretto interessato sempre poco propenso ad esporsi a livello mediatico. Basti pensare che anche nella sua avventura al Chelsea, raramente ha parlato pubblicamente con solo poche persone che hanno avuto la possibilità di confrontarsi con lui. Un esempio? Il caso dell'ultimo manager dei Blues Tuchel che gli ha parlato dal vivo solo 6 mesi dopo il suo arrivo al momento del trionfo in Champions.

Nell'ultimo periodo Abramovich ha vissuto tra Sochi, Istanbul e Tel Aviv, cercando casa anche a Dubai come molti altri oligarchi russi che hanno ricevuto sanzioni dall'Occidente. Il calcio è passato in secondo piano nella sua vita anche se ha continuato a seguire a distanza il "suo" Chelsea reduce da una stagione disastrosa. Per capire come si sta muovendo il classe 1966, secondo The Athletic, basta fare riferimento ai documenti depositati presso il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti dallo studio legale Kobre & Kim, che ha rivelato di essere stato arruolato per rappresentare il russo nel giugno 2022. Da queste carte si può risalire all'attività di Abramovich come "mediatore nei negoziati di pace tra Russia e Ucraina, con l'obiettivo di trovare una soluzione diplomatica per porre fine al conflitto armato".

Un tentativo indipendente per Abramovich che sarebbe stato anche coinvolto nei tentativi di sostenere e coordinare la creazione di corridoi umanitari e altre missioni di soccorso legate al conflitto. C'è stato anche chi ha sostenuto che lo stesso magnate sia stato uno dei 100 uomini influenti contattati dalle autorità ucraine per provare a scoraggiare Putin dai suoi propositi di invasione. Questo anche perché Roman ha contatti fittissimi e ovunque: il regista ucraino Alexander Rodnyansky ha dichiarato al Financial Times: “Gli ucraini stavano cercando di trovare qualcuno in Russia che potesse aiutare a trovare una soluzione pacifica. Hanno chiesto aiuto e Roman è la persona che ha deciso di aiutare e mobilitare il sostegno per una risoluzione pacifica".

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Questo alla luce del suo legame strettissimo con il presidente russo. David Lingelbach, ex capo delle operazioni russe della Bank of America a Mosca e ora professore all'Università di Baltimora, dice a The Athletic: "C'è questo famoso periodo nella carriera di Abramovich in cui è il governatore della Chukotka, nell'estremo oriente russo. Ha scaricato un bel po' della sua fortuna per aiutare le persone lì. E tutto ciò era, a mio avviso, un modo per dimostrare a Putin che era una persona disposta a fare tutto il necessario per dimostrare lealtà e lealtà, che penso sia probabilmente uno dei valori più alti di Putin".

Ecco allora che dopo l'addio al Chelsea e il girovagare lontano dall'Europa, Abramovich è finito al centro di numerose voci. Durante la prima settimana di guerra sarebbe stato presente nei negoziati in Bielorussia, poi a marzo ecco il suo ruolo di diplomatico con la presunta consegna a mano a Putin di una lettera di Zelensky con le condizioni per la pace secondo il Sunday Times. E poi ancora il Wall Street Journal ha rivelato che Abramovich sarebbe stato tra le persone presenti ai colloqui di pace al confine tra Ucraina e Bielorussia con sintomi di sospetto avvelenamento da "armi chimiche". Lo stesso ricchissimo imprenditore dopo la grande paura di contagio (poi sfumata) avrebbe chiesto a uno dei medici: "Stiamo morendo?".

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Il portavoce del Cremlino Peskov ha spiegato: "Abramovich  è coinvolto nell'assicurare alcuni contatti tra la parte russa e quella ucraina e non è un membro ufficiale della delegazione. Sapete che la nostra delegazione è guidata dall'aiutante presidenziale (Vladimir) Medinsky, ma ciononostante, da parte nostra, lui (Abramovich, ndr) è presente al tavolo dei negoziati". Insomma comunque un ruolo importante e una figura di spicco che, secondo un ex funzionario del ministero degli Esteri britannico a The Athletic, potrebbe fare il classico doppio gioco: da un lato, cercare di assecondare il più possibile Putin e, dall'altro, non perdere i suoi legami con l'Occidente sfruttando un ruolo da mediatore, La scorsa estate sarebbe stato coinvolto nello scambio di 200 prigionieri di guerra ucraini in cambio di 55 russi, oltre a un gruppo di cittadini stranieri provenienti da Stati Uniti, Gran Bretagna, Croazia, Svezia e Marocco.

Abramovich ,in particolare, sarebbe stato presente all'aeroporto di Rostov sul Don dove sono stati rilasciati diversi prigionieri britannici. Uno di questi al Daily Mail avrebbe raccontato l'incontro con l'ex patron del Chelsea che avrebbe poi fornito iPhone agli uomini per chiamare le loro famiglie e avrebbe anche servito bistecche ai prigionieri rilasciati. Lo stesso ha poi evidenziato: "Sono grato ad Abramovich e al principe saudita, ma tutto questo ha dei limiti: per me sono cavalieri in raso scuro, che giocano con il Cremlino per i propri scopi".

Le ultime novità sul destino e sul patrimoni di Abramovich raccontano di una riorganizzazione delle proprietà dei suoi beni intorno al febbraio 2022: "Ha reso i suoi figli (tutti cittadini russi,ndr) i beneficiari ‘di un trust offshore a Cipro'" .Questo per evitare ulteriori provvedimenti legati alla guerra, e diversificare ulteriormente i propri fondi dopo che le banche si sono fatte sentire temendo anche le conseguenze del conflitto.

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Lo scorso maggio, Abramovich ha contestato le sanzioni imposte dall'Unione Europea e questo mese i suoi avvocati sono comparsi davanti alla Corte di giustizia europea in Lussemburgo per sostenere che le sanzioni erano basate più sulla fama che “sulle prove”. La difesa si basa sul suo status di "cittadino onesto", con l'avvocato Thierry Bontinck che ha aggiunto: "La celebrità è un'arma a doppio taglio. Poniti questa domanda: quando è iniziata la guerra, questo famosissimo russo ha avuto la possibilità di evitare le misure restrittive? La risposta è no. Anche se ha vissuto, lavorato e investito in Occidente per più di 20 anni”.

In caso di vittoria, Abramovich chiede la revoca delle sanzioni e che il Consiglio dell'Unione Europea, a titolo di risarcimento danni, versi 1 milione di euro alla “fondazione per le vittime dei conflitti" che però si sta costituendo in relazione alla vendita del Chelsea come suddetto.

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