Champions League: Napoli, gioco corto e densità tra le linee per battere il Liverpool
L'esordio in Champions League offre al Napoli la possibilità simbolica di riprendere un discorso sospeso. E un parametro per misurare l'evoluzione del progetto di Ancelotti. La storia in Champions degli azzurri è ferma al “che sarebbe successo se” Alisson non avesse mostrato un capolavoro di riflessi e velocità su Milik ad Anfield. Il Liverpool vinse 1-0 e passò il turno. Il resto è storia. Il Napoli, che avrebbe eliminato i Reds con quel gol, riparte proprio dal Liverpool. Al San Paolo, all'andata nella scorsa edizione, giocò una delle partite migliori della stagione. A quasi un anno di distanza, che presente e che futuro ci racconterà la sfida ai campioni d'Europa?
Le lezioni delle partite dell'anno scorso
Nello scontro diretto del 3 ottobre 2018 al San Paolo, il Napoli è partito con un 4-4-2 che vedeva Hamsik in regia, Fabian Ruiz come ala di forma e mezzala di fatto, e Maksimovic che si accentra da terzino destro a terzo centrale. In questo modo ha consentito a Mario Rui di rimanere più alto, dialogare con Ruiz e Insigne e prendere in mezzo Alexander-Arnold. Ad Anfield, al ritorno, il Liverpool ha preso il controllo del gioco e neutralizzato questo piano con una migliore protezione del centro del campo. Klopp ha studiato il contropressing in modo da far defluire il gioco del Napoli verso gli esterni, lasciati più liberi ma di fatto senza possibilità di incidere. Il Liverpool presumibilmente cercherà di ripetere questo tipo di situazione e conterà sui movimenti di Firmino per rendere efficace il tipico calcio veloce e verticale di Klopp.
I movimenti di Firmino, le contromisure di Ancelotti
Firmino non si muove come un centravanti classico, si piazza tra le linee, gioca di fatto da numero 10. In questo modo tiene in allarme, e di conseguenza trascina fuori posizione, il mediano basso avversario come è successo a Jorginho in Supercoppa Uefa. E' un movimento che apre i corridoi ai lati e alle spalle del centrocampista avversario, e genera una seconda conseguenza positiva per il Liverpool. Salah e Mané possono infatti forzare indietro la difesa avversaria, e nella porzione di campo più ampia tra difesa e centrocampo Firmino può inserirsi senza palla, quasi a fari spenti, e mantenere la stessa centralità anche in fase di realizzazione.
Questo meccanismo offensivo ha funzionato bene in campionato contro il Burnley, schierato con il 4-4-2. La costituzione di un rombo a centrocampo ha aumentato la densità dei Reds nella zona centrale ed esposto gli avversari in costante inferiorità numerica.
La posizione di Firmino si combina con l'altro fattore che ha permesso al Liverpool di vincere le ultime 14 partite in Premier League, il controllo degli “half-spaces”, i corridoi tra terzino e centrale avversario. La squadra di Klopp genera il 40% delle azioni dalla fascia sinistra in questa stagione. Dunque, sarà determinante il contributo nelle due fasi di Fabian Ruiz e Callejon, forse il giocatore più centrale nello sviluppo del gioco del Napoli contro la Sampdoria, alla luce dei 50 scambi con Ruiz (principale combinazione del match) e dei 40 con Di Lorenzo. Senza un'adeguata presenza delle mezzali, il Napoli rischia di lasciare Allan troppo esposto. Quel che potrebbe preoccupare Ancelotti, però, è la scarsa quota di duelli difensivi vinti nella zona centrale tra Allan e i difensori nelle ultime partite di campionato.
Obiettivo: il recupero alto del pallone
Ancelotti sta lavorando sull'individuazione di un equilibrio che consenta al Napoli un controllo territoriale che valorizzi le qualità dei singoli e l'orchestrazione complessiva. L'attenzione principale rimane sulla fase di costruzione, sulla fase di possesso. Come il Liverpool, Ancelotti chiede ai terzini di salire per aumentare l'ampiezza della manovra. Rispetto agli inglesi, però, come rivelano le mappe dei passaggi delle ultime partite, il Napoli si muove in modo diverso, si dispone più indietro, con le linee un po' meno strette. È più orizzontale il movimento degli azzurri, che non superano i 16 recuperi del pallone nell'ultimo terzo di campo.
Il Liverpool, invece, costruisce gioco con i centrali molto staccati, i terzini sulla linea dei centrocampisti e tutti schiacciati sugli attaccanti. È una molla, una fionda. Van Dijk funge da stabilizzatore nella fase di lancio, mezzali e attaccanti costituiscono l'essenza del contropressing di Klopp che, contro l'Arsenal in Premier League, ha permesso ai Reds di recuperare il pallone 46 volte nella metà campo avversaria.
Henderson e Ruiz, il duello chiave
In quella sfida, l'unica contro una delle altre componenti del Big Six finora affrontata dai Reds in campionato, i due terzini Robertson e Alexander-Arnold hanno toccato più palloni di tutti i compagni di squadra. Costantemente coinvolti in fase offensiva anche oltre la linea di centrocampo, ai terzini Klopp chiede di dialogare costantemente con la mezzala di riferimento. Un principio particolarmente importante nel settore di destra tra Alexander-Arnold, Henderson e Salah. Rispetto a Wijnaldum, mezzala dai movimenti più controllati sul centro-sinistra, Henderson gode di una libertà maggiore. E' di fatto una presenza jolly, che accompagna gli inserimenti di Salah all'interno o all'esterno, un elemento dinamico per lo sviluppo verticale del gioco. Questo suo superare i confini dell'interpretazione canonica del ruolo permette anche a Firmino di giocare più alto, di muoversi anche più vicino all'area di rigore.
Come si è visto all'esordio in Premier League contro il Norwich, più si allarga la zona di competenza di Henderson più il Liverpool rischia di farsi prendere d'infilata nel corridoio interno una volta superata la prima linea di pressing. Per questo, il terzino sinistro, che sia Ghoulam o Mario Rui (che ha sofferto molto contro Salah la scorsa stagione ad Anfield), avrà un peso specifico molto elevato. La quantità di scambi e la vicinanza con la mezzala di riferimento su quel lato potranno fare la differenza. È di norma la zona di competenza di Fabian Ruiz, che corrisponde al profilo del giocatore utile a sfruttare i corridoi alle spalle del suo omologo. Lo spagnolo, equilibratore spostato nel settore di centro-destra, ha toccato più palloni di tutti contro la Sampdoria, nell'ultima di campionato, mantenendo una posizione media a metà tra la mezzala e il playmaker basso. Non a caso è risultato primo per palloni recuperati (15), dribbling (3/3) e passaggi riusciti (92/96), palloni intercettati (2) e precisione dei passaggi nella trequarti avversaria (95%).
Un ruolo facilitato dalla compresenza di Elmas e dalle caratteristiche di gioco della Sampdoria, non così stringente nell'utilizzo del pressing alto. Contro una squadra dal pressing alto così insistito, è ipotizzabile che torni Allan a fare da anello di congiunzione con la difesa.
Come attaccherà il Napoli?
Se si guarda a quel che ha funzionato meglio in questo avvio di stagione e al confronto del San Paolo della scorsa stagione, si può pensare a un Napoli che partirà con un 4-4-2 definito in fase di non possesso e che poi attaccherà secondo un 3-4-2-1 con Di Lorenzo bloccato, come nelle prime due giornate di Serie A, come Maksimovic contro i Reds l'anno scorso. Se davvero Llorente giocherà titolare, come le indicazioni della vigilia suggeriscono, la sensazione ne risulterebbe ulteriormente rinforzata.
Quanto può essere importante la presenza di Llorente
Sarebbe infatti il basco, come già si è visto contro la Sampdoria, a completare l'asse con la mezzala destra (presumibilmente Zielinski) e Callejon e offrire opzioni per far scivolare la difesa del Liverpool mentre Insigne, Ghoulam e Fabian Ruiz cercano di esporre le maggiori difficoltà di Alexander-Arnold in termini di duelli difensivi, soprattutto sotto pressione. La presenza di Llorente potrebbe aumentare la densità sulla trequarti del Napoli che cercherà di portare molti uomini negli ultimi trenta metri e controllare il gioco fra le linee, negli spazi di mezzo, per scompaginare le transizioni dei Reds.
Lozano jolly per ribaltare velocemente l'azione
Un attaccante associativo, anche a costo magari di svuotare inizialmente l'area per aggredirla in un secondo momento, potrebbe forzare la difesa a salire o uno dei mediani ad arretrare e disallineare gli elementi della codificata struttura di Klopp. Per poi sfruttare, a partita in corso, con le linee più larghe, un jolly come Milik o come Lozano per ribaltare velocemente l'azione come in occasione del gol segnato al San Paolo lo scorso ottobre proprio nel finale di partita.