Champions League, Bayern Monaco-Psg: la finale del gol e di una nuova idea di calcio
La partita più lunga della storia, forse più una sfida che riprende una gara di basket. La finale di Champions League fra Bayern Monaco e Psg, mette infatti di fronte due allenatori che hanno una filosofia di calcio quasi simile, improntata a lasciare liberi da schemi o vincoli, i giocatori di maggiore qualità. Una sorta di resa al tatticismo, tipico dei primi anni 2000, che stava facendo allentare la morsa emozionale del calcio. Flick e Tuchel hanno portato anche nei vari campionati europei (in questo caso Bundesliga e Ligue 1), la filosofia di calcio tedesco che nell'era moderna ha cambiato radicalmente il mondo di intendere questo sport nel Paese.
La rivoluzione post Mondiali 2006 in Germania, oltre a generare una flotta di giovani talenti che ad oggi fanno parte delle rose dei più importanti dei club europei, ha generato anche un cambiamento netto dal punto di vista del gioco, dell'atteggiamento in campo e dell'approccio alla gara. Un approccio meno attendista e più improntato al gioco in verticale, all'attacco, quasi come se la difesa non avesse bisogno di coperture preventive. Giocare per il gol, unico e solo obiettivo comune.
La filosofia di gioco del Bayern Monaco
Rifilare 8 gol al Barcellona non è facile. Specie se si tratta di un quarto di finale di Champions League. Ma questa è la vera identità di Flick e della sua squadra, capace di improntare un gioco basato tutto sulle verticalizzazioni fra centrocampo e attacco. Non più una mediana bassa, che fa da scudo alla difesa, ma giocatori polivalenti, dotati di gamba, capaci di svolgere al meglio sia la fase di interdizione che di recupero palla e ripartenza.
La vera anima della squadra con il compito di inserirsi nelle azioni d'attacco e creare densità davanti alla porta avversaria. Lewandowski è solo la punta dell'iceberg di un gioco che ha in Kimmich e Devies le alternative al gioco verticale con il compito di convergere in orizzontale e cercare i compagni a supporto (fondamentale Goretzka in tal senso). Perisic e Gnabry diventano così i ‘cani sciolti' ideali per mettere in condizione il centravanti polacco di fare gol.
Psg, gol e i campioni lasciati liberi di agire
Stesso discorso, ma diverso negli interpreti, per quanto concerne il Psg che invece fa proprio dei suoi ‘cani sciolti' la sua arma migliore. Impossibile mettere dei paletti a gente come Mbappè, Neymar e Di Maria. Tuchel ha infatti impartito loro delle regole ben precise: liberi ma con cognizione. Ogni azione impostata da uno dei tre, deve portare a una verticalizzazione in porta, rapida, in massimo due tocchi. Senza che il centrocampo debba necessariamente venire a supporto.
L'unica variante è l'asse mancino, che con Bernat trova uno sfogo affidabile, soprattutto dal punto di vista del possesso palla, per contribuire al fraseggio rapido. Per il resto spazi molto ampi lasciati in mezzo al campo con i difensori pronti ad intervenire in caso di contropiede pericoloso. Ma tutti in area di rigore sui calci piazzati (Marquinhos ha realizzato due gol contro Atalanta e Lipsia). Insomma, due filosofie di gioco che sono la vera essenza del nuovo dna calcistico tedesco. Fase offensiva e gioco all'attacco con l'unica arma difensiva rappresentata dal gol.