Certi dolori ti uccidono anche l’anima, la vedova Borgonovo: “È morto giovane perché ha giocato a calcio”
Stefano Borgonovo oggi avrebbe 59 anni e magari sarebbe in tv a ragionare di calcio dopo averlo "pensato coi piedi" per tanti anni in carriera. La SLA gli ha staccato la spina a giugno del 2013, è morto per colpa di quella "stronza", il nome che aveva dato al morbo di Lou Gherig: s'era mangiato un poco alla volta la sua vita fino a rendergli impossibile anche respirare. Sono trascorsi dieci anni da allora, il calcio ha fatto i conti (e pianto) con altri lutti dolorosi (come Gianluca Signorini deceduto nel 2002 o Pietro Anastasi nel 2020) provocati dalla Sclerosi Laterale Amiotrofica, ribattezzata come la malattia dei giocatori.
Uno studio epidemiologico presentato ad agosto scorso al meeting annuale dell'American Academy of Neurology di Philadelphia ha confermato quello che finora era solo un macabro sospetto: ovvero che il rischio di un calciatore d'ammalarsi di SLA è di 6 volte superiore rispetto alla media e che la patologia si manifesta in età più giovane rispetto a chi non ha praticato il calcio. "Sono convinta che se Stefano non avesse fatto il calciatore non si sarebbe ammalato – le parole della ex moglie, Chantal, in un'intervista al quotidiano Il Giorno – oppure gli sarebbe capitato ma in età avanzata. Invece è morto giovane perché ha giocato a calcio".
Perché succede? Le cause sono ignote nonostante l'analisi approfondita condotta da Ettore Beghi ed Elisabetta Pupillo (ricercatori dell'Istituto Mario Negri di Milano) con Letizia Mazzini (Ospedale universitario di Novara) e Nicola Vanacore (Istituto Superiore di Sanità). Nessuno è riuscito ancora a spiegare perché i pericoli d'insorgenza della malattia neuro-degenerativa riguardino soprattutto i calciatori.
Non avere risposta, restare nel dubbio, farsi tante domande alimenta perplessità e rabbia. E vengono in mente le morti recenti di Gianluca Vialli (tumore al pancreas) e Sinisa Mihajlovic (grave forma di leucemia). C'entrano nulla con la SLA però – dice ancora la signora Borgonovo – "questo mi porta a fare riflessioni, mi ricorda quei momenti drammatici. La Sla in particolare ha colpito negli anni troppi calciatori, sia più giovani o adulti adulti. Lo dicono le statistiche e le ricerche più recenti. Se Stefano avesse fatto un altro tipo di vita non si sarebbe ammalato, purtroppo il perché e il per come non lo sa nessuno".
L'ipotesi che qualcosa possa avere innescato, aperto la strada al morbo è una vocina che non può silenziare. "Sono anni che attendo delle risposte. Quando Stefano giocava tutto ciò che riguardava la gestione sanitaria era affidata al medico sociale di cui mio marito aveva fiducia. Non ha mai preso volontariamente farmaci strani, assumeva qualcosa solo sotto il controllo dello staff sanitario se prescritto". Ma nonostante tutte le indagini fatte da studiosi non si è ancora riusciti a dare una risposta all'unica domanda che assieme al dolore ti uccide anche l'anima: perché i calciatori rischiano di più e si ammalano più giovani?