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C’è una sola cosa di cui non si poteva parlare nella serie su Beckham: è un argomento tabù

David Beckham ha messo a nudo senza filtri la propria vita nella docuserie appena uscita su Netflix, ma c’è un argomento che non si poteva trattare: nessuna domanda, neanche un accenno. Per Beckham è un punto dolente.
A cura di Paolo Fiorenza
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La docuserie in quattro puntate su David Beckham che è da pochi giorni in onda su Netflix ha davvero scavato in profondità nella vita e nella carriera del 48enne ex nazionale inglese. Tanti i momenti di successo e gioia per un'icona globale dello sport, della moda e del glamour, ma tanti anche i capitoli difficili affrontati, dalla tempesta d'odio abbattutasi su di lui dopo l'espulsione in Inghilterra-Argentina nei Mondiali del 1998 alla crisi con la moglie Victoria Adams quando un tabloid britannico sparò a nove colonne le voci sul tradimento di Becks con la sua assistente personale Rebecca Loos nel 2004.

E poi ancora il racconto di come la sua vita sia tormentata dal disturbo ossessivo compulsivo che gli impone la mania dell'ordine, ovvero di compiere per forza determinati gesti come pulire le candele di notte nella sua casa. Beckham nulla ha taciuto, si è messo a nudo senza filtri, assieme alla Posh Spice che ha sposato 24 anni fa e che gli ha dato quattro figli. C'è tuttavia un unico argomento tabù, che non è stato affrontato nella serie di Netflix, né poteva essere affrontato. Nessuna domanda, nessun accenno.

David Beckham con la moglie Victoria Adams alla prima della docuserie di Netflix a Londra
David Beckham con la moglie Victoria Adams alla prima della docuserie di Netflix a Londra

È un punto dolente dell'immagine di Beckham, la sua decisione di accettare il ruolo – pagato profumatamente – di ambasciatore dei Mondiali in Qatar dello scorso anno. Venti anni prima David si era detto "onorato" di essere stato etichettato come "icona gay" dalla comunità LGBTQ+. Questo gli è stato rinfacciato, facendolo definire un ipocrita ed attaccare in maniera pesante da quella stessa comunità di cui si era dipinto come paladino, quando ha deciso di sostenere il Qatar, un Paese in cui l'omosessualità è illegale e viene ferocemente perseguita.

Un traditore dei propri ideali, evidentemente finti, in cambio di una palata di milioni: questo è stato definito Beckham da quelli che lo avevano esaltato anni fa. Una vicenda evidentemente troppo spinosa per finire nella serie di cui sta parlando tutta l'Inghilterra.

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