Catanzaro in Serie B, la gioia dell’idolo Massimo Palanca a Fanpage.it: “È una piazza da Serie A”
Quando si trova la porta dalla bandierina dell’angolo per tutti è ‘gol olimpico’ ma per molti fino a qualche anno fa era ‘gol alla Palanca’. A chiunque venisse in mente di provarci da quella posizione il paragone con il forte calciatore nato a Loreto era quasi obbligatorio perché in tutta la sua carriera ne realizzò 13 direttamente da corner. Numero pazzesco.
Soprannominato ‘Piedino di fata’ e ‘O Rey’, Massimo Palanca è stato uno dei simboli dell’epopea del Catanzaro in Serie A, di cui è il migliore marcatore nel massimo campionato con 37 reti, e la promozione del club calabrese in Serie B dopo 17 anni è una gioia anche per lui: “Sono molto felice di questo risultato perché era tanti gli anni che si provava a salire. Una cavalcata eccezionale”.
La squadra di Vincenzo Vivarini ha dominato il girone C della Serie C e con cinque giornate di anticipo ha ottenuto l’aritmetica promozione nel campionato cadetto grazie alla vittoria fuori casa per 2-0 contro la Gelbison a Salerno. Alla volta della città campana c’è stato un vero e proprio esodo di tifosi giallorossi, che hanno accompagnato in diecimila la formazione calabrese nella gara che ha decretato il salto di categoria: “La cosa bella di questo esodo è stata vedere le famiglie e tanti bambini. Catanzaro ha visto da vicino il grande calcio ed è una piazza da Serie A”.
Questo per Palanca potrebbe essere un anno bellissimo a livello personale e lo dice con grande entusiasmo: “Per me il 2023 può essere un’annata incredibile perché il Catanzaro è andato in B, il Frosinone può andare in A e il Napoli può vincere lo Scudetto. Tutte le squadre in cui ho giocato stanno facendo qualcosa di straordinario. Poi faccio 70 anni… (ride, ndr)".
Massimo Palanca ai microfoni di Fanpage.it ha analizzato la promozione del club calabrese in Serie B, ha raccontato il modo in cui si allenava per fare gol da calcio d’angolo e ha esaltato la cavalcata del Napoli, altra sua ex squadra.
Quella del Catanzaro è stata una stagione strepitosa: come commenterebbe l’annata della squadra di Vivarini?
"Sono molto felice di questo risultato perché era tanti anni che si provava a salire di categoria e non si riusciva. Una cavalcata eccezionale. Probabilmente è l’unica squadra ad aver vinto il campionato prima dell’arrivo della primavera, a memoria d’uomo. Non è un lavoro solo di quest’anno ma dopo l’arrivo di Vivarini hanno iniziato a programmare per poter mettere delle basi solide. Nelle stagioni scorse spesso si cambiava tanto anche durante il mercato di gennaio e così è molto difficile vincere. Puoi prendere tutti i campioni che vuoi ma i campionati si vincono negli spogliatoi".
L’esodo di Salerno per la gara-promozione fa capire quanta fame di calcio c’è nella piazza calabrese: che ricordi ha lei di Catanzaro?
"La cosa bella di questo esodo è stata vedere le famiglie, tanti bambini che gioivano per la squadra della loro città. Speriamo che si possa rivedere nel tempo e non valga solo per quest’anno. Io una cosa simile l’ho vissuta nello spareggio del 1975, quando arrivarono a Terni 30mila persone e mille veronesi, ma gioirono questi ultimi. Era un calcio diverso, ma sono storie che vanno sempre ricordate. Catanzaro ha visto da vicino il grande calcio ed è una piazza da Serie A".
I ‘gol alla Palanca’ sono nella storia del calcio italiano: come le venne in mente la prima volta di calciare direttamente da calcio d’angolo?
"Io ho provato fin da ragazzo delle soluzioni alternative perché non avevo la prestanza fisica di fare la guerra con i difensori e questa era una di quelle. Non c’è un segreto, perché il calcio d’angolo è come una punizione ma invece di batterla verso il centro dell’area va indirizzata verso la porta. Oggi spesso e volentieri si gioca vicino, non arriva manco il cross, e alcuni portieri non mettono nemmeno l’uomo sul palo. Quando giocavo io ne mettevano uno per palo".
Ma si allenava per fare quel tipo di conclusioni o le uscivano in maniera naturale?
"Il modo di calciare era naturale ma l’ho allenato tanto. Io mettevo sempre un mio compagno, che di solito era Claudio Ranieri, che creava fastidi e provavamo a ricreare la situazione di gioco anche in allenamento".
In che ruolo giocherebbe nel calcio moderno Massimo Palanca?
"Una seconda punta che parte da dietro per cercare gli spazi giusti e andare a colpire. Purtroppo oggi si parla troppo di moduli e di numeri, non più di calcio giocato e di tecnica ma andrebbe valorizzato più il gesto tecnico".
Nella sua carriera passò anche per Napoli, cosa pensa della squadra di Spalletti e di quello che sta facendo?
"Stanno esprimendo un gioco bellissimo, con giocatori di qualità che fanno la differenza e Spalletti ha creato un gruppo unito che sta dando grandi risultati. L’ambiente supporta e ti spinge, un connubio eccezionale. Spero che possano arrivare in fondo anche in Champions ma ora c’è il Milan che in Europa tira fuori cose nascoste. Sarebbe bello vedere gli azzurri arrivare in fondo".
Cosa non andò nella sua esperienza a Napoli?
"È il mio più grande rammarico perché io sono andato a Napoli con un entusiasmo incredibile e poi sono successe delle cose che hanno minato le mie certezze. Ad esempio, ho fallito due rigori consecutivi e poi pian piano ho visto che è venuta meno la fiducia dell’allenatore: gli infortuni e gli acciacchi poi hanno fatto sì che non potessi mai davvero essere di nuovo in forma per potermi giocare le mie chance. E mi è dispiaciuto molto perché io sono molto legato ai napoletani, perché con loro ho conosciuto la Coppa UEFA e un calcio diverso da quello di Catanzaro. Io in Calabria stavo benissimo ma volevo provare nuove esperienze e misurarmi ad un altro livello. Per questo mi dispiace per com’è andata ma bisogna sempre guardare avanti. Anche per questo sono grato al Catanzaro che dopo quella parentesi mi ha dato la possibilità di fare altri 4 anni a buoni livelli".
Negli ultimi anni diverse squadre sono riuscite a fare il doppio salto al primo colpo: crede che il Catanzaro abbia tutte le carte per farlo?
"Hanno creato un grande gruppo e con l’innesto di qualche elemento esperto ci si potrebbe anche provare a fare il doppio salto. Sotto questo punto di vista la programmazione è importante ma devono scegliere bene i calciatori per evitare che si rompano gli equilibri. In questo il direttore sportivo e l’allenatore hanno fatto un grande lavoro e sono certo che faranno lo stesso anche per la Serie B".