Perché Cataldi non avrebbe dovuto spostare la lingua di Bove: “Manovre controindicate”
Danilo Cataldi è stato il compagno di squadra che per primo si è chinato sul corpo esanime di Edoardo Bove dopo il grave malore che ha colpito il 22enne centrocampista romano dopo un quarto d'ora del primo tempo di Fiorentina-Inter domenica sera: Cataldi ha fatto la cosa più istintiva che in quel momento gli è venuta in mente, ovvero mettere la mano nella bocca di Bove e spostargli la lingua per evitare l'occlusione delle vie respiratorie, avendone probabilmente sentito parlare così tante volte con la stessa narrazione che abbiamo visto nelle ultime ore proprio riguardo al suo gesto, vale a dire quella di un intervento salvavita provvidenziale. Ma le cose non stanno così, anzi è esattamente l'opposto: l'ex laziale ha sbagliato, ovviamente in buona fede e con le migliori intenzioni del mondo, mettendo a rischio sia se stesso che il compagno che voleva aiutare con quella che credeva essere la manovra di primo soccorso corretta e che invece non lo era.
L'errore in buona fede di Cataldi con Bove: non doveva spostargli la lingua
La spiegazione del perché Cataldi abbia commesso un grave errore, correndo un grosso pericolo, arriva dalla bocca di Giovanni Ghini, presidente della Fratellanza Militare, l'associazione di volontariato che domenica pomeriggio si occupava dell'emergenza sanitaria allo stadio Franchi per conto della Fiorentina: "Non voglio assolutamente fare polemiche ma spiegare come stanno le cose", premette, riferendosi poi esplicitamente al comportamento di Cataldi e spiegando perché i rischi sono per entrambe le persone coinvolte in quella manovra.
"Si è parlato di calciatori il cui intervento sarebbe stato importante, perché hanno spostato la lingua del paziente a terra. Quelle sono manovre fortemente controindicate – argomenta Ghini a Repubblica – perché pericolose per chi mette le mani in bocca a una persona semi incosciente, che potrebbe dare un morso e provocare ferite. Ma lo stesso paziente potrebbe avere un sanguinamento dalla bocca che renderebbe più difficile il soccorso".
Proprio alla luce dell'errore commesso da Cataldi – che fortunatamente non ha avuto conseguenze negative sui soccorsi, davvero perfetti per tempistica e adeguatezza – Ghini auspica che aumentino le conoscenze della gente sulle pratiche corrette di primo soccorso: "Tutto quello che le nostre squadre hanno fatto non è frutto del caso ma della preparazione, che insegna anche a tenere a bada l'emotività. E probabilmente sarebbe necessario che tanti cittadini in più studiassero almeno le tecniche di soccorso di base. Basta un corso di quattro ore".
Il medico sociale della Lazio: "Cataldi ha un certificato per il primo soccorso"
Peraltro il medico sociale della Lazio, Ivo Pulcini, sostiene che Cataldi aveva tutte le competenze per operare correttamente: "La Lazio gli ha insegnato quel primo soccorso, che è patrimonio culturale di tutti i giocatori del club – spiega Pulcini al Messaggero – Danilo ha un certificato internazionale dell'Acls American heart association per soccorrere le persone in qualunque situazione di emergenza. La Lazio è stata la prima società in Italia a fare questi corsi di rianimazione cardio-polmonare con l'uso del defibrillatore"