Castrovilli a Fanpage: “La Fiorentina non era Vlahovic, segnava anche grazie al nostro gioco”
"In tante occasioni si nota il ragazzo che giocava in strada, ma quando non c’è la tranquillità quella parte viene a mancare completamente. Adesso, però, tornerà quel Gaetano lì". Parola di Castrovilli. Il centrocampista della Fiorentina non ha vissuto un inizio di stagione ai suoi livelli ed è il primo ad esserne cosciente: adesso, però, ha voltato pagina e non vede l'ora di mostrare a tutti quel calciatore che ha incantato la Serie A negli anni scorsi. Il centrocampista classe 1997 ha attraversato un momento personale non semplice e vuole riprendersi tutto.
La Viola ha voltato pagina rispetto agli ultimi anni ma il suo fiore più splendente sembrava essersi perso: Castro, come lo chiamano i compagni, dopo qualche mese di difficoltà ha ripreso a correre e vuole andare sempre più forte. Lo sfortunato inizio di campionato, con il problema fisico piuttosto grave patito a Genova e un rientro molto faticoso, hanno frenato un po' l'inserimento nei meccanismi della nuova Fiorentina: il gol di Verona gli ha ridato fiducia e le prestazioni migliorano di gara in gara.
Gaetano Castrovilli a Fanpage.it ha parlato del suo momento personale, della Viola di Vincenzo Italiano e della vittoria dell'Europeo con la Nazionale Italiana della scorsa estate.
Come stai?
"Da gennaio meglio. Ognuno di noi vive dei periodi non positivi ma da gennaio sto bene. Ho visto una luce in fondo al tunnel e sto meglio sia fisicamente che mentalmente. Ogni giorno miglioro e cerco di ritornare il vero Castro. Partita dopo partita si cresce e si affrontano anche i periodi meno belli".
Si sottolinea spesso l’importanza della ‘fiducia’ per un calciatore: tu quanto ti senti coinvolto nel nuovo progetto viola?
"La fiducia è fondamentale per un calciatore, da parte dei compagni e della società. Ma non dobbiamo mai dimenticare che la testa ci comanda e se non siamo tranquilli con noi stessi, e con l’ambiente in cui viviamo, ci possono essere dei momenti di instabilità. Da calciatore, poi, è tutto amplificato e non è sempre semplice venirne a capo. Io ne parlo con la mia famiglia, i miei genitori e la mia ragazza, e anche per questo sto lavorando con una mental coach per migliorarmi: spesso si crede che bisogna affrontare queste situazioni solo quando le cose non vanno ma non è vero, bisogna essere attenti a queste dinamiche soprattutto quando stiamo bene. Si parla di mental coach solo per descrivere momenti negativi delle persone ma è una lettura sbagliata".
La Fiorentina gioca bene e sogna l’Europa: svelaci uno dei segreti di Italiano. Quali sono le principali differenze tra la Viola degli anni scorsi e quella di quest’anno?
"Il merito principale è del mister che, secondo me, può diventare un grande a livello internazionale. Riesce a far giocare bene la squadra e a tirare fuori il meglio da noi. Rispetto a prima? Facciamo questo pressing in avanti che a noi mancava da tempo e questo ci permette di difendere attaccando".
Hai dimostrato grandi abilità nella fase offensiva e hai sviluppato anche doti nella costruzione: in cosa ti senti di dover migliorare ancora molto?
"Nella concretezza. Devo essere un po’ più egoista e questa cosa me la fanno notare sia i compagni che il mister. A volte passo la palla, tento la giocata, quando potrei tentare la soluzione personale e non sfrutto le mie qualità nella conclusione".
Quanto ha inciso la vicenda Vlahovic nel vostro spogliatoio?
"Secondo me non ha inciso. Lui era il nostro attaccante, ci ha portato tanti punti, ma la Fiorentina non era Vlahovic. La Fiorentina siamo tutti noi e anche grazie al gioco che ci ha dato il mister Vlahovic ha fatto 17 gol. Noi gli abbiamo augurato il meglio, ci dispiace che un calciatore forte come lui sia andato via. Qui è cresciuto tanto, ma non possiamo sapere il futuro di ognuno di noi dove ci porta".
Hai fatto spaventare dopo l’impatto contro il palo a Genova: ricordi un'istantanea, una sensazione di quei momenti?
"Non sono riuscito a fermarmi perché il campo era troppo bagnato e sono finito sul palo. Io volevo anche provare a continuare ma il dottore mi ha fermato. Sono stato qualche giorno in ospedale per rimettermi, una cosa non gravissima ma poteva andare molto peggio".
Da qualche giorno fai parte della scuderia di Alessandro Lucci: cosa porta un giocatore a cambiare agente?
"Per modificare il percorso di una carriera c’è bisogno di cambiare. Io avevo questo bisogno, anche per me stesso, e tante volte il cambiamento aiuta a creare nuovi percorsi e porsi nuovi obiettivi. Il mio vecchio procuratore mi ha dato tanto e mi ha fatto crescere ma sentivo che avevo bisogno di cambiare qualcosa".
Sei soprannominato il ‘Ballerino’ a causa della tua passione per la danza: da dove nasce e se riesci sempre a coltivarla.
"Ho iniziato a ballare da piccolo, quando i miei genitori andavano fuori e mi portavano con loro. Io andavo in mezzo alla pista e iniziavo a ballare. Qualche anno dopo mi sono iscritto a danza classica. Ancora oggi mi piace molto e con i compagni sudamericani ascoltiamo tanta musica. Poi devo dire che mi ha aiutato tanto per la coordinazione".
Nel 2018/2019 sei stato nominato secondo miglior giovane della Serie B dietro a Sandro Tonali del Brescia: cosa ti ha dato l’esperienza di Cremona?
"Secondo me, fare la ‘gavetta’ e andare a giocare in prestito, anche in una categoria inferiore, aiuta a crescere: lo spazio che puoi trovare e la possibilità di giocare con continuità e di sbagliare sono parti importantissime nella formazione. È un consiglio che dò a tanti ragazzi. In Serie B, comunque, trovi tanti calciatori che hanno giocato per tanti anni in A e che sono pronti a darti consigli o a tirarti le orecchie: io, ad esempio, ho trovato Croce, Pesce, Claiton e altri che mi hanno aiutato. A me Cremona ha fatto benissimo, ora stanno facendo un grande campionato e li seguo sempre con tanto affetto. È una bella piazza".
La vittoria dell’Europeo è stata incredibile per tutti gli italiani: cos’hai provato a viverla da dentro?
"In ritiro si sentiva già qualcosa, si respirava nell’aria e nella nostra vita di tutti i giorni. Tutto merito di un gruppo fantastico che ha portato alla vittoria una nazione intera. C’era un feeling tra noi fantastico, ci abbiamo creduto dal primo momento. Anche perché, non dobbiamo prenderci in giro, non ci credeva nessuno. Far parte di un gruppo così ti lascia grandi emozioni e ti permette di crescere. Lavorando con i più forti si migliora. Mi è mancato essere un po’ più protagonista, ma quei giorni li porterò sempre con me".
Qualche tuo compagno l'ha già spoilerato: ci racconti cosa vi dite ogni giorno nella chat Whatsapp dei campioni d’Europa?
"Ci scriviamo ogni giorno. Il giorno del mio compleanno, ad esempio, si sono ricordati tutti. Come ho già detto, è un gruppo fantastico".
Un calciatore come vive le domande/richieste che arrivano sul Fantacalcio: con leggerezza o diventa un fastidio?
"È una cosa molto soggettiva. In tanti mi scrivono, soprattutto per le ammonizioni, ma non sento nessun fastidio. Ci sono tanti che si lamentano, per me non è così. A me piace il fantacalcio, ma c’è sempre quel limite da non superare. Vale per questo e per altre cose".
Cosa si porta dentro il calciatore di oggi del Castrovilli di Minervino Murge?
"In tante occasioni si nota il ragazzo che giocava in strada, ma quando non c’è la tranquillità quella parte viene a mancare completamente. Adesso tornerà quel Gaetano lì".
Chi sono le persone più importanti del suo percorso calcistico?
"Mio zio, sicuramente. Lui ha giocato a calcio ed è stato il primo a darmi consigli. Ora ci sono i mei genitori e, soprattutto, la mia ragazza: mi sostengono e mi aiutano sempre, nei momenti positivi e in quelli complicati".
Quanto pesa portare la numero 10 della Viola?
"È una maglia che ti dà tanta responsabilità. Qui l’hanno portata calciatori straordinari ma non sento il peso della 10. Per me è sempre stato un numero importante e da piccolo, quando giocavo nei tornei rionali, io giocavo con la squadra che mi dava la numero 10. Sono innamorato di questo numero, di quello che significa e sono onorato di portarla qui. Detto ciò, non è importante il numero che si porta sulle spalle ma la prima cosa è onorare la maglia al massimo".