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Cassano offende gli ex compagni della Samp, ecco la risposta: “Tu hai sbagliato il rigore in finale”

Per Antonio Cassano sono tutti “scappati di casa”: non solo i compagni di Maradona nel Napoli scudettato, ma anche quelli della sua vecchia Sampdoria, da lui portati ad un livello superiore. Ma uno di loro gli ricorda qualcosa…
A cura di Paolo Fiorenza
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A ruota libera sempre e comunque, senza filtri, raccontando la "sua verità", anche quando è infarcita di offese verso chi è oggetto delle sue opinioni. Antonio Cassano è così, prendere o lasciare. Lui per primo probabilmente sa che il suo carattere e modo di porsi è stato il limite più grande ad una carriera che alla luce del talento avrebbe potuta essere ben diversa, pur avendo messo in bacheca comunque uno Scudetto col Milan e una Liga col Real Madrid.

"Scappati di casa" è la classica locuzione cassaniana per definire i calciatori scarsi: tre parole che tuttavia il 40enne barese spende forse un po' con troppa facilità, come accaduto durante il suo recente intervento nel podcast ‘Muschio selvaggio' condotto da Fedez e Luis Sal. Nella visione del calcio di Cassano, scappati di casa sono i compagni di Maradona nel Napoli scudettato, una affermazione che ha provocato la reazione di chi in quella squadra ci ha giocato e vinto, Alessandro Renica, in un botta e risposta poi proseguito anche oltre, con la minaccia dell'ex difensore azzurro di portare il barese in tribunale.

Ma a sentire Cassano scappati di casa erano anche i suoi ex compagni alla Sampdoria, che devono ringraziare soltanto lui se li ha portato a raggiungere risultati che altrimenti si sarebbero sognati: "I miei compagni, anche se ancora voglio loro bene, erano degli scappati di casa. Li ho portati prima al sesto posto in campionato e in finale di Coppa Italia, poi addirittura al preliminare di Champions League".

Antonio Cassano con la maglia della Sampdoria nel 2009
Antonio Cassano con la maglia della Sampdoria nel 2009

In quella squadra blucerchiata giocava anche Marius Stankevicius, attuale Ct dell'Under 21 lituana, che a differenza di Renica non se la prende più di tanto quando il Secolo XIX gli chiede un commento sulle parole di Fantantonio: "Cassano dice che eravamo degli scappati di casa? Lo conosciamo, non mi ha offeso, la prendo col sorriso. Credo che nessuno possa vincere da solo, ma sono felice che ci sia uno come Antonio che dice in faccia ciò che pensa, a modo suo".

"Cassano lo prendo così com'è, mi fa sorridere – continua il 41enne di Kaunas – lui sa chi sono io come persona, ne abbiamo già parlato alla Samp. Posso parlare di me stesso: non ero un campione, non avevo le doti di Baggio e Guardiola ma poi ho avuto la fortuna di giocarci insieme. E giocare con loro due, come con Antonio, mi ha fatto crescere. Credo che non valga la pena fare una discussione su queste frasi: Antonio è bello così com'è, se lo vogliamo cambiare non va bene. Lui ha sempre avuto questo modo di dire la sua ma è giusto lasciarlo parlare, altrimenti saremmo tutti uguali. Mi diverte vedere che sia rimasto lo stesso, con le sue battute. Non mi ha offeso per niente, conosco la strada che ho fatto e sono più che felice".

Stankevicius festeggia con Cassano ai tempi della Samp
Stankevicius festeggia con Cassano ai tempi della Samp

E tuttavia, pur non volendo in alcun modo polemizzare con l'ex compagno, Stankevicius una cosa gliela ricorda: se quella Sampdoria non ha portato a casa un titolo, un po' di colpa ce l'ha proprio Cassano. "Che Antonio abbia fatto la differenza in alcune partite, anche se non in tutte, è vero e ben venga – premette il lituano – Ma in una squadra c'è bisogno di tutti, di uno che fa i chilometri, di uno che guida, di uno che salta l'uomo. Senza una buona difesa o i centrocampisti che gli portavano la palla neanche lui avrebbe potuto fare nulla. La sua fenomenalità era evidente, la vorrei in ogni squadra ma il bello del calcio è che vinci quando funziona tutto, in campo e fuori. Da solo non vinci niente. E a tutti capita di sbagliare, come a lui con il rigore in finale di Coppa Italia…".

Era il 13 maggio 2009, allo stadio Olimpico la Lazio vinse 6-5 ai rigori dopo che i tempi regolamentari erano finiti 1-1. Cassano sbagliò il primo penalty, Campagnaro l'ultimo. L'errore nel calcio è una livella: sbagliano sia i talenti che gli scappati di casa…

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