Cassano non può dimenticarlo: “Mazzarri è diventato matto, voleva denunciare il giornale”
Antonio Cassano ce l'ha davanti agli occhi quel Walter Mazzarri furioso, che "diventò matto" quando lesse su un giornale qualcosa che sminuiva il suo lavoro di allenatore. Gli sembra ancora di vederlo, il tecnico di San Vincenzo, mentre sbraitava di volere delle smentite o che il medesimo quotidiano fosse denunciato per quello che aveva scritto. Il 42enne barese riavvolge il nastro dei ricordi, sollecitato da Lele Adani durante ‘Viva el Futbol', e torna alla stagione 2007-2008, quando sia lui che Mazzarri approdarono alla Sampdoria.
"Siamo arrivati sesti quell'anno là – racconta Cassano, che poi snocciola la formazione – Castellazzi in porta, difesa con Accardi centrosinistra, Gastaldello e Lucchini, Pieri a sinistra e a destra Maggio. A centrocampo Angelo Palombo, Sammarco, Franceschini, poi Gennaro Del Vecchio e io centravanti. Sono arrivato sesto".
Cassano racconta la rabbia di Mazzarri: "È diventato matto, voleva la smentita, voleva denunciare"
L'aneddoto che riguarda la rabbia di Mazzarri accade a margine della trasferta della Sampdoria in casa dell'Atalanta, partita che Cassano fa capire di aver saltato con grande dispiacere… Era il 26 febbraio 2008, un martedì: "Una volta mi ricordo a Bergamo, c'era l'infrasettimanale, io non sono andato perché Lele faceva freddo eccetera, abbiamo perso 4-1. Faceva un freddo allucinante, era infrasettimanale, si giocava in trasferta, ho detto ‘vabbè stavolta qua riposo', abbiamo preso 4 gol. Viene fuori sull'Eco di Bergamo – mi ricordo l'addetto stampa era Marangon – viene fuori due giorni prima: ‘È semplice da capire la Sampdoria: palla a Castellazzi che lancia Cassano e lì si svolge tutto'. Mazzarri è diventato matto, voleva parlare, la smentita, voleva denunciare L'Eco di Bergamo, è la verità".
L'autostima di Fantantonio peraltro è sempre altissima quando si tratta di ricordare il se stesso calciatore: "Io arrivo il 2007-2008 alla Sampdoria e giocavamo 3-5 e Del Vecchio – non Marco Del Vecchio, Gennaro Del Vecchio – dietro me centravanti, che venivo fuori e imbucavo. Io avevo solo un'arma per poter far bene, gli dicevo a Maggio: ‘Quando mi arriva la palla non preoccuparti come io la stoppo, se la stoppo o meno, tu prendi il tempo al tuo terzino e vai'. Il primo mese e mezzo sono diventato matto, abbiamo preso quel meccanismo, Lele, in una stagione ha fatto 11 gol. Da terzino a tutta fascia, ripeto, 11 gol, 11. Cosa significa: quando poi è arrivato Pazzini, io dopo due-tre allenamenti riuscivo a capire Pazzini come voleva la palla. Io giocavo in base ai miei compagni, per sfruttare le loro qualità".