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Cassano: “Io so cosa è successo tra Capello e Guardiola, è invidioso. Pep mi ha raccontato tutto”

L’ex calciatore si schiera dalla parte del tecnico catalano e attacca duramente l’ex allenatore: “Ti voglio bene lo stesso ma te lo devo dire: mister, hai detto una ca..ta. Tu non sarai mai come lui, che è di un altro livello rispetto a te”.
A cura di Maurizio De Santis
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Pep Guardiola non ha bisogno certo di avvocati difensori che ne perorino la carriera. Parlano i risultati e ciò che ha rappresentato per il calcio la sua idea di fare gioco. E se Fabio Capello lo ha definito "arrogante", incolpandolo di aver in qualche modo "rovinato" il gioco del football, c'è chi come Antonio Cassano veste i panni dell'avvocato difensore e gli dedica un'arringa appassionata. Anzi, il suo intervento durante Viva el Futbol sembra quasi una filippica per la veemenza del tono e delle espressioni che usa nei confronti dell'ex allenatore, oggi opinionista Sky. Lo definisce "invidioso" perché l'uno è entrato nella storia e l'ha scritta con le sue idee (oltre che con le vittorie), divenendo anche un modello d'ispirazione per altri allenatori (cita "De Zerbi, Tuchel, Xabi Alonso, lo stesso Klopp") che sono in quel solco mentre l'altro è stato capace di proporre solo un "calcio alla carlona degli Anni Cinquanta".

FantAntonio lo ammette, ha una venerazione per Guardiola e ascoltare "l'attacco di Capello nei confronti di Pep mi ha fatto girare i coglioni. Lo conosco ma devo dirlo: sei solo invidioso. Poi ti offenderai ma ti voglio bene lo stesso e te lo devo dire: mister, hai detto una cacata. Tu non sarai mai come lui, che è di un altro livello rispetto a te". Schietto, diretto come sempre l'ex calciatore barese sa da che parte schierarsi ma non è questione di pregiudizio né di vecchie ruggini che risalgono al passato. No, semplicemente ritiene l'attuale manager del Manchester City una pietra miliare nel mondo del calcio.

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Perché? Cassano riassume il suo pensiero mettendo in fila una serie di considerazioni: "Pep non si deve toccare perché se tutti oggi vogliono provare a giocare dal basso è perché l'ha inventato lui. Se gli esterni vengono in mezzo al campo è per merito suo. E l'ha inventato Guardiola il finto centravanti. Noi dobbiamo dire grazie a Pep perché è merito suo se oggi il portiere è un uomo in più e si gioca anche da dietro, così come il mediano che si abbassa tra i difensori. E non è affatto vero che è una persona presuntuosa o arrogante. Al contrario, è una persona di grande umiltà, introversa che con il suo modo di fare calcio ha oltrepassato e affossato tutti".

Nell'intervista di Capello al Mundo Deportivo c'è anche un passaggio dedicato all'esperienza diretta tra allenatore e giocatore. Nella stagione 2002/2003 Guardiola indossò la maglia della Roma (giocò pochissimo, venne poi restituito al Brescia a gennaio) e aveva proprio il tecnico friulano a guidarlo. Tra i due non deve mai essere scattata intesa a giudicare dalla versione dei fatti raccontata dallo stesso Capello. "Una volta venne a spiegarmi come avrei dovuto svolgere il mio lavoro. Gli dissi: Vai prima a correre e poi vieni qui a parlarmi. Lui praticamente camminava in campo e non potevo certo schierarlo rispetto ad altri compagni  che facevano cose migliori".

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Andò così? No, secondo il racconto fatto da Cassano e della narrazione dell'episodio fattagli da Guardiola. "Io so come è andata davvero quella volta che gli dicesti di andare a correrelui voleva spiegarti che bisognava fare un certo tipo di calcio, muovere e tenere la palla per essere veloci. Da quel giorno non l'ha mai più fatto giocare e questo lui se l'è portato dietro". La chiosa è una dichiarazione d'intenti a futura memoria. "Pep mi ha dato una via e finché vivrò, andrò dietro l’idea del bello e dell'estetica del calcio. Queste sono cose sue peculiari e di nessun altro".

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