Cassano demolisce Barella: “Basta! Si crede Zidane o Iniesta ma corre come un cog**one”
La lite di Nicolò Barella con Romelu Lukaku è clamorosa, sia per l'atteggiamento sia per i toni (di entrambi) divenuti così esasperati fino a sfociare in insulti che non hanno avuto bisogno d'interpretazione. Peggio ancora è stata la piega che ha preso l'episodio sotto gli occhi di tutti. L'insofferenza del centrocampista mostrata nei confronti dell'attaccante belga è come un vecchio problema (mai risolto) che torna a galla: consumare energie fisiche e mentali, perdere tempo prezioso a protestare più che a restare con animo, corpo e testa in partita.
Il momento difficoltà attraversato dall'ex Chelsea, lo stesso che con Antonio Conte è stato devastante e determinante per lo scudetto, è solo la punta dell'iceberg dell'Inter che contro una buona Samp non è mai riuscita a trovare il bandolo della matassa e del gol. E il mandarsi a quel paese reciproco, quel "basta, basta… non si fa così!" visto e ascoltato chiaramente a Marassi non è certo un buon segnale e, forse, nasconde altri malesseri striscianti con i quali la squadra e Simone Inzaghi non hanno fatto (né risolto) tutti i conti.
Non è la prima volta che Barella si distingue per atteggiamenti del genere che inficiano le sue qualità e le sue prestazioni suscitando perplessità per la straordinaria capacità di rovinare tutto sul più bello oppure di alimentare problemi invece di trovarne la possibile soluzione. Divisivo più che inclusivo, come invece dovrebbe essere una colonna di una squadra che di certe cose ragiona solo nel chiuso dello spogliatoio e in campo conserva il rispetto dei compagni sempre, nella buona e nella cattiva sorte. Com'era quel vecchio adagio? Si vince e si perde di squadra, i panni sporchi si lavano in famiglia… Barella no, proprio non ce la fa: il suo furore tracima e dà l'impressione che possa accadere di tutto proprio come avvenuto con Lukaku.
Fu così a dicembre 2021 quando in Champions, durante la sfida col Real Madrid, perse la testa e si fece espellere per un fallo di reazione: saltò il doppio confronto negli ottavi con il Liverpool. A ottobre scorso, ancora una volta a San Siro e contro la Roma, non passò inosservato per quel comportamento sopra le righe che manifestava sbracciando, sbraitando, scuotendo il capo, gesticolando in maniera plateale. Frenetico e nervoso apparve anche a Torino contro la Juventus. Poche settimane dopo contro l'Empoli ha preso un'ammonizione che gli è costata un turno di stop (era diffidato) per eccesso di proteste, questa volta nei confronti del direttore di gara. Sostituito, uscì dal campo scuro in volto e lanciò i guanti per terra. Fu un brutto gesto di stizza, l'ennesimo che gli è stato perdonato.
E dopo il battibecco furibondo con Lukaku l'Inter ha scoperto che quel problema è cresciuto, fino a diventare un caso finora ingovernabile. "Il problema è nel manico – dice Cassano nel consueto collegamento durante la Bobo VT -. Conte perché ha vinto all'Inter? Perché era un fenomeno a gestire certe situazioni, il gruppo. Se i fossi stato l'allenatore mi sarei chiamato Barella e lo avrei messo fuori subito. Se c'è qualcosa che non ti va bene allora vai fuori che è meglio".
Il discorso scivola poi sull'episodio specifico: lo screzio (divenuto alterco) con il belga. "Lukaku era in difficoltà e allora? Lui sta sempre a protestare, a sbracciarsi, a gesticolare con le mani e gli ha detto di stare zitto. Ma chi si crede di essere… sembra che lui (Barella, ndr) sia Zidane o Iniesta e invece corre avanti e indietro come un co**one e si lamenta. Cercasse il modo di fare qualcosa di costruttivo e non solo con un allenatore che lo deve stimolare a correre a mille all'ora. E poi chiedono 4, 5, 6, 10 milioni… ma basta!".