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Caso tamponi, De Martino: “Contro la Lazio è stato fatto terrorismo mediatico”

Il direttore della comunicazione del club biancoceleste, Stefano De Martino, censura “l’accanimento” che c’è stato nei confronti della Lazio in merito per il caso tamponi e il deferimento della Procura federale a causa delle violazioni dei protocolli anti Covid. Obiezioni molto gravi, perché la sentenza è stata più leggera? La norma sanzionatoria indicata all’interno del protocollo che apportava modifiche al codice di giustizia sportiva non è mai stata approvata dal Coni.
A cura di Maurizio De Santis
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Il caso tamponi ha visto la Lazio sotto i riflettori. La Procura Federale aveva deferito il club, il presidente e i vertici dello staff medico per le violazioni dei protocolli anti-Covid della Figc e nazionale. Le sanzioni comminate sono state meno dure rispetto alle ipotesi trapelate alla vigilia del verdetto: 7 mesi di inibizione al massimo dirigente, Claudio Lotito; 12 mesi per i dottori, Pulcini e Rodia; ammenda di 150 mila euro e nessun punto di penalizzazione inflitto alla formazione di Simone Inzaghi. La società farà ricorso, sul tavolo restano le perplessità emerse nella gestione collettiva e nell'interpretazione di un pacchetto di norme licenziato in un periodo in cui la curva della pandemia non era allarmante come quella attuale.

Si è scritto tanto e male sulla vicenda dei tamponi – le parole di Stefano De Martino, direttore della comunicazione della Lazio -. In questa prima fase abbiamo una sentenza che possiamo commentare. Sappiamo tutti il terrorismo mediatico che si è scatenato. Si parlava di un verdetto già scritto, con ricostruzioni che hanno agitato il sonno dei tifosi biancocelesti. Per adesso c'è il tema legato alla sentenza di primo grado che non ci lascia soddisfatti perché c'è una multa e soprattutto un'inibizione per il Presidente e tutta la classe medica.

La Lazio si è difesa con una memoria completa e puntuale che testimonia come la Società abbia agito nel rispetto dei protocolli, preoccupandosi di tutti i suoi tesserati e dipendenti. Ad oggi, per quanto riguarda l'aspetto mediatico, per la Lazio è stato sicuramente un danno, ne abbiamo sentite di tutti i colori: questo per rinnovare il fatto che, quando c'è di mezzo la Lazio, c'è sempre questo tipo di atteggiamento.

Perché la sentenza sul caso tamponi è stata più lieve del previsto

Erano sei i capi di imputazione sollevati dalla Procura federale: mancata comunicazione alle Asl competenti e messa in quarantena di 8 calciatori positivi ai tamponi Uefa in relazione alle partite di Champions con il Bruges (28 ottobre 2020) e lo Zenit San Pietroburgo (4 novembre 2020); mancata comunicazione alle Asl e quarantena di altri 3 calciatori positivi ai tamponi Uefa (Immobile, Leiva, Strakosha) prima della sfida col Torino (1 novembre 2020); inserimento in distinta di un calciatore positivo al Covid in occasione dell'incontro di campionato con la Juventus (8 novembre 2020).

Obiezioni molto gravi, perché la sentenza nei confronti della Lazio è stata più leggera? La norma sanzionatoria indicata all'interno del protocollo che apportava modifiche al codice di giustizia sportiva non è mai stata approvata dal Coni.

Quello che mi conforta – ha aggiunto De Martino – è che alla fine ho letto anche di persone che hanno potuto riconoscere questo accanimento da parte di qualcuno che non è giustificabile. Questa volta credo che qualcuno abbia davvero toccato il fondo, in questi tredici anni ne ho viste molte ma credo che questa volta si sia andati veramente oltre, con ricostruzioni che andavano sempre e solo verso un senso.

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