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Caso plusvalenze, i primi due indagati della Juve non rispondono all’interrogatorio

Due ex manager della Juventus, Marco Re e Stefano Bertola hanno deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere: “Prima bisogna conoscere il contenuto delle contestazioni”
A cura di Alessio Pediglieri
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L'inchiesta "Prisma" prosegue a piede spedito. L'intenzione è di fare il prima possibile chiarezza sulla questione "plusvalenze" e soprattutto sulla posizione della Juventus, principale società coinvolta nel caso dopo l'indagine aperta nel 2020 e che riguarda il mondo del calcio italiano a 360 gradi. Gli inquirenti hanno raccolto i dati, trascritto le intercettazioni telefoniche raccolte, perquisito le sedi e gli spazi ritenuti rilevanti e hanno iniziato ad ascoltare i testimoni. Iniziando da persone non iscritte tra gli indagati fino ad arrivare agli stessi. Il tutto per permettersi di avere un quadro sempre più completo e capillare dentro il quale riordinare la situazione e determinare eventuali pene.

Data la complessità dell'argomento, non si tratta di certo di una indagine che si concluderà nel breve tempo, ma i pm sanno che è ora il momento di accelerare per acquisire maggior materiale possibile. Dunque, parte fondamentale hanno anche le dichiarazioni che si stanno raccogliendo da parte della Procura di Torino, così come altrettanto essenziale è la disponibilità da offrire alla magistratura perché il corso della giustizia avvenga senza ritardi.

John Elkann e Andrea Agnelli si confrontano a bordo campo durante una seduta della Juventus
John Elkann e Andrea Agnelli si confrontano a bordo campo durante una seduta della Juventus

La Juventus, a nome di John Elkann CEO di Exor che tra le altre ha la società bianconera tra le sue controllate, ha già confermato la "massima disponibilità nel collaborare" con l'intenzione chiara che si possa "far luce" sulla vicenda e con la convinzione che la Juventus ne uscirà più forte di prima poiché "le difficoltà aiutano a crescere". Ma nel corso degli ultimi interrogatori si è arrivati ad un punto di stallo. Due indagati, Marco Re e Stefano Bertola (rispettivamente ex dirigente finanziario ed ex Chief Corporate & Financial Officer) hanno deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere alle domande dei pm. Scelta spiegata dal loro legale, l'avvocato Luigi Chiappero.

L'avvocato penalista, nonché storico legale della società bianconera, ha evidenziato l'impossibilità di poter fornire risposte alle domande presentate perché "le questioni in discussione sono essenzialmente di carattere tecnico e necessitano di una riflessione. Se ci sono risposte da dare, dobbiamo prima conoscere il contenuto delle contestazioni. Al momento non lo conosciamo". Dunque, ci si riserverà il diritto di rispondere più avanti, dopo aver analizzato l'impianto accusatorio in modo maggiormente approfondito. Dopotutto, lo stesso Chiappero ha evidenziato la motivazione di base che ha portato a ciò a seguito delle accuse su eventuali plusvalenze sospette e a un sistema "malato": "Nel 2015 la normativa è cambiata. La valutazione, in sé, non è reato. C'è grande discrezionalità".

L'avvocato che rappresenta Marco Re e Stefano Bertola, Luigi Chiappero
L'avvocato che rappresenta Marco Re e Stefano Bertola, Luigi Chiappero

La scelta formulata da Re e Bertola potrebbe aprire ad altre posizioni simili da parte degli indagati che potranno essere ascoltati (tra cui Nedved, vice presidente, Paratici ex ad e Agnelli, presidente della Juventus). Anche loro potranno decidere di avvalersi della facoltà di non rispondere, in attesa di ricevere tutti gli elementi a loro imputazione. La procura potrebbe decidere anche di non sentirli, visto che l'intenzione sarebbe quella di cercare di chiudere la fase relativa agli interrogatori in un paio di settimane e la fase istruttoria entro fine anno.

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