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Cardinale spiega la rivoluzione Milan, la frecciata a Maldini: “Le mosse migliori sono state due”

Gerry Cardinale, proprietario del Milan, festeggia il suo primo anno al timone del club rossonero parlando del cambiamento che c’è stato nella società e delle ambizioni future.
A cura di Vito Lamorte
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Gerry Cardinale a tutto campo. Il numero uno di RedBird che controlla il Milan ha rilasciato una lunga intervista a Sette, il settimanale del venerdì del Corriere della Sera, in cui ha toccato molti punti in merito al suo ingresso nella società rossonera, al presente e alle sue idee per il futuro.

Cambiamento, mentalità ed ambizione sono parole che fanno parte del bagaglio del nuovo proprietario rossonero di origini italiane che punta a traguardi importanti per il Milan, con un progetto sostenibile e fatto di calciatori con determinate caratteristiche.

Ci sono stati stravolgimenti negli ultimi mesi ai vertici del Diavolo e Cardinale li ha descritti così: "Non ho ancora fatto nulla! Sono entrato in punta di piedi, ho mantenuto l’organizzazione ereditata. Del resto, ho grande rispetto di Paolo Scaroni, scelto da Elliott che ha fatto un grande lavoro e che ringrazio: è così coerente con il mondo da cui provengo e al tempo stesso così milanista e autorevole. Una delle mie mosse migliori è stato portare al Milan Giorgio Furlani (ad) e Stefano Cocirio (direttore finanziario) che hanno lasciato Elliott senza controversie. Mi ha dato il tempo necessario per valutare cosa funzionava e cosa no. Questa è la prima stagione in cui metto mano al calciomercato, al progetto stadio e iniziamo ad applicare le nostre idee per valorizzare il brand".

Sul cambiamento nel management che c'è stato a giugno, con i licenziamenti di Paolo Maldini e Ricky Massara, si è espresso così: "In quel momento qualcuno aveva commentato: ‘Ecco, Cardinale non vuole spendere nel Milan'. Ma credete che investa 1,2 miliardi per guadagnarci subito? È un progetto a lungo termine: voglio vincere, ma non una volta sola, tante, nel tempo. Nel calcio voglio essere un Berlusconi 2.0, avere il suo stesso impatto in un contesto completamente cambiato. Ora, con il più alto fatturato nella storia del Milan e un bilancio che si chiuderà in attivo per la prima volta dal 2006, affrontiamo una nuova fase: vogliamo essere i n.1, ma non possiamo riuscirci senza cambiamenti".

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Cardinale non affronta solo temi societari ma si sbilancia anche sui metodi utilizzati per capire quali calciatori possono far parte del progetto rossonero: "È cruciale capire che i dati sono solo uno degli strumenti nella nostra “cassetta degli attrezzi”. Da quello che leggo sembra che se sei un esperto di dati allora vuol dire che non fai bene lo scouting. È ridicolo. Moneyball è stato scritto 20 anni fa, oggi tutti utilizzano i dati ma nel nostro portafoglio c’è un’azienda di analisi con 13 ricercatori del Mit. Il calcio europeo non è il baseball, richiede un diverso livello di sofisticazione e noi crediamo di essere all’avanguardia".

Da parte del numero uno del Milan c'è un po' di amarezza per la questione diritti tv che si sta protraendo a lungo e la Lega non riesce a trovare una soluzione. Gerry Cardinale rivela di aver offerto le sue conoscenze per poter cercare acquirenti ma nessuno gli ha teso la mano, anzi: "Io credo di poter contribuire, ho 30 anni di esperienza, ho lavorato coi migliori. I partner di aziende nel nostro portafoglio sono Apple, Amazon, Paramount, Disney, Espn, Fox, ho trovato strade innovative per massimizzare il valore del prodotto. Sono deluso che la Serie A non ne abbia tenuto conto. Io ho dato la disponibilità a condividere le mie esperienze, ma nessuno sembra ritenerle rilevanti".

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