Capello racconta quando l’Inter decise di cedere Roberto Carlos: “Non è possibile, nessuno è così stupido”

Fabio Capello è un grande maestro di calcio e ad ogni squadra che ha allenato può legare storie e aneddoti straordinari. L'allenatore friulano, nativo a Pieris frazione di San Canzian d'Isonzo, ha svelato alcuni dettagli della storia che portò Roberto Carlos al Real Madrid dall'Inter subito dopo il suo approdo sulla panchina della Casa Blanca.
In un'intervista al giornale spagnolo El Mundo, Capello ha ricordato cosa accadde : "Il Madrid non vinceva niente da tre anni quando sono arrivato e abbiamo costruito una nuova squadra campione. L’ingaggio che ha cambiato tutto è stato quello di Roberto Carlos, e ancora non capisco come sia successo. Mi ha chiamato un agente e mi ha detto: “Fabio, l’Inter vende Roberto Carlos per 500 milioni di pesetas”. Gli risposi: “Non è vero, nessuno è così stupido”. Pensai fosse uno scherzo, ma lui mi mandò un fax con i documenti firmati dell’Inter, chiamai subito Lorenzo Sanz e la mattina dopo chiudemmo l’affare".

Capello racconta quando l’Inter decise di cedere Roberto Carlos: "Non è possibile"
Roberto Carlos era arrivato a Milano nel 1995 per 7 milioni di dollari, circa 10 miliardi di lire, ma a fine stagione Roy Hodgson, che lo riteneva "indisciplinato tatticamente", decise che era sacrificabile sul mercato perché al suo posto avrebbe giocato Alessandro Pistone.
Il calciatore brasiliano non aveva mai apprezzato il modo in cui l'allenatore inglese lo utilizzava e chiese la cessione: subito il Real Madrid capì l'affare e per circa 600 milioni di pesetas, poco più di 7 miliardi di lire dell'epoca, lo portò in Spagna.
Questo il racconto di Capello della trattativa: "Avevo appena firmato per il Madrid, ero ancora a Milano, mi chiamò un procuratore e mi disse: "Fabio, l'Inter vende Roberto Carlos". Ho risposto: "Non è vero, nessuno è così stupido". E lui insiste: "Te lo prometto e ti costerà 500 milioni di pesetas". Non potevo crederci, non era nemmeno costoso. Gli ho detto che gli avrei creduto solo se mi avesse mandato un fax con i documenti dell'Inter scritti e firmati. Erano le quattro del pomeriggio e il fax arrivò a casa mia alle otto. Pensavo davvero che fosse uno scherzo. Chiamai subito Lorenzo Sanz e gli dissi di venire con il primo volo, perché se si fosse saputo che lo vendevano a quel prezzo sarebbe stata una guerra. Alle 11 del mattino successivo tutto era firmato. È stato l'acquisto più rapido della storia, ma un'opportunità come questa ti cambia il destino. A volte il calcio è incomprensibile… perché è pieno di persone che non lo capiscono".

Capello e il Real Madrid, una storia d'amore in due puntate
Fabio Capello venne ingaggiato nell'estate 1996 dal Real Madrid per volontà del presidente Lorenzo Sanz, che voleva rimettere in piedi il club dopo il sesto posto della stagione precedente: l'allenatore friulano concluse la sua prima esperienza spagnola vincendo il campionato con due punti di vantaggio sul Barcellona ma era entrato in conflitto con Sanz e annunciò il suo addio già in primavera. Poi si scoprì che dietro quella decisione c'era stata la chiamata di Silvio Berlusconi ("La mia avventura al Real Madrid finì con una telefonata di Berlusconi che mi chiese di tornare ad allenare il Milan. A lui dovevo tutto e non potevo dirgli di no").
L'anno dopo il Real vinse la Champions e Capello la sente anche un po' sua: "Parte di quella Champions League è merito mio, perché quando sono arrivato il Madrid non vinceva niente da tre anni e abbiamo costruito una squadra nuova e campione con ragazzi come Víctor [Sánchez del Amo] o Álvaro [Benito], fino al suo infortunio, e buoni acquisti. Perché non era una Madrid con tutti i soldi che ha adesso e dovevamo prendere molte decisioni giuste".
Sulla sua seconda esperienza a Madrid, quando vinse la Liga con una rimonta pazzesca sul Barcellona, Fabio Capello racconta così quella vittoria: "È stata davvero una rimonta unica e storica, in cui abbiamo superato molti problemi. Tramonto dei Galacticos? No, no, nemmeno Galacticos o roba del genere. Zidane e Figo non c'erano più. Roberto Carlos stava già concludendo e noi avevamo il problema Beckham. Avevo già firmato per andare a Los Angeles e al Madrid la cosa non piaceva per niente, perché si erano offerti di rinnovarmi il contratto, così Calderón e Mijatovic mi chiesero di non giocare più. All'inizio ho obbedito, ma dopo dieci giorni passati a guardare Beckham allenarsi, allenarsi e allenarsi come nessun altro nonostante la sua assenza, ho detto: ‘Basta. È un giocatore del Madrid e giocherà'. Al club la cosa non è stata presa molto bene, ma a me non importava. Era più che giusto".