Caos politico in Argentina per Messi: “Chieda scusa”. Arriva il pugno duro del presidente Milei
Ultime ore incredibilmente concitate in Argentina, dove è esploso un ‘caso Messi‘, con accuse politiche al livello più alto e il successivo intervento addirittura del Presidente del Paese, Javier Milei, che ha cacciato con disonore chi aveva osato chiedere le scuse del capitano dell'Albiceleste. Tutto è nato dalle parole pronunciate in diretta alla radio da Julio Garro, Sottosegretario allo Sport nel governo argentino, riferendosi a Messi. "Penso che come capitano dovrebbe uscire a chiedere scusa", ha detto Garro, alludendo al video dai toni razzisti pubblicato sui propri social da Enzo Fernandez e che coinvolgeva altri giocatori della formazione di Scaloni (ma non Messi) in festa sull'autobus dopo la vittoria della Copa America. Mai l'avesse fatto: chi tocca i fili muore, ed è quello che è successo a chi ha toccato l'idolo nazionale argentino, reduce dall'ennesimo trionfo.
Le polemiche per il coro razzista di Fernandez e altri giocatori argentini
Garro, un leader politico vicino all'ex presidente Mauricio Macri, è stato coinvolto nella polemica durante un'intervista rilasciata mercoledì 17 luglio alla stazione radio Urbana Play. In quella circostanza una giornalista gli ha chiesto il suo punto di vista sulle roventi polemiche seguite a quel coro chiaramente razzista che prendeva di mira i nazionali francesi, scoria di storie tese risalenti alla finale dei Mondiali in Qatar. Un canto che ha gettato scompiglio anche nello spogliatoio del Chelsea, il club di Fernandez, e ha costretto il centrocampista argentino a scusarsi con un comunicato sui suoi social e anche privatamente coi compagni nella squadra londinese (ma la ferita è profonda, vedasi reazioni di Fofana e altri che hanno smesso di seguire sui social il calciatore, col povero Enzo Maresca che si trova subito con una bella gatta da pelare all'inizio della sua avventura al Chelsea).
Julio Garro chiede le scuse di Messi come capitano della nazionale
"Penso che il capitano della nazionale – ha detto Garro riferendosi a Messi – dovrebbe uscire a chiedere scusa per quel caso, così come il presidente della Federcalcio. È qualcosa che ci lascia come Paese in una brutta posizione dopo tanta gloria e sarebbe bello che portasse a qualcosa di esemplare".
Essendo Garro Sottosegretario allo Sport e dunque esprimendo il punto di vista ufficiale del Governo argentino, le sue parole hanno immediatamente creato un incendio di proporzioni enormi. A nulla è servito il successivo ‘chiarimento' dello stesso Garro, che quando ha capito di aver fatto un errore capitale ha provato a negare su Twitter: "Smentisco categoricamente di aver chiesto le scuse di Messi. Sarebbe una mancanza di rispetto verso chi ci onora stabilmente delle sue qualità umane e sportive". Ma lo aveva detto in diretta, c'era poco da smentire.
Il presidente Milei caccia il Sottosegretario allo Sport: non doveva toccare Messi
Intorno a lui la terra era ormai bruciata: quando già era evidente che le sue ore nel Governo erano contate, Garro ha fatto un nuovo tentativo di separare l'Esecutivo dalle sue dichiarazioni. Ha dunque rilasciato un'altra intervista, a Radio La Red , in cui ha affermato che le sue parole erano a titolo personale e che non esprimevano in alcun modo una posizione ufficiale. Tutto inutile, visto che il presidente Milei ha deciso di silurarlo senza passare dal via: Garro è stato cacciato in maniera ignominiosa, con un comunicato pubblicato sull'account ufficiale dell'Ufficio del Presidente della Repubblica Argentina.
"L'Ufficio del Presidente riferisce che nessun governo può dire cosa commentare, cosa pensare o cosa fare alla Nazionale argentina, Campione del Mondo e Due volte Campione Americano, o a qualsiasi altro cittadino. Per questo motivo Julio Garro non è più Sottosegretario allo Sport della Nazione", recita la nota. Una decisione arrivata in tempi rapidissimi: per Milei era inaccettabile che il suo popolo potesse pensare che lui avallasse l'atto d'accusa all'eroe nazionale Messi.