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Caos Milan: scaricato Rangnick, è ora di intervenire sulla dirigenza risolvendo i conflitti interni

Nuovo cortocircuito in casa Milan: con l’ultima (decisiva) scelta di confermare Pioli e scaricare Rangnick, la società ha ancora mancanza di lucidità e unità di intenti. Adesso è arrivato il momento di intervenire sulla dirigenza, risolvendo i conflitti interni, per dare (finalmente) un senso a quanto di buono si sta facendo in campo.
A cura di Alessio Pediglieri
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Il progetto rossonero è al suo ennesimo emendamento. L'ultimo, forse il definitivo, è quello relativo al manager tedesco, Ralf Rangnick, che non arriverà più sulla panchina del Milan. A starci, con merito, Stefano Pioli, l'uomo della continuità che ha permesso una evidente e certificata crescita in campo, facendo sapiente utilizzo di ciò che la società gli ha sempre messo a disposizione. Ricevendo – dopo i consensi di critica e tifosi – anche il benestare del club, a denti stretti e solamente perché i contenziosi e le nevrastenie provenienti dalla Germania – a 10 giorni dalla conclusione della stagione e con sole 3 partite ancora da giocare – stavano rasentando il ridicolo.

Ma c'è da chiedersi: perché il Milan ha dovuto attendere la fine di luglio per compiere il passo che ha fatto? Perché c'è questo assetto bifronte tra campo e dirigenza: laddove tutto prosegue al meglio in campo, dietro alle scrivanie accade di tutto e il suo contrario in un turbinio di colpi di scena, getti di spugna, bracci di ferro. Senza un centro di gravità permanente che ha reso il Milan il primo nemico di se stesso dove ogni giorno accade di tutto, tutti i giorni c'è una novità e non si sa a cosa so debba credere.

Se questo pensiero arriva da Zlatan Ibrahimovic, la questione è più seria di quanto non appaia. Ad oggi, si è cercato di cambiare tutto senza cambiare nulla. Da quando è arrivato dall'Arsenal Gazidis si è iniziato a parlare di Rangnick. Per Rangnick c'è stato lo scontro frontale con Boban; su Rangnick è iniziata la guerra fredda con Massara e Maldini; con Rangnick è partito il classico giro di giostra sul mercato tra promossi, bocciati e coloro che stan sospesi.

Poi, il nulla. E non perché il Milan avvia preso una decisione, ma perché al posto del ‘Diavolo' – che di solito è il primo a metterci la coda – hanno deciso altri. Rangnick non si sarebbe accontentato di sedersi in panchina, la scelta era simile a quella in Red Bull: pieni poteri tecnici, scalzare Maldini, avere carta bianca su scelte, schemi, giocatori. Nulla di nuovo, però. Si sapeva da sempre il ruolo del tedesco, assurdo che il Milan abbia atteso fino ad oggi, alle soglie della chiusura della stagione. Chiaro sintomo di instabilità e di frizioni all'interno della dirigenza che sempre più a fatica si cerca di nascondere sotto il tappeto.

In queste ore concitate e di massima confusione, l'unica ancora che tiene la barca in porto si chiama Stefano Pioli. Il resto è andato alla deriva da tempo e proprio il tempo dirà quali saranno le evoluzioni all'interno del club. Perché se il ‘problema' panchina è oramai definitivamente risolto con un rinnovo di due anni, resta aperta la falla in dirigenza: Massara, Maldini, lo stesso Ibrahimovic ne escono rinforzati. Gazidis appare sempre più isolato. Il giorno delle scelte è arrivato: non si può più andare oltre lasciando la società in balìa egli eventi, senza assumersi responsabilità né prendere decisioni

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