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Cantona e il calcio al tifoso che lo insultò: “Un solo rimpianto, non averlo colpito più forte”

Eric Cantona ritorna sull’episodio del calcio al tifoso del Crystal Palace che lo offendeva. Lo fa in un’intervista concessa ai tabloid senza peli sulla lingua: “Mi squalificarono per nove mesi e fecero di me un esempio una sorta di esempio deterrente. Ma di quella volta non ho alcun rimpianto”.
A cura di Maurizio De Santis
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"Ti spiezzo in due…". Non è il possente pugile russo, Ivan Drago, che sfida Rocky il protagonista della minaccia ma Eric Cantona. L'ex attaccante del Manchester United non si è espresso proprio in questi termini ma, a giudicare dalla determinazione con la quale ricorda l'episodio del calcio a piedi uniti rifilato al tifoso che lo insultava, l'idea è più o meno questa. Anzi, tornasse indietro nel tempo, lo colpirebbe anche con maggiore impeto rispetto a quanto accaduto.

La sua reazione istintiva, impulsiva, rabbiosa è entrata nella storia del calcio internazionale: impossibile dimenticarla, è divenuta quasi iconica. Lo è nel male, che alimenta la voglia di vendetta all'insegna del "ben ti sta!" da parte dei più intransigenti e di coloro che credono di poter regolare i conti alla vecchia maniera. Lo è nel bene, per la serie: eccessi del genere non sono ammessi. A ‘The King', però, importa poco della squalifica ricevuta (nove mesi, oltre alla condanna ai lavori socialmente utili), della riprovazione pubblica per un atto di violenza. Se si trovasse in quella stessa situazione lo rifarebbe senza pensarci due volte, senza nemmeno provare a resistere al turpiloquio che arriva dalle tribune.

Cantona racconta il calcio al tifoso del Crystal Palace

Cantona aveva sentito tutto, non ce la faceva più e si esibì in una mossa di arti marziali aggredendo il malcapitato (incauto e maleducato) tifoso del Crystal Palace (Matthew Simmonds) che nel 1995 lo tormentò con gli insulti. "The United Way", film di cui l'ex calciatore è co-autore e narratore, è l'occasione per tornare sull'argomento. Lo fa nell'intervista al Daily Mail concessa, al solito, senza peli sulla lingua.

In campo sono stato insultato molte volte e non ho mai reagito ma di quella volta non ho alcun rimpianto – ha ammesso Cantona -. Anzi, uno ne ho… mi dispiace di aver colpito quel tifoso più forte. Mi squalificarono per nove mesi e fecero di me un esempio una sorta di esempio deterrente.

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La stima di Ferguson, il retroscena sul rinnovo

C'è ancora un altro dettaglio di quel periodo, passato in secondo piano rispetto all'evidenza di quella reazione plateale: nell'estate del '95 Cantona partecipò a una partita amichevole nonostante fosse squalificato. A metterlo nei guai fu la fotografia di un reporter che stava appostato su un albero: quando quello scatto divenne di dominio pubblico rischiò un prolungamento della squalifica. A mediare con la Football Association fu Alex Ferguson.

Apprezzai molto che si spese in mia difesa – ha aggiunto Cantona -. Quando un manager fa una cosa del genere per il suo giocatore allora quel calciatore darà tutto se stesso per il suo allenatore, il club e i tifosi. Un altro club magari mi avrebbe licenziato, il Manchester United mi rinnovò il contratto. Ecco perché i Reds sono diversi dagli altri.

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