Cambi e slot, perché l’Inter non rischia la sconfitta a tavolino nel derby
L'Inter ha fatto suo il derby di Milano rifilando un perentorio 3-0 al Milan. Eppure nel post-partita c'è stato chi ha ipotizzato la possibilità per i nerazzurri di una sconfitta a tavolino. Il motivo? Le interruzioni, i cosiddetti slot, utilizzati da Antonio Conte per i cambi. 3 o 4? Il dubbio è nato nel secondo tempo, in occasione della triplice sostituzione effettuata dalla panchina interista con Darmian, Gagliardini, Sanchez per Perisic, Eriksen, Lautaro. Ecco cosa è successo e perché è tutto regolare.
Il regolamento della Serie A parla chiaro. Dopo l'emergenza Covid, ogni squadra nel corso delle partite di campionato può ricorrere fino ad un massimo di cinque sostituzioni nel corso della partita. Per effettuare le stesse gli allenatori possono ricorrere fino ad un massimo di 3 interruzioni ("slot"), che diventano 4 solo in occasione dei match di Coppa, in caso di tempi supplementari.
In Milan-Inter, l'allenatore Antonio Conte ha effettuato cinque sostituzioni, gettando nella mischia Darmian, Gagliardini, Sanchez, Young e Vidal, al posto di Sanchez, Perisic, Lautaro, Hakimi e Barella. I primi 3 in particolare sono stati inseriti nello stesso slot, per un triplice cambio. Al momento delle sostituzioni però, i calciatori che sono usciti se la sono presa comoda e così tra il primo cambio e il terzo sono passati quasi 50 secondi.
Una situazione che ha fatto pensare erroneamente all'utilizzo di due slot differenti, ovvero il primo per Darmian e Gagliardini e il secondo per Sanchez. Se così fosse stato questi due, uniti a quelli per Young e Sanchez sarebbero stati effettivamente 4 slot, per una violazione del regolamento che avrebbe portato alla sconfitta a tavolino, come accaduto per la Roma in Coppa contro lo Spezia. In realtà anche se i tempi per i primi tre cambi si sono allungati, gli stessi sono da considerare appartenenti allo stesso "slot", come confermato anche dal report ufficiale della Lega. Tutto regolare dunque con buona pace di chi pensava ad un possibile e clamoroso colpo di scena.