Calciatrice del PSG presa a sprangate, la compagna di squadra ha pagato 500 euro ai sicari
Si delinea sempre più chiaramente la vicenda del terribile agguato dello scorso novembre in cui la calciatrice del PSG e della nazionale francese Kheira Hamraoui fu presa a sprangate mentre tornava da una serata di squadra: la 32enne centrocampista fu trascinata fuori dall'auto che era guidata da una compagna e colpita alle gambe con violenza brutale da due uomini incappucciati. Dopo mesi di indagini e dopo che già era stata arrestata subito dopo l'accaduto salvo poi essere rilasciata, è stata accertato che proprio la compagna che guidava l'auto quella sera e stava accompagnando a casa la Hamraoui, ovvero la connazionale Aminata Diallo, è la mandante dell'aggressione.
La 27enne è stata nuovamente arrestata qualche giorno fa, dopo che già erano stati fermati quattro uomini coinvolti nell'agguato, ed ora le prove a suo carico sono decisamente pesanti, in primis la confessione di uno degli aggressori che l'ha tirata in ballo. Secondo gli inquirenti, il movente della spedizione punitiva sarebbe legato alla rivalità delle due ragazze in seno al PSG: la Diallo, anche lei centrocampista, voleva fare fuori fisicamente la compagna per trovare più spazio in squadra, anche nell'ottica di firmare un nuovo contratto, visto che quello che aveva in corso sarebbe scaduto questa estate.
Le indagini hanno evidenziato come nei giorni precedenti all'attacco del 4 novembre, la Diallo avesse cercato su internet "cocktail di droghe pericolose" e "rompersi una rotula". E poi ci sono i messaggi WhatsApp e le intercettazioni ambientali, materiale che ha portato a conclusioni schiaccianti. Nel rapporto d'indagine emesso dalla polizia – un atto di 37 pagine che Le Parisien ha potuto consultare – gli inquirenti rivelano che la Diallo nutriva "un vero odio" per la Hamraoui, che lei considerava "un ostacolo alla propria carriera sportiva", visto che giocava nella sua stessa posizione a centrocampo.
Tre mesi prima dell'aggressione alla Hamraoui, la Diallo aveva espresso "profonda gelosia" e senso di ingiustizia nei messaggi inviati su WhatsApp e tirati fuori dalla memoria dei suoi due telefoni sequestrati dalla polizia. Aveva menzionato in particolare la possibilità che uno dei suoi parenti, soprannominato ‘Jaja', attaccasse fisicamente la sua rivale: "Se fossi cattiva, gelosa e calcolatrice come lei… gli dico ‘distruggila' e lui la distrugge". Dopo aver interrogato più volte la Diallo durante le prime settimane di indagine – prima di virare sulla pista passionale che avrebbe coinvolto la moglie di Abidal, amante della calciatrice, pista poi rivelatasi sbagliata – gli inquirenti hanno messo cimici nel suo appartamento e nella sua automobile, potendo ascoltare dialoghi in cui la Diallo riversava il proprio odio sulla Hamraoui. "Una lenta deriva psicologica divenuta patologica", si legge nel rapporto che spiega come la mandante dell'aggressione avesse perso ogni freno inibitorio nel suo odio per la compagna.
Il rapporto sostiene che la Diallo avesse assunto i quattro uomini arrestati (tre di loro erano presenti sul luogo dell'aggressione) per far loro compiere l'attacco alla 32enne compagna. Uno di loro, chiamato "il piccolo", ha ammesso che sono stati ingaggiati per aggredire la Hamraoui e renderla permanentemente invalida – missione fortunatamente fallita – in cambio di un compenso di 500 euro. All'appello manca ancora una quinta persona, che dovrebbe essere proprio quella che ha preso a sprangate la vittima. Nessuno degli arrestati ha finora voluto dire il suo nome, forse per paura di rappresaglie.